Intervista a Pino Jodice
marzo 2017
di Marco Losavio
ISBN: 9788860748393
Pagine: 816
Morlacchi Editore
€ 60,00
In occasione della pubblicazione del volume "Composizione,
arrangiamento e orchestrazione Jazz - Dalla formazione Combo alla Big Band | vol.
I", abbiamo incontrato l'autore Pino Jodice, compositore,
pianista, arrangiatore e direttore d'orchestra.
Tanti anni in orchestra sia come musicista che come direttore,
arrangiatore, compositore, dai primi successi nei concorsi ai tanti incarichi ricevuti
a livello internazionale. Come si possono riassumere gli obiettivi principali di
questo manuale?
L'esperienza in orchestra ti permette di essere "autore" e "fruitore"
della materia in oggetto. Il mio obiettivo principale è quello di comunicare ai
soggetti interessati il confine che c'è tra la didattica e la realtà musicale. Come
nella composizione classica anche nel jazz ci sono le tradizionali e necessarie
regole da studiare e le tantissime eccezioni che le eludono e fanno della musica
scritta un'opera d'arte. La propedeuticità degli argomenti trattati e l'utilizzo
in musica delle regole studiate, includendo le mie partiture, attraverso l'ascolto
e la lettura in contemporanea consentono perfettamente di entrare in questo complesso
mondo per molti ancora un po' nascosto.
A quale tipo
di utenza si rivolge principalmente?
A tutti i musicisti di jazz curiosi come me.
Nel cd allegato vi sono ben nove arrangiamenti
con partiture full score. Come hai scelto i brani?
Li ho scelti in base alle loro caratteristiche tecniche e stilistiche.
Per fortuna la mia scrittura, essendo un autodidatta della composizione jazz e pur
avendo studiato pianoforte classico e composizione in conservatorio, non si riduce
ad un solo stile, ad un'unica direzione. In questo modo si riesce a dare una visione
più ampia dell'arrangiamento, dell'orchestrazione e della composizione più in generale:
ovviamente adoro Stravinsky, e spero si senta nella mia musica.
In tutto questo tempo hai sicuramente
sviluppato un percorso proprio che oggi ti caratterizza. Vi sono comunque dei riferimenti
dai quali hai attinto?
Le melodie provengono dalla mia terra, il Mediterraneo, l'armonia e l'orchestrazione
dalla musica del Novecento. Come vedi non traccio confini tra il jazz e la musica
classica moderna e contemporanea: amo tutta la musica bella.
L'orchestra nel jazz ha codificato molti
aspetti che in genere sono più associabili alla libertà espressiva. Esiste un limite,
anche in un'orchestra jazz, entro il quale vi è la scrittura e oltre il quale inizia
l'improvvisazione?
L'improvvisazione è sicuramente una parte importante della composizione
senza la quale non potremmo classificarla come jazzistica, anche se l'improvvisazione
è sempre esistita anche nella musica classica; e proprio la musica classica ha iniziato
a perdere la sua spontaneità quando l'improvvisazione è caduta in disuso. Per fortuna
i nuovi compositori se ne sono resi conto e i nuovi interpreti stanno aggiornando
il loro modo di interpretare la musica classica, ovviamente quelli più aperti e
più sensibili all'innovazione. Il limite è dettato dalla tua creatività e l'improvvisazione
inizia e finisce seguendo le qualità della tua creatività e della tua conoscenza.
Come vedi il lavoro di orchestre legate
alla conduction?
Mi piace molto la scuola di Butch Morris, ma non la pratico. Ho
avuto modo di suonare con Dave Douglas che la inseriva in maniera intelligente
e creativa nelle sue composizioni orchestrali ed è stato molto divertente suonare
con lui. Ho inserito nel piano di studi triennale del diploma accademico di I livello
in composizione jazz al conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, dove insegno, nel
terzo anno, il corso di direzione d'orchestra jazz e penso che sia giusto informare
gli studenti dell'evoluzione che la direzione d'orchestra jazz ha subìto negli anni
anche attraverso la Conduction. Alla fine ognuno troverà la propria identità e saprà
come affrontarla con gusto e personalità. Io non la prediligo, ma ne riconosco alcune
qualità e se mi va la utilizzo all'interno di un programma come strumento alternativo
e di effetto senza esagerare. Per questo tipo di conduzione occorre un'attenzione
e una concentrazione non indifferente da parte di tutti i musicisti coinvolti per
dare il massimo della creatività e, prima di tutto, devono tutti indistintamente
crederci e avere stima e fiducia in colui che guida il "Timone"…
Un sogno che ti piacerebbe immaginare
realizzabile?
Il mio sogno lo sto già realizzando: faccio quello che mi piace fare,
ovvero il musicista. E in Italia è un sogno.
Se potessi costruirti la tua orchestra
ideale, chi vorresti irrinunciabilmente?
Buddy Rich alla batteria, ovviamente; ma l'orchestra ideale l'abbiamo
formata io e Giuliana: l'Orchestra Jazz Parthenopea di Pino Jodice
e Giuliana Soscia formata da 20 (più noi due) straordinari musicisti napoletani.
E' appena uscito il cd "Megaride" con ospite
Paolo Fresu
e il mio Buddy Rich è mio fratello Pietro: con l'orchestra è il più forte,
non ha rivali. Questa orchestra ha un suono unico e potente, direi vulcanico. Siamo
molto felici e soddisfatti e ora viene la parte più difficile, quella di portarla
avanti autonomamente, perché in Italia siamo soli , visto che non esistono più i
produttori. Ci vogliono far credere che non ci sono più soldi; l'investimento sulle
risorse umane, artistiche, sulla qualità non esiste più. E noi siamo passati da
artisti a clienti di etichette indipendenti, di club e auditorium (che ti chiedono
il pubblico e quindi devi suonare a percentuale) e clienti di uffici stampa. Noi
però crediamo in quello che facciamo e andiamo avanti con tutta la nostra forza
e passione: incrociamo le dita!
Per chi ti piacerebbe scrivere un arrangiamento?
Ho scritto per Gary Burton,
Mike Stern,
John Scofield,
Michel Portal e tantissimi altri…non ultimo, per un tributo a
Wayne Shorter, per Bradford Marsalis… scrivere per Shorter sarebbe
fantastico, ma lui sa scrivere molto bene per se stesso, quindi non mi resta che
fare tributi a lui.
In Italia un'Orchestra Jazz è un privilegio.
Non ce ne sono molte e quelle poche fanno tanta fatica a rimanere attive. Cosa si
può fare per poter avere molte orchestre come accade in altri posti d'Europa e negli
Stati Uniti?
Quando ho partecipato al concorso Internazionale di composizione e orchestrazione
Jazz ArtEz Jazz Composition Contest 2013 (Enschede
– NL), vincendolo - ma questo poco interessa all'Italia del Jazz - in un Festival
di 3 giorni hanno suonato 22 orchestre jazz molte delle quali residenti. Questo
basta per capire le differenze tra l' "Italietta" e i paesi europei, non capitali
ma piccoli paesi, perché Enschede è poco più grande di Viterbo. Il confronto con
le capitali europee non lo regge neanche tutta l'Italia unita, quando e se riesce
ad essere unita.
Lo Stato dovrebbe finanziare, anche con poco, tutte le realtà orchestrali esistenti
perché le orchestre sono la massima espressione artistica musicale, umana e sociale;
insomma con l'orchestra si crea bellezza, civiltà e cultura, si coltiva l'intelligenza.
Ci vuole competenza e maturità, per questo, purtroppo, il problema non è solo la
pubblica amministrazione, il privato etc. etc., ma sono anche i musicisti stessi
la causa del proprio fallimento. I musicisti italiani non sono uniti: si creano
lobby, associazioni regionali, si creano malcontenti generali perché se hai qualcosa
in cambio riesci a suonare altrimenti te lo puoi scordare. E questo accade anche
per le piccole formazioni, figuriamoci per le orchestre. Insomma oggi il musicista
che ha idee, che ha un'orchestra e vuole farla vivere deve essere ricco e finanziarsela
da solo, oppure essere furbo. Altrimenti non riesci neanche a fare le prove. I Finanziamenti
Pubblici? Preferisco non parlarne. Mi danno gioia però le collaborazioni con le
orchestre europee che apprezzano il mio lavoro pagandolo "dignitosamente" e con
riconoscenza valorizzano la mia creatività. Questo mi rende felice.
Per fortuna il conservatorio di Milano, dopo 3 anni di insegnamento, ha capito il
mio messaggio, anche grazie agl'illustri colleghi del dipartimento di jazz con i
quali c'è stima reciproca, e con l'orchestra del conservatorio stiamo realizzando
molti concerti; bene, ma non basta perché questo crea solo rivalità e una corsa
all'accaparramento del "buon conservatorio" da parte di tutti: e ciò non è giusto.
Serve una buona politica culturale (soprattutto una competenza) e una maturità da
parte dei musicisti in causa. Se non si finanziano le orchestre i conservatori,
sia nel campo classico che jazzistico, sforneranno centinaia di musicisti frustrati
e disoccupati. E questo non riguarda solo il jazz o la musica colta, ma anche la
musica pop. Addirittura, le folkloristiche e professionali orchestre di liscio sono
ormai alla deriva. Tutto ciò è veramente preoccupante. La musica dal vivo sta morendo.
E occorre una rinascita.
Fra le tante musiche di grandi compositori
che hai arrangiato, quale ti ha dato maggiore soddisfazione?
Miles. Ho riarrangiato Kind Of Blue: una musica senza tempo.
Sono molto contento del risultato ottenuto. Modernità, ricerca e rispetto della
composizione sono le componenti principali del mio approccio all'arrangiamento e
all'orchestrazione.
Quali sono i messaggi che sono insiti
nei tuoi arrangiamenti e che attraverso la musica cerchi di trasmettere?
La bellezza, l'amore per la melodia, lo sviluppo armonico del Novecento
senza limiti di generi musicali, e la contaminazione con tutte le musiche interetniche
del Mondo, in particolare della mia terra, ma non necessariamente. Prediligo il
Mediterraneo, ma sono in generale molto curioso e ho voglia sempre di imparare.
Per fortuna recentemente ho collaborato come arrangiatore per la SNJO Scottish
National Jazz Orchestra per un progetto dedicato alla musica folk scozzese nel
progetto "Alba" che nella lingua antica significa Scozia, con la prestigiosa
cantante Eddie Reader, bellissimo è stato fatto un lungo tour in tutta la
Scozia.
Musicista, compositore, arrangiatore,
direttore d'orchestra: verso quale di queste professioni senti di procedere prevalentemente
in questa fase della tua carriera professionale?
Direi un compositore, arrangiatore e direttore d'orchestra che non vuole
perdere il piacere e la gioia di suonare. Sono un pianista…anche se le classifiche
jazz italiane non mi conoscono, ma suono da 41 anni.
Questo è il volume I ma è già preannunciato
un seguito. Vuoi darci qualche anticipazione?
Certo. E' già in preparazione e a novembre uscirà il vol.II dedicato
all'orchestra ritmico-sinfonica nel jazz. Nelle prime pagine del primo volume c'è
l'indice degli argomenti trattati nel secondo volume e ci sarà anche una piccola
parte dedicata al Live Electronics, per la quale sarò aiutato da un grande professionista
del settore e una parte dedicata alla direzione d'orchestra compresa la già citata
"Conduction" partendo proprio da Butch Morris. Come scrivere jazz per una
grande orchestra sinfonica quindi con archi, legni, arpa, etc. etc. e come far interagire
una big band all'interno di un'orchestra sinfonica. Ho suonato la "Swing Symphony"
di Wynton Marsalis con la prestigiosa Orchestra dell'Accademia Nazionale
di Santa Cecilia di Roma e la, purtroppo "defunta" Pmjo, Parco della
Musica Jazz Orchestra,diretta da Wayne Marshall. E' stata un'esperienza
che non dimenticherò mai e la voglio comunicare tutta ai miei allievi. Questo secondo
volume è per gli allievi del biennio di composizione jazz che si spera di attivare
già dall'anno prossimo a Milano con grande ritardo. Ma siamo in Italia: piano piano,
con calma…
25/03/2010 | Hal McKusick si racconta. Il jazz degli anni '40-'50 visti da un protagonista forse non così noto, ma presente e determinante come pochi. "Pochi altosassofonisti viventi hanno vissuto e suonato tanto jazz quanto Hal Mckusick. Il suo primo impiego retribuito risale al 1939 all'età di 15 anni. Poi, a partire dal 1943, ha suonato in diverse tra le più interessanti orchestre dell'epoca: Les Brown, Woody Herman, Boyd Reaburn, Claude Thornill e Elliot Lawrence. Ha suonato praticamente con tutti i grandi jazzisti tra i quali Art Farmer, Al Cohn, Bill Evans, Eddie Costa, Paul Chambers, Connie Kay, Barry Galbraith e John Coltrane." (Marc Myers) |
|
Inserisci un commento
© 2000 - 2024 Tutto il materiale pubblicato su Jazzitalia è di esclusiva proprietà dell'autore ed è coperto da Copyright internazionale, pertanto non è consentito alcun utilizzo che non sia preventivamente concordato con chi ne detiene i diritti.
|
Questa pagina è stata visitata 2.423 volte
Data pubblicazione: 24/04/2017
|
|