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Arild Andersen
Celebration
ECM 2012
1. May Dance
2. Molde Canticle Part.1
3. Crystal Silence
4. Ulrikas Dans
5. Indipendency
6. My Song
Arild Andersen
- contrabbasso
Tommy Smith -
sax tenore, flauto, direzione orchestra
Scottish National Jazz Orchestra
Diretta da Tommy Smith
Martin Kershaw - clarinetto, sax soprano e alto
Paul Towndrow - alto sax
Konrad Wiszniewski - sax tenore
Bill Fleming - clarinetto basso, sax baritono
Lorna Mcdonald - trombone basso, tuba
Steve Hamilton - pianoforte
Calum Gourlay - contrabbasso
Alyn Cosker - batteria
Chris Greive, Phil O'Mailey, Michael Owers - trombone
Ryan Quigley, Cameron Jay, Richard Iles, Tom McNive - tromba
e flicorno
Il genetliaco dell'Ecm, che nel 2009 ha festeggiato
le quaranta primavere, ha dato frutti belli, sodi e sugosi. Prova ne è Celebration,
registrato a ottobre del 2010 presso la Stevenson
Hall del Royal Conservatoire scozzese dalla Scottish National Orchestra diretta
dal fiatista Tommy Smith.
Un'opera su commissione che vede alcune stelle appartenenti al patrimonio dei brani
pubblicati dall'Ecm arrangiati per l'occasione per l'orchestra scozzese, che chiama
a fare la voce solista il contrabbassista norvegese
Arild Andersen.
Un tripudio di note, tutte calibrate alla perfezione dalla fluida direzione di Smith
(che con Andersen s'apparenta già da tempo, in trio con il batterista Paolo Vinaccia)
che hanno inizio con May Dance di
Dave Holland,
qui arrangiata da Christian Jacob e con il corpulento tenore di Smith in
prima linea che fa coppia con la sicurezza ritmica e l'altissimo senso dell'improvvisazione
di Andersen.
La capacità di scrittura per orchestra dei compositori impegnati primeggia a primo
orecchio, così anche in "Molde Canticle Part.1" di
Jan Garbarek,
magistralmente scolpita da Tommy Smith,
che lascia godere tutta quella musica compressa, ricca di sfumature policrome che
Garbarek sa tinteggiare.
"Crystal Silence" di
Chick Corea,
brano eponimo tratto dall'album con Gary Burton (1972),
è qui arrangiata da Makoto Ozone che riveste di filamenti filmici, dal godibile
senso narrativo e di atmosfere che hanno un eco lontano del suo paese d'origine,
messe nelle provvide mani di Andersen, significativo nel dosare le pause e far ascoltare
le sue corde larghe, dall'ampio spettro sonoro.
Tra le memorabilia dell'Ecm fa bella mostra Trygve Seim - sassofonista norvegese
che per lungo tempo è stato all'ombra, calda e accogliente, di eccellenti musicisti
e che è oramai è egli stesso un nome del firmamento jazzistico europeo - con
Ulrikas Dans, dall'album Different Rivers, dallo stesso musicista scandinavo
arrangiata, con la mano d'aiuto di Øyvind Brække, grande esperto di big band. I
suoni rarefatti si materializzano nella percussività dei tamburi e nelle linee di
basso a far da conca alle miscele armoniche create, soffusamente e in crescendo,
dai fiati.
"Indipendency" è un brano in quattro parti, che fa ancor più bello Live
At Belville (2008), disco che unisce Andersen,
Smith e Vinaccia. Qui suona la quarta parte, arrangiata da Mike Gibbs, e risuona
di quell'alone mistico che Andersen aveva ordinato, garantito dalla sua solida visione
omnicomprensiva della musica che tocca anche le sponde della classica. Tutto ciò
fino al cambio d'abito, perché è un brano che sventaglia tutte le influenze e gioca
sull'abilità ritmica di Andersen e di Cosker e si lucida nel tenore di Smith.
Nella summa del Pantheon dell'Ecm non poteva mancare
Keith
Jarrett con la sua "My Song", arrangiata, senza screpolature, da
Geoffrey Keezer, bravissimo nel rispettare tutte le pieghe armoniche congegnate
dal pianista di Allentown.
Un disco di ricordi, meglio: un disco da ricordare, perché questa orchestra suona
veramente bene e il suo direttore,
Tommy Smith, sa fare questo e tanto altro, sassofono alla mano. Andersen
è il solista che ci voleva, per empatia e accuratezza. Chapeau, quindi a "Celebration".
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 17/03/2013
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