|  | Dan Kinzelman's Ghost Stonebreaker
 
 
  Parco della Musica Records (2014)
 
 1. Whorl
 2. Brightening
 3. Stonebreaker Breaker
 4. Elsewhere
 5. Vampires
 6. Ben Muso
 7. Ire
 8. We Build our Nest
 9. Fine Horseman
 10. Vorschlag
 11. Caesura
 12. La saeta
 13. Light Cone
 14. Promenade
 15. Bird's Lament
 
 
 Dan Kinzelman - sax tenore, flauto, clarinetto, percussioniMirco Rubegni - tromba, corno, percussioni
 Manuele Morbidini - sax alto, percussioni
 Rossano Emili - sax baritono, clarinetto basso, percussioni
 
 
Dan Kinzelman è un polistrumentista nato nel Wisconsin, ma residente da anni 
in Umbria e adottato a tutti gli effetti dall'ambiente del jazz italiano. Lo stesso 
è inserito stabilmente nei Sousaphonix di Mauro Ottolini e vanta collaborazioni 
eccellenti con Giovanni Guidi ed
Enrico Rava, 
fra gli altri. "Stonebreaker" è il disco d'esordio del suo nuovo quartetto "Ghost", 
comprendente quattro giovani musicisti impegnati, oltre che sugli strumenti a fiato 
di elezione, pure alle percussioni.  
Si ascolta un po' di tutto quindici brani del cd, bozzetti che vanno da un minimo 
di novanta secondi ad un massimo di quattro minuti con un unico pezzo lungo oltre 
i sette, eponimo dell'album. Sono quadretti di senso compiuto o indefinito, pronti 
ad essere ampliati, dilatati nelle esecuzioni dal vivo. Nel disco c'è posto per 
climi e situazioni, prima presentati e poi, abbastanza velocemente, abbandonati 
per scoprire altre "pietre da spaccare", cioè territori da esplorare. Si transita 
da echi africani, con il suono raddoppiato del flauto in dialogo con un picchiettio, 
un battito che sembra giungere direttamente da una foresta intricata, ad una sequenza 
nitida, all'unisono di ance e corno, vagamente barocca, arricchita da un solo alquanto 
lirico del sax alto. Si ascolta la citazione di una marcia sinfonica, solenne e 
triste, alternata a passaggi pieni di groove con una frase che va e viene creando 
un ritmo semplice e contagioso. Si assiste alla proposta di melodie semplici, ma 
incisive, portate avanti con sensibilità da tromba e ance e ci si imbatte, dopo 
una curva, in convulsi assoli di impronta libera sconfinanti nell'atonalità. E' 
un incontro o uno scontro, solo apparente, fra un tipo di approccio classico, levigato 
alla materia e un aggancio con le licenze armoniche della stagione del free e del 
post-free, per arrivare ad una possibile sintesi in tante stanze separate e comunque 
comunicanti. E' il blues, ancora un ritorno alle origini, a costituire un ulteriore 
elemento unificante, come matrice comune, retroterra solido su cui possano poggiare 
sviluppi affascinanti e imprevedibili. Insomma in questo album si assemblano elementi 
diversi e tipi di prospettiva vicini o distanti per produrre un oggetto artistico 
di compendio fra parecchie suggestioni differenti. 
Kinzelman è l'autore di quasi tutti i brani e, da mente organizzatrice, impone una 
scissione del suo gruppo, all'occorrenza, in parti più piccole. Così si alternano 
momenti in completa solitudine, a dialoghi a due o a tre strumenti a volte con sottofondo 
di percussioni. E' uno scenario che muta di tratto in tratto, sempre sostenuto da 
un'idea compositiva forte e determinata. 
"Stonebreaker" è, in fin dei conti, un esordio più che ragguardevole per una formazione 
molto preparata, disponibile a seguire la rotta tracciata in modo originale dal 
musicista americano, che non può più essere considerato soltanto un sideman di lusso, 
avendo la stoffa pregiata del bandleader.
 Gianni Montano per Jazzitalia
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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| Questa pagina è stata visitata 806 volte Data pubblicazione: 12/04/2015
   
 
 
 
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