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Glauco Venier
Miniatures
ECM (2016)
1. Ritual
2. Tiziano's Painting
3. Asian songs and Rhythms n.40
4. Byzantine Icon
5. Serenity
6. Abstractio
7. Prayer
8. Gunam
9. Madiba
10. The Temple – War – Litanies
11. Krunk
12. Ave Gloriosa
13. Visible Spirit
14. Deep and Far
15. Ce jour de l'an
Glauco Venier - pianoforte, gong, campanelle, campane, metalli vari
Spirito e spiritualità. Ecco il punto di partenza di Glauco Venier in queste
sue miniature: piccoli riquadri, rilucenti bifore che si aprono sul sagrato del
tempio della musica del Novecento europeo, quella più mistica. Per sua stessa ammissione,
le musiche – anche i temi dal pianista autografati – si ispirano a padre Komitas,
a Gurdjieff, Dufay e alla più contemporanea Alessandra Franco, cantante e musicista
impegnata nella ricerca vocale e nella musica d'avanguardia.
Premesso il vocabolario – anzi, i vocabolari – utilizzati da Venier, "Miniatures"
è un sincero capolavoro di minimalismo sinfonico. Venier e il pianoforte sono un
unico afflato capace di liberare la mente da ogni malessere. E' un messaggio continuo
e ininterrotto che parte con "Ritual" opportunamente sommessa e criptica con
le mani sulle corde del pianoforte a trastullare le orecchie. "Asian Song and Rhythm n.40" appartiene al patrimonio dell'immenso Gurdjieff, spesso sottostimato
come autore di musica e tenuto più in considerazione come libero pensatore e mistico
di vaglia. I ritmi si fanno più intensi e inquietanti in "Gunam", firmata da
Alessandra Franco e in "Madiba" di Venier, che stimolano un approccio grave
e percussivo sugli ottantotto tasti. Il romanticismo di "Serenity" fa da contraltare
al crepuscolare e inquietante periodare di "The Temple – War – Litanies", articolata
struttura che esalta la padronanza del pianista di Udine nel controllare i volumi
sonori e nel diteggiare fughe contemporanee: una composizione articolata che, negli
otto minuti, si distende in una suite. Venier esalta il suo gusto per la variazione
melodica e imprime nel fuoco un ritmo sempre presente e perfettamente calato nelle
armonie che disegna con un immaginifico rituale.
L' "Ave Gloriosa" si arricchisce di note sospese nell'aria, vibranti di una
passione barocca.
Venier sa costruire ogni cosa con una perfezione non maniacale, ma sentita anche
nell'utilizzare con parsimonia gli altri strumenti che fanno da corollario al suo
pianoforte, alla sua musica e al suo modo di interpretarla.
Classica, jazz, contemporanea? Per chi volesse porsi la domanda, la risposta è che
questa è solo buona musica, di quelle che ti trasportano a passeggio nella storia.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 29/01/2017
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