Jazzitalia - Marc Copland : New York trio recordings, vol 2: 'Voices'
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Pirouet Records
Marc Copland
New York trio recordings, vol 2: "Voices"


1. Vignette
2. Albert
3. River's Run
4. Voices
5. Runner
6. That's It
7. All Blues
8. At Night

Marc Copland - piano
Gary Peacock - contrabbasso
Paul Motian - batteria



Il secondo disco delle registrazioni newyorkesi in trio di Marc Copland sembra assegnare la leadership a Gary Peacock, sia per il numero dei brani in programma (4, rispetto ai 3 di Copland), sia per l'atmosfera musicale che traspare. Inoltre la sostituzione di Bill Stewart alla batteria con il veterano Paul Motian, indubbiamente ricorda i trii con Paul Bley, dalle melodie non facili, non accattivanti e da rapporti stilistici basati sullo spezzettamento, sulla rottura nei commenti che ognuno fa al lavoro dei compagni. E' dunque un disco con un approccio più difficile rispetto al precedente "Modinha", ma che ad un ascolto attento e ripetuto può svelare particolari melodici, armonici, ritmici che magari la volta precedente erano sfuggiti.



L
a scaletta è composta di 8 brani: nell'ordine, due di Peacock, due di Copland, due di Peacock, "All Blues" di Miles Davis e uno di Copland. Peacock svetta sugli altri per il numero dei solo e per il senso di direzione musicale. Dopo "Vignette", spesso presente nei suoi concerti e introdotta da un fraseggio di 55 secondi del contrabbasso, "Albert" è praticamente un assolo di Peacock confortato dalla discrezione degli altri che gli lasciano rispettosamente la ribalta. Affascinante "River's Run". E' un brano che ci fa pensare alle ombre della sera, ad una tensione notturna ben sottolineata dal diradarsi del volume sonoro. Ha un inizio dal sapore leggermente dolciastro "Voices", che ricorda il Jarrett del quartetto europeo. Poi però le spazzole di Motian e un lungo assolo di Peacock ne sottolineano la delicatezza, impreziosita da un bel finale in dissolvenza.

E' affidato al piano l'inizio di "Runner", nel quale ancora una volta Peacock emerge con un lungo assolo – due minuti e mezzo su un totale di 7 e mezzo – e i tre finiscono con un pedale sfumato dinamicamente e concluso da uno stop all'unisono. La breve "That's it" – dura poco più di due minuti e mezzo – è ricca di interventi spezzettati, arricchiti dalle spazzole di Motian che emerge con un breve assolo, godibilissimo, grazie all'uso del piatto ride chiodato. Un elogio per l'interpretazione di "All Blues", nella quale Copland maschera la melodia con accordi armonici differenti dalla versione davisiana. E' un pezzo eseguito spesso da jazzisti di maggiore o minor valore e che è subito comprensibile perchè ricalca l'originale. Questa volta tutto questo non succede. L'ultimo brano, "At Night" è il più lungo (8 minuti e 40 secondi). Le atmosfere sono soffuse e il lavoro di spazzole affiancato dalla cavata profonda del contrabbasso, gli conferiscono una certa delicatezza.

Sia "Modinha" che "Voices" sfiorano o superano di poco i 50 minuti: un tempo totale azzeccato perchè si avvicina a quello del vinile e contiene tutto ciò che c'è di interessante in un gruppo. Mentre una lunghezza eccessiva – oltre l'ora per intenderci – sovente presenta dei brani inutili, oppure troppo lunghi o non sufficientemente provati per portare ad un risultato soddisfacente.

Giovanni Greto per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 16/12/2008

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