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Giovanni Guidi Quintet feat. Gianluca Petrella
We Don't Live Here Anymore
Cam Jazz (2011)
1. Dess
2. Furious Seasons
3. We Don't Live Here Anymore
4. She Could Tell They Were Friends
5. Disturbing The Peace
6. The Dreamers
7. Begatto Kitchen
8. Overnight Revolution
9. What Remains
10. In Pursuit Of Silence
Giovanni Guidi - Piano
Gianluca Petrella
- Trombone
Michael Blake - Sax
Thomas Morgan - Contrabbasso
Gerard Cleaver - Batteria
CAM JAZZ is a label of the KEPACH group
KEPACH Music S.r.l. - All rights reserved
Via Cola di Rienzo, 180 - 00192 Rome (Italy)
Tel: (39-06) 6840791
E-Mail: info@CamJazz.com
Web Site: www.CamJazz.com
We don't live here anymore, "Non viviamo più qui", il titolo dell'ultima
registrazione di
Giovanni Guidi, non corrisponde semplicemente al titolo
di una delle tracce, ma esprime bene lo stato d'animo e il concept che caratterizzano
l'intero cd. "Non viviamo più qui", infatti, sembra testimoniare di un'assenza:
una casa, una stazione esistenziale, un'età, un mondo che si è abbandonato, e che
tuttavia è stato vissuto intensamente, che ha lasciato tracce incancellabili. Ecco,
più che un'assenza, a ripercorrere ciò che si è lasciato alle spalle si ritrova
una memoria, un ricordo. In particolare di quell'ultimo sguardo che si getta su
un luogo prima di chiudere la porta e proseguire oltre. E, in effetti, è questa
l'immagine che si forma nella mente ascoltando We don't live here anymore.
È l'immagine che, inoltre, sembra suggerire la stessa nota scritta da Guidi nel
libretto del cd, tutta declinata al passato e al ricordo. Anche musicalmente, il
ventiseienne Guidi sembra pronto a voltare pagina, ma si ferma ancora un attimo
a guardarsi indietro e ne viene fuori questo progetto, più introspettivo, meditativo
e malinconico dei precedenti – come annunciato inequivocabilmente dal brano che
lo apre, Dess. Certo, vi si ritrovano tutte le fonti d'ispirazione musicale
e jazzistica che finora hanno caratterizzato la personalità di uno dei più convincenti
e dotati talenti in circolazione nel jazz italiano (e ormai non solo): l'approccio
di Ornette
Coleman alla melodia (Disturbing the Peace, Overnight Revolution),
il free più puro (Furious Seasons), le atmosfere cinematografiche (The
Dreamers), la sensibilità per altre tradizioni musicali (Begatto Kitchen).
Ma sono i momenti introspettivi e malinconici a determinare il mood dominante
di We don't live here anymore: Dess, We don't live here anymore, She could
tell they were Friends, What remains, In Pursuit of Silence. Tuttavia, anche
i brani meno melodici e più ritmici, se non decisamente free, sembrano ricoperti
da una leggera patina di malinconia.
Nell'attraversare le stanze della memoria, Guidi è accompagnato da un quartetto
d'eccezione, non soltanto per la caratura indiscutibile dei nomi, ma soprattutto
per la capacità di interpretare e rendere uno stato d'animo che prescinde dallo
stile, dalla ritmica, dalla melodia o dall'armonia del singolo brano. Nessuno di
questo straordinario quartetto – nemmeno un
Gianluca Petrella
particolarmente misurato – rompe mai le righe: la sezione ritmica di prim'ordine,
composta da Thomas Morgan al contrabbasso e Gerald Cleaver alla batteria,
è perfettamente in sintonia con la tessitura, a volte rarefatta a volte incalzante
del pianista, e l'interplay del trombone di Petrella e del sax di Michael Blake
è caldo e avvolgente. Insomma, questo We don't live here anymore sembra proprio
– per concezione ed esecuzione – introdurre
Giovanni Guidi nell'età della
maturità.
Dario Gentili per Jazzitalia
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
15/08/2010 | Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi) |
28/11/2009 | Venezia Jazz Festival 2009: Ben Allison Quartet, Fabrizio Sotti trio, Giovanni Guidi Quartet, Wynton Marsalis e Jazz at Lincoln Center Orchestra, Richard Galliano All Star Band, Charles Lloyd Quartet, GNU Quartet, Trio Madeira Brasil, Paolo Conte e l'Orchestra Sinfonica di Venezia, diretta da Bruno Fontaine, Musica senza solfiti del Sigurt�-Casagrande Duo...(Giovanni Greto) |
14/11/2009 | Intervista a Richard Galliano : "...utilizzare vari linguaggi è stata una necessità più che una scelta. Un fisarmonicista non può tagliare le sue radici. La fisarmonica non è mai servita a tracciare nuove strade musicali. Noi siamo necessariamente immersi nel nostro passato. E il nostro passato è quello di tantissimi musicisti di strada, gente che suonava ai balli popolari e nelle ricorrenze di paese. La fisarmonica, un organo portatile, non può prescindere da questa sua storia umile." (Marco Buttafuoco) |
21/06/2009 | Bologna, Ravenna, Imola, Correggio, Piacenza, Russi: questi ed altri ancora sono i luoghi che negli ultimi tre mesi hanno ospitato Croassroads, festival itinerante di musica jazz, che ha attraversato in lungo e in largo l'Emilia Romagna. Giunto alla decima edizione, Crossroads ha ospitato nomi della scena musicale italiana ed internazionale, giovani musicisti e leggende viventi, jazzisti ortodossi e impenitenti sperimentatori... (Giuseppe Rubinetti) |
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Data pubblicazione: 01/08/2011
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