CAM JAZZ is a label of the KEPACH group
KEPACH Music S.r.l. - All rights reserved
Via Cola di Rienzo, 180 - 00192 Rome (Italy)
Tel: (39-06) 6840791
E-Mail: info@CamJazz.com
Web Site: www.CamJazz.com
Se si vuole suonare il piano con successo, oggi, si devono avere i muscoli,
oppure si deve paradossalmente provenire dal passato proponendo cose nuove, magari
si deve anche far sorridere, si deve saper suonare di tutto un po' e se si è anche
bellocci o, semplicemente estrosi con aria genialoide, diventa tutto più facile...
Giovanni Guidi è un
ragazzo come tanti che si potrebbe confondere in una metropolitana tra migliaia
di suoi simili, ma nella sua anima cova un'interiorità molto sensibile, attenta
al particolare. Nel suo secondo album fa "poco casino", non "parla" molto ma...si
fa ascoltare, coadiuvato da una ritmica eccellente composta da
Stefano Senni
al contrabbasso e Joao Lobo alla batteria e supportato dal corroborante sax
di Dan Kinzelman.
Primo brano, prima dedica. Forse al Walter nazionale, mancato presidente
del consiglio? Walter's mistake è suonato in
piano solo, con momenti ostinati ora armonici, ora ritmici.
Secondo brano, seconda (inaspettata) dedica.
Come non ritrovare sin dai primi "urli" del sax il suono oramai unico di
Francesco Bearzatti?
E' solo dopo un'attenta lettura del titolo che scopriamo con sorpresa che una nota
inizialmente non del tutto positiva (non è mai un plus ricordare così schiettamente
il suono di un altro musicista) diventa invece addirittura da rimarcare.
Frankie Bear è infatti proprio
Francesco Bearzatti,
e a lui è dedicato questo brano dove si colgono forza e ribellione. E' come avvertire
un senso di spavalderia mista a voglia di cambiamento di quel che si vede, di quel
che si vive, una denuncia. Nonostante la marcata sonorità, nell'andamento armonico
vi sono però momenti che evocano addirittura malinconia. Davvero notevole il sax
di Dan Kinzelman.
La quiete dopo la tempesta è The house behind
this one. La dolcezza che si poggia sulla semplicità di un tema esile
ma talmente efficace nello svilupparsi man mano che vi si gira intorno. Un po' d'America
ma anche un po' di paesaggi appartenenti – oramai - a qualsiasi parte del mondo.
Si può immaginare il freddo Nord Europa, come il silenzio Africano o magari un angolo
meraviglioso e nascosto della terra umbra natìa. Una dinamica gestita con molta
sapienza che garantisce la netta distinzione degli interventi di tutti gli strumenti.
Quizas, quizas, quizas è come un lamento
corale, pacato, enunciato da tutti gli strumenti i quali si spartiscono l'essenza
delle frasi del tema poggiandosi sul frullo della batteria di Joao Lobo.
Si contrappone ai Guerrieri della Pace di Coleman il tentativo
di "rinuncia alla guerra" di Giovanni Guidi che cerca di vedere le asperità
della civiltà di oggi da un punto di vista di speranza auspicabile ma, comunque,
non per questo meno doloroso. Ed è questa sensazione di dolore che emerge dall'insieme
sonoro di Peace Treaty che poi si immerge nel
corroborante Peace Warriors di Coleman nel quale,
come uno sghignazzo, tutti gli strumenti sembrano porre in evidenza la falsità che
molti protagonisti mettono in atto al momento di dover parlare, trattare, di Pace.
Blues, secco, corposo, accelerazioni e cambi dinamici continui che offrono
spunti per piacevoli e virtuose improvvisazioni. Con Bubbles
si passa da una iniziale "canonicità" ad un graduale allargamento del legame che
tiene unito il quartetto arrivando infine a ricomporsi per rientrare, nel finale,
nelle battute "ordinarie" del prologo.
In Johnny Staccato e
Indian Summer, title track del
precedente album, riemerge quello che può
considerarsi lo stile principale del quartetto di Giovanni Guidi. I quattro
musicisti si muovono in modo totalmente autonomo ma assolutamente complementari
rievocando un jazz un po' nordeuropeo, asciutto, terso, nel quale si pone grande
attenzione non solo alla nota nell'istante in cui la si suona ma piuttosto al tempo
in cui essa sa rimanere viva, attiva, all'interno dello spazio in cui è emessa.
E lo si fa ponendo subito un supporto ora attraverso la batteria, ora attraverso
il contrabbasso, creando una sorta di manto sonoro, come un velo completamente dispiegato
e agilmente sorretto da un soffio d'aria uniforme.
La chiusura dell'album è affidata a You are here,
un brano del dj londinese Nathan Fake, arrangiato nel rispetto dell'impostazione
della versione originaria. Prima parte molto intimista e seconda parte aggressiva,
un po' rockeggiante ma sempre con il tema fondamentalmente "innico".
Giovanni Guidi ha cominciato ad imporsi presto, ha messo quanto prima
a "parte civile" un Top Jazz e si è subito identificato come un musicista in grado
di andare oltre gli stilemi agguantando stille di jazz nordico, frammenti di sound
ECM, granelli di passato e anche preziose scorte di musica a 360°. Un'open mind
che fa davvero piacere ascoltare e che potrebbe imporsi tra non molto all'attenzione
della critica internazionale.
Marco Losavio per Jazzitalia
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
15/08/2010 | Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi) |
28/11/2009 | Venezia Jazz Festival 2009: Ben Allison Quartet, Fabrizio Sotti trio, Giovanni Guidi Quartet, Wynton Marsalis e Jazz at Lincoln Center Orchestra, Richard Galliano All Star Band, Charles Lloyd Quartet, GNU Quartet, Trio Madeira Brasil, Paolo Conte e l'Orchestra Sinfonica di Venezia, diretta da Bruno Fontaine, Musica senza solfiti del Sigurt�-Casagrande Duo...(Giovanni Greto) |
21/06/2009 | Bologna, Ravenna, Imola, Correggio, Piacenza, Russi: questi ed altri ancora sono i luoghi che negli ultimi tre mesi hanno ospitato Croassroads, festival itinerante di musica jazz, che ha attraversato in lungo e in largo l'Emilia Romagna. Giunto alla decima edizione, Crossroads ha ospitato nomi della scena musicale italiana ed internazionale, giovani musicisti e leggende viventi, jazzisti ortodossi e impenitenti sperimentatori... (Giuseppe Rubinetti) |
|
Invia un commento
Questa pagina è stata visitata 4.208 volte
Data pubblicazione: 23/11/2008
|
|