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Anja Lechner & François Couturier
Moderato Cantabile
ECM (2016)
1. Sayyid Chant and Dance n.3
2. Voyage
3. Chinar Es
4. Canciòn y danza Vi
5. Musica Callada XXVIII – Impresiones intimas I
6. Soleil rouge
7. Papillons
8. Hymn n.8 – Night Procession
9. N.11
10. Fétes lontaines n.3
11. Impresiones intimas VIII "Secreto"
Anja Lechner - violoncello François Couturier - pianoforte
Padre Komitas (al secolo Soghomon Soghomonian), Gurdjieff, Mompou: le più belle
pagine del Novecento musicale, dall'Armenia alla Spagna, servite su un piatto d'argento
da due musicisti capaci di declinare, in modo impeccabile, sia le tessiture classiche,
che l'improvvisazione arguta e consapevole. L'Ecm si attesta sempre più latrice
di progetti d'alto lignaggio, tesi a scoprire universi inesplorati – o giù di lì
– che mettono l'accento sugli stretti rapporti tra l'improvvisazione e il microcosmo
della classica contemporanea. I protagonisti, Lechner e Couturier, avevano già incantato
le platee di mezza Europa con il progetto "Il Pergolese", guidato dall'impareggiabile
Maria Pia De
Vito. E non solo: Couturier ha un passato – e un presente – ricco di
idee dall'ampio spettro, e così anche Anja Lechner, che presta il suadente,
pungente e policromo suono del violoncello in progetti d'ogni ordine e grado.
Si badi bene: qui non troviamo solo esecuzioni, ma interpretazioni intime, forti,
a volte abrasive della terna di autori citati; ma v'è anche tanto altro, perché
"Voyage", "Soleil rouge" e "Papillons" recano il sigillo di François
Couturier, opportunamente contestualizzate. La prima architettata su di un doppio
pedale armonico del pianista francese sul quale la Lechner si invola con studiata
lentezza passando dai registri più gravi a quelli acuti, tessendo meravigliose trame
su ogni singola nota; le parti si invertono e Couturier, dialoga da par suo, con
toni caldi e limpidi. "Soleil Rouge" è vibrante nell'allentare i vincoli formali.
Spezzature ritmiche, armonie aperte e spiraliforme dall'andamento obliquo sottolineano
l'euristica prosodia di Couturier. "Papillons" si apre con un accenno di musica
concreta accentato dai glissando acuti e ferruginosi del violoncello, che contrappuntano
il lento e sicuro incedere tra le pause del pianoforte fino a liberarne il fraseggio
rigoglioso e libero.
Un lavoro di ricerca, fatto con sentimento e con una marcata personalità che ben
pochi musicisti possono vantare.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 01/11/2016
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