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Keith Jarrett
Rio
ECM 2011
2198/99, distr.ECM
CD 1:
Part I
Part II
Part III
Part IV
Part V
Part VI
CD 2:
Part VII
Part VIII
Part IX
Part X
Part XI
Part XII
Part XIII
Part XIV
Part XV
Parlare di (e recensire) Jarrett sembrerebbe pleonastico, soprattutto se se ne deve
parlare bene. Il suo nome è sinonimo di odi et amo: pochi riescono ad appartenere
a questa categoria avulsa, che non suscita indifferenza. E questo è già molto, lì
dove il piattume abbonda.
Disquisire, poi, della migliore dimensione di Jarrett (se in solo o trio), è di
per sé ozioso, perché i gusti non si discutono. Vero è che, ultimamente, sembra
realizzare le cose migliori solo soletto, così come racconta "Rio", registrato
in presa diretta nel teatro Municipale di Rio de Janeiro il 9 aprile del
2011. Il pubblico brasiliano se l'è goduta questa
performance in piano solo, visto che il pianista di Allentown ha dato anima e cuore
in quindici sfolgoranti improvvisazioni: composizioni sul palco di una bellezza
assoluta.
A dispetto del numero, la durata è più o meno quella jarrettiana standard: circa
un ora e mezza, durante la quale Jarrett entra in un'altra dimensione (per farlo
ci vogliono delle condizioni, anzi occorre seguire la catechesi di Jarrett) e niente
e nessuno possono proferire parola o rumore alcuno. Un comportamento non facilmente
digeribile, ed è questo che spinge alcuni verso i fan dell' "odi" piuttosto che
schierarsi al suo fianco.
"Rio" ha la caratteristica della brevità dei brani, che sembrano scivolare
uno dopo l'altro (ad esclusione dell'episodio iniziale) e lasciano sentire un po'
tutta la storia – anche travagliata – di
Keith
Jarrett, fors'anche più del suo "Testamento" musicale rilasciato qualche
tempo fa.
Qui si ritrova il suo strumento e lo affronta ora con dolcezza, ora con
tenacia, ora con malcelato vigore.
Insomma, mai come qui Jarrett appare vivo e vegeto e non imbrigliato nella sua patinata
immagine di "standard man".
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 05/08/2012
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