Dopo più di dieci anni dall'ultima volta, quando
nel 1995 registrò Meeting point (Ecm,
1996) per chitarra e orchestra, Egberto Gismonti
ritorna in studio per un nuovo album. Eppure, dopo tanti anni, Saudações
sembra la prosecuzione naturale e lo sviluppo del discorso musicale intrapreso in
Meeting point. Tuttavia, mentre là chitarra e orchestra avevano trovato il
loro "punto d'incontro", in Saudações i due elementi sono di nuovo scissi,
dando vita a due dischi che – seppur confezionati insieme – sono del tutto autonomi.
Infatti, nel primo cd, intitolato Sertões Veredas, Gismonti compare esclusivamente
come compositore di una suite in sette parti per orchestra; è invece nel secondo
cd, Duetos de Violões, che indossa le vesti di chitarrista – quelle vesti
che lo hanno reso un musicista unico e inimitabile – e, accompagnato dalla chitarra
del figlio Alexandre, ripropone alcuni brani di un repertorio già collaudato in
diversi lavori solisti e non.
Sertões Veredas è affidato all'orchestra d'archi di sole donne Camerata
Romeu diretta da Zenaida Romeu ed è, nelle parole dello stesso Gismonti,
un omaggio al Brasile, alla sua cultura e alla sua musica, ma è anche un "punto
d'incontro" – cercato stavolta nel cuore stesso dell'ispirazione e della scrittura
compositiva – tra la grande tradizione sinfonica europea e il choro, la musica
tradizionale brasiliana, la "musica classica" dell'Amazzonia. Elevare il choro
alla dignità e alla "classicità" della tradizione musicale europea senza sacrificarne
la natura è uno dei motivi più forti e costanti dell'intero itinerario musicale
di Gismonti – e si può sostenere che, senza chiudere le porte a ulteriori sviluppi
in futuro, Sertões Veredas può rappresentarne un punto d'arrivo e una pietra
miliare.
Il senso di testamento musicale che trapela da Sertões Veredas
diventa eredità in Duetos de Violões, un passaggio di testimone di chitarra
in chitarra, di padre in figlio. Certo, non sarà facile per Alexandre raccogliere
l'eredità del padre: la meraviglia che suscitano gli arpeggi di Egberto sembrano
ancora inimitabili per chiunque, anche per Alexandre, il talento del quale è indiscutibile,
come evidenziano i solo di Palhaço e di Chora Antônio, e non gli mancheranno
certo ulteriori prove per dimostrarlo, ma il mondo lussureggiante di suoni e colori
che la chitarra del padre riesce a inventare sembra per ora lontano. E allora speriamo
che i "saluti" con cui Egberto Gismonti chiude in solo Saudações,
brano che dà anche il titolo al doppio cd, siano soltanto un arrivederci.
Dario Gentili per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 25/01/2010
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