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Jan Garbarek – The Hilliard Ensemble
Officium Novum
Ecm Records 2010
1. Ov zarmanali
2. Svjete tihij
3. Allting finns
4. Litany: Litany, Otche nash tradition, Dosoino est
5. Surp
6. Most Holy Mother of God
7. Tres morillas m'enamoran
8. Sirt im sasani
9. Hays hark
10. Alleluia Nativitas
11. We are the stars
Jan Garbarek
- soprano and tenor saxophones
David James - countertenor
Rogers Covey - Crump: tenor
Steven Harrold - tenor
Gordon Jones - baritone
Il progetto di
Jan Garbarek e del quartetto vocale The Hilliard Ensemble
è giunto al suo terzo episodio. Dopo il grande successo di Officium (1994)
– trattandosi di antichi canti sacri, una scommessa arrischiata, ma senza dubbio
vinta, forse oltre ogni più rosea previsione – e il doppio cd Mnemosyne (1998),
ecco Officium Novum. Che cosa c'è di "nuovo", dunque, in quest'ultimo
Officium? Di certo non la formula: canti, mottetti e inni sacri contrappuntati
dalle improvvisazioni al sassofono di Garbarek. È proprio tale formula, infatti,
a rendere il progetto così unico e suggestivo: la musica vocale e quella del sax,
appartenenti a mondi così lontani e diversi, si contrappuntano ma non si mescolano,
non perdendo pertanto la propria reciproca identità. Sacro e profano convivono senza
mescolarsi. A ben ascoltare, Officium Novum risulta più vicino proprio all'episodio
originario del progetto, di cui infatti riprende il titolo, che a Mnemosyne,
dove, in alcune tracce, la ricerca della dissonanza e dell'atonalità poteva rappresentare
un elemento di novità.
Nuovo non è nemmeno il luogo della registrazione, quel monastero austriaco di
St. Gerold la cui acustica tanto contribuisce a creare quell'atmosfera e quella
sonorità che costituiscono il fascino senza tempo della musica di Officium
e quel senso di elevazione spirituale che ne suscita l'ascolto. Nuova, invece, è
la tradizione da cui sono tratti i canti: mentre Officium attingeva alla
musica sacra tra Medioevo e Rinascimento e Mnemosyne abbracciava invece un
arco temporale molto più ampio ed era più multiculturale, Officium Novum
si rifà alla musica liturgica dell'Est Europa, a quella della chiesa ortodossa e,
in particolare, a quella della chiesa apostolica armena. Buona parte delle composizioni
sono, infatti, di Komitas Vardapest, prete e musicologo vissuto a cavallo tra Ottocento
e Novecento. A completare l'album, ci sono poi una composizione di Arvo Pärt concepita
appositamente per The Hilliard Ensemble (Most Holy Mother of God), due canti
della tradizione spagnola (Tres morillas e Alleluia. Nativitas, quest'ultimo
già presente in Mnemosyne, ma qui riarrangiato) e – ecco un'altra novità
– due composizioni dello stesso Garbarek (Allting finns e We are the stars,
che musicano una un poema svedese e l'altra un poema dei Nativi Americani).
Officium Novum attinge al medesimo spirito che animava i suoi due predecessori
e, nella sostanza, non ne rinnova la formula musicale. Ma perché poi cambiare una
formula che ha trovato un equilibrio perfetto e che, a volerci intervenire, si rischierebbe
soltanto di farne smarrire la magia. Del resto, l'officium è un "servizio" che consiste
anche nel perpetuare una tradizione.
Dario Gentili per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 27/11/2010
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