Eelefante Rosso - ER 003CD
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Tommaso Cappellato
Open
1. Nowhere, Now Here
2. Open
3. Episode 29 (Cappellato, Guidi, Blake, Rehmer)
4. World Traveller
5. Mysteries of Life
6. Talk to Me
7. Scream Away (Cappellato, Guidi, Blake, Rehmer)
8. The Knight
9. Krishnamurti
10. He Said Then She Said (Cappellato, Rehemer)
11. Natural Element.
Tommaso Cappellato
- batteria, piano in #11
Michael Blake - sax soprano, sax tenore
Giovanni Guidi - piano
Joe Rehmer - basso
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I batteristi band- leader, solitamente, formano gruppi in cui il suono
delle percussioni sopravanza gli altri strumenti o – comunque - assume un ruolo
caratterizzante, di rilievo all'interno del progetto complessivo. Non è il caso
di Tommaso
Cappellato, almeno in questo cd.
Il batterista veneto ricopre, infatti, una posizione
di supporto verso gli altri compagni di avventura e si limita ad una funzione di
accompagnamento, di sottolineatura di determinati passaggi o a fornire colori, sfumature
per esplicitare l'idea ritmica propria di ogni brano. Nel suo quartetto ha selezionato
musicisti di particolare valore e capacità, cominciando dal pianista Giovanni
Guidi, uno dei più rinomati nuovi talenti del jazz italiano. I suoi modelli
sono Keith
Jarrett e Chick
Corea, indubbiamente, ma, in questo disco, si nota una qualche discendenza
pure dal pianismo cool di Lennie Tristano. Insomma, in ogni suo intervento si coglie
la sua cultura musicale e la sua intenzione, allo stesso tempo, di distinguersi
dai maestri che ha scelto come archetipi. Al sassofono si impone il magistero di
Michael Blake, più convincente al tenore che al soprano ma, ad ogni buon
conto, un signore delle ance. Al tenore, appunto, il musicista americano riprende
la lezione di Warne Marsh, transitando velocemente per Coltrane, per approdare ad
Archie Shepp,
mantenendo, però, un suono "bianco" nel suo strumento principale. E' ancora newyorkese
il bassista Joe Rehmer, il meno famoso dei tre, dotato di una cavata potente,
di un fraseggio intrigante, con qualche similitudine con Miroslav Vitous o i bassisti
storici dell'ECM, Eberhard Weber, Palle Danielsson in primis. La musica che si ascolta
in questo disco è multiforme e varia. Ogni traccia ha una sua fisionomia, ma si
percepisce un'omogeneità di discorso, fondamentalmente. Volendo trovare una definizione,
siamo di fronte ad un jazz moderno, attento alla tradizione nella pronuncia, nel
"mood" e proiettato in avanti nella costruzione dei brani, senza, però "deragliare"
oltre i confini del genere.
Nei primi due pezzi "Nowhere, now here", Michael Blake
usa il soprano con un suono simile all'armonica. In entrambe le occasioni si distinguono
le entrate "in punta di bacchetta" di Cappellato, un campione del "bon ton", come
batterista. Nel senso che, prima di introdursi, sembra chiedere il permesso ai suoi
partners. Nelle due improvvisazioni collettive "Episode 29" e "Scream
away", i quattro musicisti danno vita ad un contrasto timbrico piuttosto netto,
che contiene una sua armonia, pur nella ricercata disarmonia di base. I brani migliori
sono: "World traveller", con un andamento ondivago, dove emergono un riff
ostinato del basso, ripreso da piano e batteria e l'intervento melodico, ma asciutto,
essenziale del sax. Inizia con un dialogo a due, fra Blake e Cappellato,
"The knight" che si dipana, poi, con un incedere "neo-cool dell'anno 2009"
e vanta momenti atonali e un accompagnamento incalzante, quasi assillante da parte
di Giovanni Guidi. Riprende una fisionomia funky il colloquio fra basso e
batteria in "He said then she said", dove i due protagonisti si dilettano
a portare a rottura un ritmo cadenzato, rockeggiante, dopo essersene serviti. Chiude
il disco Cappellato in solitudine, al piano, con un'altra sua intensa composizione.
Insomma, "Open" è un cd dalle tante qualità, che dimostra come
il talento "discreto" di Cappellato, "rodato" dalla frequentazione
di buone scuole e di altrettanto ben scelte compagnie, sia in grado di produrre
una musica controllata e aperta al contributo di validi musicisti.
Gianni B.Montano per Jazzitalia
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
15/08/2010 | Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi) |
28/11/2009 | Venezia Jazz Festival 2009: Ben Allison Quartet, Fabrizio Sotti trio, Giovanni Guidi Quartet, Wynton Marsalis e Jazz at Lincoln Center Orchestra, Richard Galliano All Star Band, Charles Lloyd Quartet, GNU Quartet, Trio Madeira Brasil, Paolo Conte e l'Orchestra Sinfonica di Venezia, diretta da Bruno Fontaine, Musica senza solfiti del Sigurt�-Casagrande Duo...(Giovanni Greto) |
21/06/2009 | Bologna, Ravenna, Imola, Correggio, Piacenza, Russi: questi ed altri ancora sono i luoghi che negli ultimi tre mesi hanno ospitato Croassroads, festival itinerante di musica jazz, che ha attraversato in lungo e in largo l'Emilia Romagna. Giunto alla decima edizione, Crossroads ha ospitato nomi della scena musicale italiana ed internazionale, giovani musicisti e leggende viventi, jazzisti ortodossi e impenitenti sperimentatori... (Giuseppe Rubinetti) |
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Data pubblicazione: 24/04/2010
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