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Creation
Keith Jarrett
Ecm, distr. Ducale
Part I Part II Part III Part IV Part V Part VI Part VII Part VIII Part IX
Keith Jarrett - pianoforte
Barber/Bartók
Keith Jarrett
Rundfunk-Sinfonieorchester Saarbrücken
DIRETTA DA DENNIS RUSSELL DAVIES
New Japan Philharmonic Orchestra
DIRETTA DA KAZUYOSHI AKIYAMA
Ecm, distr. Ducale
Piano Concerto op. 38 di Samuel Barber Piano Concerto n. 3 di Béla Bartók Tokyo Encore
Il 2015 e l'Ecm ci regalano un Jarrett in doppio
abito: quello al quale siamo più abituati, solitario e rapsodico, pensieroso e dalle
note misurate, urgente e mugolante. Il Jarrett che siede allo sgabello e si lascia
trasportare dal climax. E il Jarrett che non si ascoltava da tempo, quello dedito
alla musica classica che qui affronta il "Piano Concerto op.38" di Samuel Barber
e il "Piano Concerto n. 3" di Béla Bartók. Tutto ciò negli anni di grazia 1984 e 1985:
il primo concerto registrato a Saarbrücken, il secondo a Tokyo.
"Creation" è un'accurata selezione di nove brani attinti dal tour in
piano solo di Jarrett del 2014. Toronto, Tokyo,
Parigi e ben tre parti registrate all'auditorium di Roma l'11
luglio. Le prime tre creazioni istantanee del pianista di Allentown tengono stretto
il suo gusto per la melodia e il senso del mainstream d'antan. "Part IV" rimane
nei tempi medi soffusi, con il volume controllato tra piano e fortissimo, gioca
sulle sospensioni e intervalli. "Part V" torna a sottolineare il profilo melodico,
cantabile e il tocco morbido, con uno sviluppo armonico in crescendo che ne sottolinea
il lirismo. Note controllate nell'attacco, frasi legate e vaporose, ampie risonanze
e altalene dei volumi si ascoltano nella "Part VII". Costruzioni oblique su
scale smorzate fanno da lungo preludio a una melodia che occhieggia di tanto in
tanto, sbilenca ma sicura, nella "Part VIII". Si chiude alla Jarrett, con la
costruzione mattone dopo mattone di armonia, melodia e ritmo suggerito.
Un disco che ricorda ai tanti nemici per partito preso di Jarrett quanto sappia
padroneggiare gli ottantotto tasti e sappia tirar fuori da questi sempre qualcosa
di buono e non logoro.
Dalla pura improvvisazione agli stilemi ordinati, tradizionali e tempestosi di Samuel
Barber, giusto per ricordare a tutti un ampio squarcio del passato del pianista
statunitense. E Jarrett recita perfettamente i tre movimenti e il suo tocco è sempre
chiaro e riconoscibile e marchia a fuoco il senso impresso dal compositore di West
Chester.
Il suo magistero pianistico serve bene anche la danzabilità di Béla Bartók del celebre "Piano Concerto n.3": vibrante, armonioso, leggiadro e coriaceo al tempo stesso.
Un'esecuzione che indugia sulla fascinazione del compositore ungherese per le musiche
consegnategli oltreoceano.
Due dischi da tenere, da collezionare. Ma soprattutto, di tanto in tanto, da ascoltare
con attenzione per confessare a noi stessi che la Musica è solo una e i generi sono
solo incidenti psicologici creati dalla mente.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 23/08/2015
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