|
Keith Jarrett
Budapest Concert
ECM distr. Ducale (2020)
1. Budapest Parts I-XII
2. It's A Lonesome Old Town
3. Answer Me, My Love
Keith Jarrett - pianoforte
C'è poco da dire quando Jarrett sta lì solo, chinato sulla tastiera o agitato
tra gli accordi che la mente gli suggerisce: è unico, insormontabile. Qui troviamo
una registrazione del 3 luglio del 2016 presso
la Béla Bartók Concert Hall di Budapest.
Dodici invenzioni del pianista di Allentown più due standard
à la Jarrett. La partenza è di quelle da capogiro, con la quarta inserita
e le continue accelerazioni e frammentazioni, fanno pensare a un fuoco interiore
che sta cercando la sua strada per incendiare. L'improvvisazione allo stato puro
crea armonie che il Nostro distrugge sempre e subito. In "Part II"
è riflessivo, meditabondo, le note vengono scandite e pesate fino a quando non trova
un filo di melodia che si attorciglia negli accordi. Torna a sbizzarrirsi nella
"Part III", ed è qui che comincia a mugolare, canticchiare, mentre le sue
dita percorrono veloci la tastiera, rallentano e ricuciono armonie. Cupo, tenebroso
il passo della " Part IV", con la mano sinistra impegnata sui registri bassi
e la destra a cercare la melodia che si affaccia sempre più prepotente, tra il blues
e ricami di classica. A spron battuto c'è la melodia, romantica e suadente, che
padroneggia la "Part V", arricchita dai raddoppi degli accordi. Nella sesta
parte viene fuori il jazz dei tempi che furono, con gli affascinanti ostinati in
picking e un'esecuzione dinamica e roboante. "Part VII" è più manierata
che soffia sulle note, illuminando una melodia struggente. La stessa che emette
vibrazioni neoclassiche nella conclusiva "Part VIII", con appoggiature e
ritardi e trilli che svolazzano nell'aria. Torna alla base di partenza nella nona
improvvisazione, con una gragnuola di note che arrivano allo stomaco; tempesta che
si dilata anche nella "Part X" per poi quietarsi nell'undicesimo episodio,
dove Jarrett prende in mano il respiro del pianoforte e lo conduce verso una melodia
di quelle che rimangono impresse nella mente. Chiude la sua personale declinazione
del verbo dell'improvvisazione con un blues stretto e veloce. I due standard sono
completamente ridisegnati: in "It's A Lonesome Old Town" fa che la melodia
impatti sui flutti delle armonizzazioni rigogliose; idem dicasi per "Answer Me,
My Love", che tiene sotto il gioco del suo immancabile tocco classico.
Il pensiero corre allo stato di salute di
Keith
Jarrett, e alla recondita speranza che tale bellezza musicale possa
tornare a splendere al più presto.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
Inserisci un commento
Questa pagina è stata visitata 866 volte
Data pubblicazione: 10/01/2021
|
|