Storie di gente con il mare dentro
Massimiliano Cerreto per Jazzitalia
Ma cosa c'entra il mare? Apparentemente nulla, vista anche la foto di copertina, che ritrae un paesaggio di montagna. E, ancora, si tratta o meno di un disco alla ECM, ovvero appartenente a quella alla corrente di jazz visionario e onirico di matrice nordeuropea? La presenza di Arild Andersen e
Paolo Vinaccia (discendente da una prestigiosa famiglia di liutai napoletani, ma in Norvegia da 25 anni - Nda) farebbe pensare proprio di si. Quante domande, e una sola risposta: "Nomad", il primo album del trio guidato dal chitarrista Ferenc Snétberger, in realtà, è la storia di un viaggio senza confini.
Ecco che il mare, già metafora del superamento di ogni limite, assume, allora, il significato di uno stato dell'anima, di un atteggiamento interiore, che si riflette in una musica fortemente caratterizzata da diverse influenze etniche. Andando, così, anche oltre gli stilemi del jazz "nordico". Nonostante il fatto che l'album sia stato registrato presso il Rainbow Studio di Oslo, quartiere generale della etichetta ECM.
L'ispirazione principale di "Nomad" deriva, infatti, dalla storia del popolo gitano. Originari del Pakistan e stanziatasi in tutta Europa, soprattutto nell'area dei Balcani e nella regione dell'Andalusia, i Rom sono noti anche per essere stati i principali artefici del flamenco. E tracce di questa musica sono presenti, soprattutto, nella title track. Ma il flamenco, e la cultura di cui è espressione, è solo una delle tradizioni "attraversate" da Ferenc Snétberger e dei suoi compagni di avventura.
Del resto, ciò che rende unico lo stile chitarristico di Ferenc Snétberger, anche autore della maggior parte delle composizioni, è proprio la fusione tra cultura classica, il jazz, la musica brasiliana e quella spagnola. Però, "Nomad" non è soltanto espressione del talento creativo del musicista ungherese. E', invece, un lavoro corale. Basti pensare al ruolo assunto da Paolo Vinaccia, anche coautore del brano che da il titolo al disco.
"Nomad è un disco che mi ha visto coinvolto su più fronti. Avendo una lunga esperienza di fonico (sono anni che cura i suoni del Jazz Festival di Vienna e di Sarajevo - Nda), ho curato il posizionamento dei microfoni, tutti scelti dalla mia personale "collezione", ho collaborato ai missaggi e curato anche gli arrangiamenti. Ma il contributo di cui vado più orgoglioso è senza dubbio quello di aver aggiunto la mia italianità a questo progetto. Italianità che si traduce in un modo di concepire il ritmo più attento al groove (ne è un esempio eclatante il brano intitolato "Outhouse" - Nda). Italianità che si traduce anche nell'uso di percussioni che ho costruito da me prendendo spunto dalla cultura mediterranea (elemento che si avverte molto in "Childhood" - Nda). Lavorare con Ferenc Snétberger e Arild Andersen è stata, quindi, un'esperienza molto importante. Sono davvero rari i musicisti come Ferenc, che ha un così grande senso del ritmo, e quelli come Arild, che ha una carica emozionale senza limiti". (Paolo Vinaccia)
Sarebbe, a questo punto, profondamente ingiusto non parlare dell'ottimo lavoro di Arild Andersen. Seppure si tratta di elementi caratteristici del suo stile, e da sempre, è difficile non rimaner sorpresi dalla ricchezza del suo fraseggio e dalla sua grande capacità espressiva. Non è un caso, allora, che in molti momenti di "Nomad", il suo ruolo non sia affatto contrappuntistico, ma di vero e proprio artefice dell'esposizione dei temi.
In ultima analisi, "Nomad" è un album che, per l'eterogeneità delle sue matrici ispirative, si rivolge ad un pubblico molto ampio, non esclusivamente quello composto da appassionati di jazz. Un disco idealmente dedicato a chi crede che il cammino verso una meta abbia più valore della meta stessa.