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Miles Davis Quintet
Live in Rome & Copenhagen 1969
Grmbit Records, 2CD
CD1:
1. This 9:16
2. ‘Round Midnight 11:12
3. I Fall In Love Too Easily 1:38
4. Masqualero 2:27
5. Bitches Brew 14:45
6. Miles Runs The Voodoo Down 14:53
7. Agitation 8:35
CD2:
1. I Fall In Love Too Easily 3:01
2. Sanctuary Into The Theme 4:02
3. Directions 5:15
4. Bitches Brew 14:
5. Agitation 11:11
6. I Fall In Love Too Easily 3:48
7. Sanctuary 3:27
8. It's About That Time - Into The Theme 19:15
Miles Davis - tromba
Wayne
Shorter - sax tenore e soprano
Chick Corea
- piano elettrico
Dave Holland
- contrabbasso e basso elettrico
Jack Dejohnette
- batteria
Dopo "In A Silent Way" (registrato nel febbraio 1969, l'ultimo album in cui
comparve Tony Williams), e "Bitches Brew" (dell'agosto 1969), due titoli
che segnarono i primi successi commerciali di un genere musicale che sarà indicato
come Jazz-Rock-Fusion, apprendiamo dalle note di copertina redatte da Leonard
Ashby che Miles sentiva il desiderio di registrare dal vivo con il suo quintetto
da lui definito "a bad motherfucker". Pensava che
Chick Corea
e poche altre persone avessero registrato qualcosa dal vivo ma che la Columbia avesse
perso tutto. Invece la Grmbit Records ripropone un paio di concerti di quella
tournee europea – dal 26 ottobre al 9 novembre 1969
– registrati da TV, radio locali o da semplici spettatori. Il primo al teatro Sistina
di Roma il 27 ottobre, contenuto nel CD 1 e nei primi tre brani del CD 2 potrebbe
esser stato riprodotto, per la durata, quasi interamente. Il secondo – brani 4-8
del CD 2 – alla Tivoli Koncertsal di Copenhagen il 4 Novembre, viene presumibilmente
riproposto solo parzialmente. Che dire? Anche se la qualità sonora non è eccelsa,
ben vengano simili operazioni.
Il quintetto suona divinamente. Tutti sono concentratissimi. La tensione è alle
stelle, il groove idem. Osservando la scaletta, tra i 15 titoli "I fall in love
too easily" viene eseguito tre volte – due a Roma, una a Copenhagen -, "Bitches
Brew", "Agitation" e "Sanctuary" due – una a Roma e una a Copenhagen.
E' interessante ascoltare il quintetto eseguire, a differenza che in studio, in
maniera diversa rispetto ai gruppi precedenti di Miles, standard come quello citato
e "'Round Midnight". L'uso del piano elettrico da parte di Corea crea un'atmosfera
rarefatta e conferisce un alone di mistero in parecchi momenti delle composizioni,
con frequenti saliscendi sonori dopo i quali prendono il via assolo ogni volta diversi.
Davis usa prevalentemente la tromba libera, ma comincia a poco a poco a prender
gusto anche nell'utilizzare la sordina, che diventerà un marchio di fabbrica copiato
e campionato da molti, dopo il rientro negli anni '80.
Piatti sospesi percossi con forza da DeJohnette, che accorda cupamente i
tamburi, forse per accrescere la sensazione di mistero o di panico.
Shorter è in gran forma e, a dispetto di ciò che segnala il libretto,
non suona solo il sax soprano, ma ci regala degli ottimi interventi anche al tenore.
Un grande piacere è riascoltare dal vivo i tre brani scelti da "Bitches Brew",
per i quali ognuno potrà riflettere se è meglio in quintetto o con la più che doppia
formazione convocata in studio.
Dave Holland
è molto attento a mantenere saldamente il metronomo di ogni brano, spesso variabile
nel suo sviluppo e si ritaglia due begli assolo con l'archetto nella versione romana
di "Bitches Brew" e in "It's about that time", il lungo brano conclusivo
in terra danese, con accenni a "The Theme", la sigla boppistica ideata da
Davis.
Un disco vivo, ben ascoltabile anche se frutto di registrazioni improvvisate,
in cui Davis riesce ad appassionare l'ascoltatore, tenendolo avvinto al suo racconto
in musica, sempre pieno di sorprese.
Giovanni Greto per Jazzitalia
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
18/08/2011 | Gent Jazz Festival - X edizione: Dieci candeline per il Gent Jazz Festival, la rassegna jazzistica che si tiene nel ridente borgo medievale a meno di 60Km da Bruxelles, in Belgio, nella sede rinnovata del Bijloke Music Centre. Michel Portal, Sonny Rollins, Al Foster, Dave Holland, Al Di Meola, B.B. King, Terence Blanchard, Chick Corea...Questa decima edizione conferma il Gent Jazz come festival che, pur muovendosi nel contesto del jazz americano ed internazionale, riesce a coglierne le molteplici sfaccettature, proponendo i migliori nomi presenti sulla scena. (Antonio Terzo) |
25/03/2010 | Hal McKusick si racconta. Il jazz degli anni '40-'50 visti da un protagonista forse non così noto, ma presente e determinante come pochi. "Pochi altosassofonisti viventi hanno vissuto e suonato tanto jazz quanto Hal Mckusick. Il suo primo impiego retribuito risale al 1939 all'età di 15 anni. Poi, a partire dal 1943, ha suonato in diverse tra le più interessanti orchestre dell'epoca: Les Brown, Woody Herman, Boyd Reaburn, Claude Thornill e Elliot Lawrence. Ha suonato praticamente con tutti i grandi jazzisti tra i quali Art Farmer, Al Cohn, Bill Evans, Eddie Costa, Paul Chambers, Connie Kay, Barry Galbraith e John Coltrane." (Marc Myers) |
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Data pubblicazione: 15/11/2010
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