Enzo Pietropaoli e Adriano Viterbini
Futuro primitivo
Parco della Musica Records, 2013
1. Sitting on top of the world
2. Black hole sun
3. Canzone per chiamarti
4. King of pain
5. Persi
6. T-bird to Vegas
7. Nothing compares to you
8. Let it roll
9. You never wash up after yourself
10. At the dark end of the street
Enzo
Pietropaoli - contrabbasso
Adriano Viterbini - national guitar, dobro, Weissenborn
Pietropaoli e Viterbini, il Futuro è Primitivo
Non quello di Manduria che si beve - anche se l'atmosfera è così
raccolta e intima che un buon rosso ci starebbe tutto - ma il Primitivo come radice
da cui cresce ad libitum un nuovo presente. E infatti i brani di questo album sornione
e delicato sono quasi tutte cover scelte sia da un passato antico di blues e soul
(principalmente dell'area Memphis a cui Viterbini è legato) che dall'attualità di
Thom Yorke e Prince (per la cover di Nothing compares to you), passando per
una intensissima King of pain di Sting, mentre i due brani originali sono
entrambi di Pietropaoli (particolarmente bella è Canzone per chiamarti).
Pietropaoli è il solito gigante. Così difficile dire qualcosa
di non banale su un musicista che sulla pagella ha 10 in tutte le materie e una
forza così emotiva e vibrante. Sorregge come un padre autorevole e affettuoso, quasi
carezzevole, le partiture di Viterbini, che restituisce melodie con quella intensità
incapace di arrendersi che soggiace al blues, la sua forza morbida ma tenace, capace
di attendere, prolungarsi, come certe note tenute oltre ogni accettabile malinconia.
Ma riesce a essere anche tutto così moderno il loro stile, capace di lambire molte
sonorità, cambiare direzione, e ogni strumento usato da Viterbini (che sia national
guitar, dobro o la lap steel Weissenborn) ha una cifra precisa, di un blues moderno,
ma primitivo.
Enzo, da cosa nasce questo progetto, hai cercato tu Adriano,
o viceversa?
Sono stato più io a cercare lui, in un primo momento non era un "lui" così delineato
nella persona di Adriano, quel "lui" che cercavo era la conseguenza del desiderio
di riallacciare il mio rapporto con il blues ma ancor più con il rock, la musica
delle mie origini, una musica che ancora oggi è per me grande fonte di ispirazione,
poi un giorno ho visto Adriano suonare al concertone del 1° maggio e ho capito che
quel "lui" poteva essere lui, perdonatemi il gioco di parole...
La scelta dei brani l'avete fatta insieme? Come li avete
costruiti?
Per quanto riguarda i brani, forse per una questione di rispetto per la mia veneranda
età, Adriano mi ha concesso un po' più di scelta, ma non c'è mai stata prevaricazione,
la musica è sempre stata affrontata in modo che ognuno di noi fosse totalmente se
stesso, nessuno di noi due doveva snaturarsi strizzando l'occhiolino all'ambito
artistico di provenienza dell'altro, abbiamo dato forma ai singoli pezzi provando
a casa mia, soprattutto suonando insieme e confrontandoci, mai con un arrangiamento
predefinito.
Cosa hai cercato maggiormente di esprimere di tuo, in questo
disco?
Il mio amore per la musica acustica, per il suono puro dello strumento, senza intermediazioni,
la ricerca della emozione, con estrema semplicità.
Inserisci un commento
© 2000 - 2024 Tutto il materiale pubblicato su Jazzitalia è di esclusiva proprietà dell'autore ed è coperto da Copyright internazionale, pertanto non è consentito alcun utilizzo che non sia preventivamente concordato con chi ne detiene i diritti.
|
Questa pagina è stata visitata 1.267 volte
Data pubblicazione: 15/06/2014
|
|