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Dino Salluzzi
El Valle de la Infancia
ECM (2014)
1. Sombras
2. La Polvadera
3. Pueblo Part I: Labrador
4. Pueblo Part II: Salavina
5. Pueblo Part III: La Tristecita
6. A mi Padre y a mi Hijo
7. Urkupiña Part I: Salida del Templo
8. Urkupiña Part II: Ruego, Procesión y Entonación
9. La Fiesta Popular Part I: La Danza
10. La Fiesta Popular Part II: Galanteo
11. La Fiesta Popular Part III: La perseguida
12. La Fiesta Popular Part IV: Atardecer
13. La Fiesta Popular Part V: En la quebrada de Lules
14. Tiempos Primeros Part I: La Arribeña
15. Tiempos Primeros Part II: La casa paterna
Dino Saluzzi - bandoneon José Maria Saluzzi - classical and requinto guitars Nicolás 'colacho' Brizuela - classical guitar Félix 'cuchara' Saluzzi - tenor saxophone, clarinet Matías Saluzzi - electric bass, double bass Quintino Cinalli - drums, percussion
Dino Saluzzi, dopo una lunga serie di incisioni in cui ha incontrato sotto
l'egida dell'etichetta di Manfred Eicher musicisti del calibro di
Enrico Rava,
Tomasz Stanko o Anja Lechner torna a casa e ritrova, così, il posto
delle fragole, il paesaggio aspro e severo del nord est argentino, i luoghi e i
suoni della sua terra. Nasce in questo modo "El valle de la infancia" un disco registrato
con un gruppo di parenti e di amici. Affiancano, infatti, il titolare dell'impresa,
il fratello Felix al sassofono e clarinetto, il figlio Josè Maria alla chitarra
e il nipote Matias al basso elettrico. Si respira un'aria di famiglia in tutte le
tracce. Saluzzi riprende danze di origine andina, di coppia o di gruppo, come la
zumba, il carnavalito o la chacarera. La sua non è un'operazione filologica, né
ha intenti di modernizzazione. Semplicemente il musicista sudamericano agisce sorretto
dalla passione per ritmi e cadenze della tradizione che ha dentro di sé, nella sua
cultura, nella sua storia, nel suo sangue.
Le composizioni sono per la maggior parte a firma di Saluzzi stesso, tranne una
suite di tre autori diversi e un omaggio a Atahualpa Yupanqui, figura fondamentale
del folklore argentino. Il cuore dei brani è rappresentato dal dialogo fra chitarre
e bandoneon da cui nasce, e viene fatta evolvere, una melodia spesso malinconica,
su cui si inserisce il contributo definito delle ance di Felix, al tenore corposo
ed etereo. Alle spalle dei quattro strumentisti basso e batteria pennellano un accompagnamento
trasparente: c'è ma non si vede, ma è di importanza decisiva, seppur mai in primo
piano.
Lo specialista del bandoneon scava nei temi per ricavarne preziose sfumature, per
far venir fuori venature nascoste e affascinanti. Il tutto si configura come l'atto
di riappropriazione di una musica che appartiene al bandleader, ma effettuato con
la sensibilità di chi è andato lontano, prima di riportarsi alla base. È un viaggio
a ritroso nella memoria e nel sentimento, compiuto da una personalità aperta al
jazz e alla world music, di grandi vedute ed esperienze in generi diversi.
Il lavoro è di alto valore, omogeneo. Si segnala, in particolare, "La fiesta popular",
una suite in cui vengono toccati tutti gli aspetti di un momento di celebrazione
e di gioia per un popolo che anche quando festeggia mantiene al fondo un'ombra di
tristezza, di dolore.
"El valle de la infancia", in conclusione, è in assoluto uno dei migliori dischi
di Dino Saluzzi. Per un artista arrivato alla soglia degli ottanta anni (è
nato nel 1935), è un segno tangibile di freschezza creativa ed espressiva. Dino
Saluzzi non è tipo capace di dormire sugli allori, insomma...
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 19/10/2014
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