La nutrita topografia discografica di Jarrett, imponendo talune approfondite analisi semantiche proprie del pianista di Allentown, ci riporta indietro nel tempo di ben un quarto di secolo quando, nel 1980, il nostro si cimentava nella reinterpretazione di alcuni inni sacri attribuiti al filosofo, storico e letterato
Gorge Ivanovitch Gurdjieff. Se a questa incisione ne aggiungiamo altre, componenti un cospicuo gruppo appartenente alla ECM New Series e non, che riguardano compositori come Peggy Glanville-Hics, Lou Harrison, Dmitri Sostackovic e Arvo Pärt, facile è oggi comprendere gran parte di questo doppio cd live "giapponese".
Il ritorno di Jarrett in piano solo è perciò una sorpresa piacevole, quasi "ritrovata", ed il celebre pianista lo fa in grande stile, distillando alcune gemme preziose la quali, più che indicarci la novità, ci riportano doverosamente a quel passato. Alle citate escursioni "dell'altro Jarrett" vi è poi da aggiungere la passione per gli autori contemporanei in generale, senza sottovalutare spunti e riferimenti che rimandano alla lezione "ampliata" di
Paul Hindemit (brani 1, 5 e 7). Un mix squisito dunque, che abbraccia però anche molta imperdibile melodia come nella splendida traccia 3 che ricorda i suoni e le fattezze presenti in "The Melody At Night With You". Malinconia e dolcezza emergono con stupore e meraviglia anche nella track 8, forse più legata alle tanto care pop songs del ribelle pianista di Miles. Più fruibile ed estroversa, la seconda facciata ci consegna un Jarrett più legato al canto (si ascoltino le stupende parti 13 e 16, gli orientalisti della Part 12) che alla concettualità contemporanea (traccia 14), mentre la Part 15 appare invece assai prolissa e stucchevole. L'ultimo volo jarrettiano (Part 17), ci riporta, nella sua seconda sezione, per rapimento e climi, alla celebrazione trentennale del tanto osannato "The Köln Concert".
Un capolavoro, finalmente!
Gianmichele Taormina per
Jazzitalia