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Keith Jarrett Trio
After The Fall
ECM, distr. Ducale (2018)
1. The Masquerade Is Over
2. Scrapple From The Apple
3. Old Folks
4. Autumn Leaves
5. Bouncin' With Bud
6. Doxy
7. I'll See You Again
8. Late Lament
9. One For Majid
10. Santa Claus Is Coming Tomorrow
11. Moment's Notice
12. When I Fall In Love
Keith Jarrett - pianoforte Gary Peacock - contrabbasso Jack Dejohnette - batteria
Quando si parla dello Standard Trio di Jarrett, è oramai difficile
non cadere nella banalità, nella agiografia o nella sprezzante critica tout-court.
Vero è che parlarne significa descrivere un pezzo di storia, fare una cronaca dei
brani (alias, indossare gli abiti dell'enciclopedico) e incasellarli nella vita
artistica di Jarrett.
E così sia. Correva l'anno 1988 quando la triade che ha un ruolo importante, ma
non determinante, nell'evoluzione del piano jazz trio, registrò questi dodici brani
che compongono questo doppio album. La data della registrazione, quindi, conferisce
importanza all'opera, soprattutto per gli amanti della ricerca storica. Ma per gli
amanti della musica, è bene dirlo, ciò che si ascolta è suonato benissimo e sottolinea
lo stato di grazia del trio; rimarca la coesione e identità di idee del triumvirato.
Nel tocco di Jarrett si ascolta, ancor più che adesso, la sua inclinazione alla
classica (è lo stesso anno in cui il pianista di Allentown aveva registrato il
"Clavicembalo ben temperato" di Bach. E, sempre per parlar di storia, il
1988 precede di pochi anni la disavventura fisica di Jarrett (l'affaticamento cronico
che fa coppia con i già provati risentimenti alla schiena).
Le improvvisazioni di Jarrett sono furenti, travolgenti: un esempio è la fuga in
crescendo di " Scrapple From The Apple". E' tutta la capacità di costruire
e destrutturare di Jarrett che viene fuori prepotentemente. I suoi sodali, fedeli
compagni di un viaggio senza tempo e senza fine, sono in grande spolvero; soprattutto
è Peacock che qui colpisce per un suono corposo, diretto e immediato e soluzioni
armonico-ritmiche negli assolo di grande impatto. Dejohnette è la "solita" macchina
perfetta, sempre lontano dalle convenzioni che lo rendono unico nel saper combinare
in modo perfetto suoni e ritmi.
Insomma, un disco da tenere, da ascoltare e riascoltare sempre con grande piacere
e alla scoperta di pieghe sonore nascoste al primo ascolto.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 24/06/2018
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