Around Jazz Intervista a Papa Dj di Alceste Ayroldi
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Papa Dj, al secolo Donato Papadia, deejay resident del Buddha-Bar di Monte
Carlo, direttore artistico di Rmc-Buddha Bar Monte Carlo/Radio scova e fonde acustiche
antropologiche, culturalmente radicate nelle diverse identità dei popoli. Sempre
in viaggio alla ricerca di sonorità tipiche di varie regioni nel mondo, è anche
autore del programma "Buddha Bar" di Radio Montecarlo.
Un nome importante, che nasconde una
storia. Chi è Papa dj?
Nessuna storia particolare, inizio come la maggior parte dei dj della mia età, sostituendo
le orchestre nei momenti di pausa per poi passare direttamente al loro programma
con i dischi, parliamo del lontanissimo 1973,
professionalmente parlando nasco in veneto mia regione di adozione, i primi dischi
inizio a toccarli fin da piccolo, ma le mie prime esperienze selettive nascono dalla
scoperta del rock, Deep Purple, Led Zeppelin, Grand Funk,
Genesis, e tutto ciò che proveniva dai circuiti non convenzionali della classica
hit parade, la mia affinità musicale era già in qualche modo formata dal mio percorso
scolastico che includeva studi di tromba e batteria per circa 9 anni, provenivo
da un collegio e quindi soggetto a studi molto intensi. Nasco pugliese doc, con
orgoglio, trasferito però fin da piccolo in Veneto dove ho iniziato il mio percorso
professionale, che mi ha poi portato ad essere quello che sono ora, passando tra
tutti i generi, iniziando dal rock per passare poi al soul al funky, evolvendo l'ascolto
con la new wave, l'elettronica e la prima house, con puntate nella trance sperimentale
per poi stare per quasi un decennio nel mondo house club, fino al momento della
illuminazione per la scoperta della world music/ethnic sound che mi ha letteralmente
rapito.
Quando e perché hai deciso di fare di una passione la tua
professione?
Agli inizi nessuno dei miei colleghi di allora avrebbe mai pensato che questa passione
potesse diventare una professione, ci si avvicinava a questo lavoro con molta cautela
e discreta ignoranza (tecnica), ma avevamo un fuoco creativo dentro e quando ci
siamo resi conto che poteva diventare un mestiere ci siamo buttati. E iniziò, così,
la storia delle mega balere e grandi discoteche. Ovvio che da quel momento la figura
del disc-jockey diventava fondamentale e...tutto così è iniziato. Erano gli inizi
degli anni Settanta, un'invasione di suoni dagli Stati Uniti e dalla Inghilterra,
tutto nuovo tutto così magico, la curiosità mi ha sempre spinto, la voglia di scoprire
cose nuove.
Poi, una serie di successi che ti hanno portato in vetta,
tanto da essere ritenuto tra i più creativi deejay a livello internazionale. Dal
punto di vista delle scelte musicali, cosa pensi ti abbia consentito questa ascesa?
Sai che ancora non mi rendo conto di quello che mi sta succedendo intorno,
non credo di essere una persona famosa, penso di essere uno conosciuto che cerca
di trasmettere emozioni con la mia ricerca, adoro trovare nuove sonorità che fanno
dei miei set qualcosa di differente, diverso, che può emozionare o meno ma certamente
differenti, se parliamo di ascesa ne parliamo nei confronti della musica che ci
eleva come spirito e anima: la musica è la protagonista principale della nostra
comunicazione, riesce ad abbattere barriere politiche, sociali e religiose, un pezzo
bello diventa collante tra popoli e culture, questa è la potenza della musica.
Quale ritieni sia stato il tuo "trampolino di lancio"?
Non credo ci sia stato un vero trampolino di lancio, diciamo che il tutto potrebbe
essere definito con la parola "costanza", una serie di eventi e di personaggi che
vanno dai miei primi gestori che mi hanno dato fiducia ad una serie di decisioni
e conoscenze a volte azzeccate altre sbagliate totalmente, ma che hanno fatto si
che si sia intrapreso una percorso che si spera non abbia mai fine, se uno si sente
arrivato vuol dire che non ha più fame di conoscere. Un grandissimo aiuto è stato
dato da alcuni locali storici in Italia e da fortunatissimi programmi radiofonici.
Prima di raggiungere questa vetta, però, immagino che tu
abbia peregrinato parecchio. Quali sono stati i luoghi che ricordi con favore e
quelli per i quali non serbi un buon ricordo?
Mi ritengo un dj viaggiatore, adoro rubare e condividere tutto quello che le diverse
cultore possono offrire, parlo di ambito musicale, la società per la quale lavoro
ha la fortuna di avere connessioni in tutto il mondo e mi gratifica del fatto di
poter viaggiare, sempre alla ricerca di nuovi suoni, i miei ricordi sono tutti belli,
alcuni straordinari (le esperienze asiatiche sono formidabili), alcune di grande
curiosità. Mosca, chi mai avrebbe pensato per una persona della mia generazione
di andare in questa città! Il Kazakistan, che solo a pronunciarlo mette curiosità,
la Turchia con le sue enormi contraddizioni, e poi i paesi arabi, le Americhe, insomma
ogni posto mi ha dato qualcosa, mi sono beato gli occhi senza dubbio.
A un certo punto della tua carriera, sei approdato a Radio
Montecarlo. Come è avvenuto il tuo incontro con l'importante emittente radiofonica
monegasca?
Ho sempre inseguito RMC, era un grande sogno che a un certo punto come per magia
mi ha attraversato la strada. Ero a una convention a Milano a rappresentare la musica
del Principato e come ospite c'era la proprietà del gruppo radiofonico. Sono stato
avvicinato da uno dei responsabili della struttura che già conoscevo e nel giro
di 15 minuti mi sono ritrovato nel palinsesto dei programmi, come d'incanto. Una
convivenza che dura ormai da anni e che mi ha portato una enorme notorietà in ambito
Fm e sul web.
Vorresti parlarci del tuo programma e darci qualche indicazione
per poterlo ascoltare?
Il mio programma è di una semplicità disarmante che lo rende praticamente unico
nel palinsesto di RMC: non faccio altro che trasmettere quello che normalmente passo
al Buddha Bar. Il programma rispecchia in pieno il concetto della musica del Buddha
Bar: world music, musica proveniente da tutto il mondo; pesco a piene mani da un
mondo musicale straordinario. Va in onda in Fm il sabato sera, prima avevo un doppio
appuntamento anche al venerdì, che per ragioni di tempo non riuscivo più a seguire.
Se pensiamo alla produzione, la post produzione la compilazione delle track list
e playlist i due programmi mi impegnavano moltissimo; quindi con la direzione della
radio abbiamo pensato di tenere solo il sabato sera dalle 23.00 alle 02.00 per la
fm sia su RMC che su RMC 2 in contemporanea e di portare avanti il progetto della
prima web radio dedicata al Buddha Bar su web: basta collegarsi al sito
www.radiomontecarlo.net/buddhabar,
creatura della quale vado particolarmente orgoglioso perché è stato il classico
impegno durissimo ma che ha dato enormi soddisfazioni artistiche, grazie anche ad
uno staff straordinario. E presto ci saranno altri progetti che... ne parleremo
la prossima volta.
Invece, al Buddha Bar del quale sei dj resident, come sei
arrivato?
Curiosità, direi che è la risposta che più si avvicina alla domanda. Sono stato
resident dj del Jimmi'z di Monte Carlo per 11 anni, ed avevo bisogno di qualche
stimolo nuovo, alla notizia che la società avrebbe aperto il Buddha Bar mi ci sono
buttato a pesce, ben sapendo che avrei dovuto variare totalmente il mio modo di
concepire la musica nei programmi, ed eccomi qui a raccontare una storia straordinaria
fatta di suoni di culture differenti dalla nostra che vanno studiate e capite. La
musica è un linguaggio universale.
A proposito di Buddha Bar. Tre motivi per cui andarci…
Location straordinaria, uno dei più bei locali dove io abbia mai lavorato; atmosfera
unica data dalle luci soffuse e dai toni molto garbati; il food abbinato alla musica
e direi che potete prenotare senza difficoltà, andate sul sicuro: esperienza da
fare almeno una volta.
Buddha Bar e Radio Montecarlo: due capisaldi nell'ambito
della musica che farebbero gola a molti tuoi colleghi. Hai qualche altro "segreto
nel cassetto", un altro punto dove vorresti approdare?
Sono una persona fortunata, ho la possibilità di lavorare facendo quello che più
mi piace con due società importantissime nell'ambito musicale. Immagino che tutti
quelli che fanno il mio lavoro e che trattano questa tipologia di musica vorrebbero
essere al mio posto. A queste persone posso consigliare, con tutto l'amore possibile,
che nella vita tutto può accadere, basta volerlo sul serio.Ma non è sufficiente
se poi non metti cuore, anima, costanza e tantissima passione, sacrificando a volte
anche diversi aspetti della tua vita privata. Ne ho ancora parecchia di star da
fare e i progetti sono molteplici, ma come ti ho detto prima...non ora.
Hai una lunga e blasonata carriera alle spalle. Hai mai
avuto momenti di sconforto, tanto da decidere di mollare tutto?
I momenti di sconforto capitano a tutti nella vita, e posso garantiti che non è
sempre stato tutto rose e fiori nella mia. Ma proprio perché sapevo che potevo contare
su questa mia passione, che mi sarei rialzato: la musica ha fatto da collante in
tutte le mie decisioni. Mollare tutto? No, mai. Qualche volta sospendere, quello
sì, per riordinare le idee.
Una domanda "scomoda". I musicisti non sopportano sentir
dire da un deejay: "Vado a suonare". Cosa rispondi?
Lascio questo genere di cose ai puristi, non ne faccio una malattia. Se mi capita
di dire vado a suonare non credo che qualche musicista si possa arrabbiare, come
non penso che se trovo qualche strimpellatore che canta con le basi e i dischetti
preregistrati sia da condannare. Ogni persona dà la giusta misura del suo valore
artistico come meglio crede e non penso che sia una questione di termini ma di risultati
finali. Voglio dire: chi perde tempo a pensare a queste sciocchezze si vede che
non ha molto da fare.
Parliamo della tua musica. Quali sono i generi che prediligi
selezionare?
Il discorso sarebbe troppo lungo. Posso dirti che ogni giorno scopro cose nuove,
ascolto molto i miei colleghi, cerco di rubare e imparare ogni volta, appena sento
un artista che non conosco mi butto su tutto ciò che lo riguarda cercando di scoprire
più informazioni possibili che mi permettano poi di cercare di interpretare la sua
musica. Adoro ascoltare di tutto, la musica la etichettiamo noi per genere per poterci
permettere di classificare, ma è come chiudere un artista in un quadrato senza dargli
la possibilità di uscirne. Preferisco parlare di suoni e etnie, adoro la musica
orientale, mi piace ascoltare i suoni provenienti da tutte le parti del mondo, scoprire
che esistono strumenti a noi culturalmente sconosciuti ma che produco suoni sublimi:
word music su tutto poi slow deep, ethnic house a tribali a manetta.
Sei anche un manipolatore di suoni?
Io sono un disc- jockey inevitabilmente manipolo un suono, lo riproduco con un mezzo
meccanico e cerco di adattarlo al mio orecchio, ma se intendi lavoro di studio allora
la risposta è no. Lascio agli esperti e a chi ha predisposizione per la tecnologia
questa incombenza, io intervengo con le idee per gli arrangiamenti e per la ricerca
di cose da rifare. Non amo particolarmente il lavoro di studio anche se necessario...
Da qualche tempo, molti musicisti amano farsi affiancare
da deejay sia in studio che nelle performance live. Un fenomeno che si sta facendo
strada anche nel jazz. Hai mai pensato di collaborare con qualche musicista?
Vorrei tanto non ricordarti che ho una certa età, e che quindi ho avuto modo di
poter collaborare con diversi musicisti, alcuni per performance live e altre collaborazioni
di studio. Ho troppo rispetto per i musicisti per rovinare il loro lavoro... i musicisti
che collaborano con me hanno molta pazienza!
A proposito di jazz. C'è del jazz nella musica che selezioni?
E, comunque, qual è la tua visione del jazz? La mia visione del jazz? A parte i mostri sacri come Miles Davis,credo
di non esse all'altezza di poter giudicare un genere che non conosco, non mi ci
sono mai avvicinato se non passando dalle parti dello swing. Penso solo che il free
jazz sia una espressione musicale molto aperta che mette i musicisti nelle condizioni
di potersi esprimere come meglio credono interpretando il loro pensiero e cuore,
credo che il mio giudizio sia facilmente opinabile. Chiedo scusa.
Come procedi nella tua attività di ricerca musicale? Quali
sono le tue fonti?
Alcune mie fonti sono estremamente facili da individuare, internet aiuta moltissimo,
ci sono alcuni siti che visito più di altri, ascolto molta musica tutto il giorno
cerco poi di mettere insieme il tutto, e lo immagino già nelle mie playlist. Adoro
fare ricerca, senza la quale non sarei qui, e poi ho la grande fortuna di ricevere
moltissime produzioni dai musicisti direttamente, questo grazie al rapporto che
sono riuscito a creare in questi anni di lavoro. E uso sempre la parola magica:
condivisione, non sono affatto geloso della musica che trovo o ricevo, la scambio
con molta, troppa (a detta del mio staff) generosità, ma….io sono così in tutto.
Rispetto ai tuoi esordi come deejay, quanto è cambiata
la fisionomia delle discoteche e del suo pubblico?
La discoteca intesa come la vivevamo noi negli anni Ottanta/Novanta non esiste più.
Il clubbing è cambiato moltissimo, il modo di gestire i locali, si investiva molto
perché il cliente pagava un biglietto e in base agli incassi si programmavano guest,
spettacoli e così via. Oggi dopo l'avvento dei estori/tipografi/cugini/amici/distributori
di flyer/pr/ o presunti tali, tutto è cambiato. Il pubblico ha già tutto: si collega
con il mondo e vive le sue passioni guardando uno schermo, una volta per andare
a vedere o sentire un dj si facevano ore di auto, oggi basta un click ed è fatta.
Non so se sia bene o male ma questa è la legge del mercato attuale. Io non faccio
più discoteche da anni, preferisco club o ristoranti lounge dove musicalmente posso
esprimermi senza passare per forza dalle dure leggi del Despacito del momento.
Nella musica, meglio il presente, il passato o…il futuro?
Nella musica meglio tutto, oggi si deve quello che hanno creato ieri. Il presente
è frutto del momento, alcune cose sono straordinarie ed altre nella stessa maniera
al contrario.
Quali sono i programmi futuri di Papa Dj?
Ci sono diversi attività che mi vedono coinvolto in questo periodo, l'uscita di
"Cosmopolis vol.2" in collaborazione con RMC, alcuni nuovi progetti legati
alla nuova etichetta Papamusique; il proseguire con i programmi radiofonici sia
in Fm che sul web; la creazione di programmi e produzioni sia in fm che sul web,
la collaborazione con nuovi artisti. Poi, la continua ricerca con lo staff senza
il quale non farei nulla: Andrea Papadia il mio editor, Stefano Riva
il tecnico e Luca aka Joker il nostro archivista, senza i quali nulla
sarebbe possibile: continuiamo a divertirci e a prenderci mal di pancia accumulando
ore di lavoro sottratte magari a ore di sonno.