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Joseph Tawadros
The Hour of Separation
ENJA 2010 – EJN 95552 - EGEA Distribution
1. Phoenix
2. Fly Away
3. Black Forest Sky
4. Gare de l'est
5. Heal
6. Give Or Take
7. Nostalgia in D
8. Rose
9. In The Stars
10. Midnight Prayer
11. The Hour
12. Conversation In Time
13. Goodbye SBK
14. Promise
15. Forbidden Fruit
Joseph Tawadros - oud
John Abercrombie - chitarra elettrica
John Patitucci
- contrabbasso
James Tawadros - Req. Bendir
Jack Dejohnette
- batteria (4, 7, 12, 15)
Già sbalordisce che un musicista ventisettenne affascini tre mostri sacri del jazz
contemporaneo:
John
Patitucci, John Abercrombie e
Jack DeJohnette,
tanto da metterli in riga a suonare sue composizioni. Joseph Tawadros c'è
riuscito, ed è bene dirlo, pienamente. Dopo aver dato alla luce, dal 2004 ad oggi,
sei album di particolare interesse ed aver fatto conoscere la sua personale ed invidiabile
tecnica per uno strumento che pochi sanno far suonare, l'oudista egiziano sembra
aver fatto il salto di qualità, quello che ti consente di assicurarti le ribalte
più ambite nello scenario musicale mondiale.
Intendiamoci bene: la presenza di cotanti musicisti non è la solita comparsata
d'abitudine italica, soprattutto; Patitucci, Abercrombie e Dejohnette (seppur in
sole quattro tracce) hanno assimilato le note scritte da Tawadros, fagocitate e
personalizzate con pienezza, tanto da farle proprie. Per il musicista egiziano si
tratta di una magistrale prova stilistica, sicuramente sospinto dal continuo dialogo
con Abercrombie e con le nodose corde di Patitucci. Ma è anche una bella prova di
scrittura che riesce a fondere i colori sonori magrebini con le tessere più moderne
del jazz contemporaneo, quello calloso evirato dal mainstream comodoso.
Non è sicuramente un disco "piacione", di quelli che suonano a primo orecchio.
Le quindici composizioni sono articolate, ferrose, evocative. Senza sottintesi la
prova di Abercrombie e Patitucci; il primo dal vastissimo campo sonoro, sempre alla
ricerca di timbri differenti e mugnifico di scale diminuite e di una buona mescolanza
di scale pentatoniche. Il contrabbassista newyorkese che dosa alla perfezione le
dinamiche alternando alla potenza nel walking bass un suono a volte sottile, aereo.
Gli interventi di Dejohnette, anche nel dialogo con James - fratello del leader
e ottimo percussionista – sono eccellenti e rappresentano tutto l'universo percussivo
del batterista di Chicago. Il suo drumming, lontano dai consueti vincoli ritmici;
ritmi che implicita senza essere ingombrante. I suoi colori si sposano alla perfezione
con brani come Nostalgia in D o Conversation In Time.
Joseph Lawdros è nato a Il Cairo, ma all'età di tre anni volò in Australia dove
risiede. Un tocco di occidentale è, per natura, entrato nelle corde del suo oud.
E ciò è un valore aggiunto, soprattutto nell'ottica di una musica – la sua – che
non ha confini geografici.
Joseph Lawdros ha consegnato ai posteri un lavoro tridimensionale e a
ventisette anni non è cosa di poco conto.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 07/11/2010
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