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Reims-Demuth-Wiltgen
One in a Blue Moon
Cam Jazz (2018)
1. Freedom Trial
2. Push
3. 22 May
4. Both Sides Now
5. New Beginning
6. Never Seen Again
7. Sacred Conversation
8. Catherine's Song
9. A Day In The Village
10. Between A Rock And A Hard Place
11. Dante
12. Coming Home
13. Sunrise In Juba
Michel Reis - pianoforte Marc Demuth - contrabbasso Paul Wiltgen - batteria
Sembra che i nordeuropei facciano a gara per riscrivere i confini
del piano jazz. E, bisogna dirla tutta, il tenzone produce frutti buoni e freschi.
Ed è il caso della triade lussemburghese che dà in pasto ai posteri un goloso grappolo
di brani che, attenzione, non mettono in discussione il glorioso passato del trio
del piano jazz, ma ci raccontano quanto sia possibile superarlo con garbo, tatto
e idee innovative, senza dover emulare – ob torto collo – Tizio, Caio o Sempronio
con orecchio e volto nostalgico.
Qui non c'è chi giganteggia, anche se a Michel Reims, ovviamente, è dato l'incarico
di portare avanti linee melodiche, sempre in proscenio, e armonie. Il podio è da
dividersi alla pari, con Marc Demuth che tornisce a fondo le corde del basso sviluppando
un groove sostanzioso e di grana grossa, come nel brano d'apertura ("Freedom
Trial"); Paul Wiltgen è un creatore di ritmi, di soluzioni aperte e acquarelli
sonori in cui Reims sguazza con piacere.
Il suono arriva triplice e molteplice: l'attenzione non è solo rivolta all'eleganza
del pianoforte, ma semmai alle composizioni. L'unisono porta a dei cambi di volumi,
a delle sospensioni, rarefazioni pronte a sprigionare una muscolarità disinvolta.
Reims fa la voce grossa nella veste autoriale, lasciando a Demuth e Wiltgen, a testa,
un brano: del primo si ascolta l'espressionistica "Dante" e del secondo la
cantabile " Between A Rock And A Hard Place". Nel mezzo di una selva di brani
autografati dal trio, si rinviene una piccola perla che rec ail sigillo di Joni
Mitchell, "Both Sides Now", farcita dall'appetitoso contrabbasso di Demuth
che ne canta la melodia con passo sicuro. Il tocco di Reims è di quelli che hanno
a mente anche la musica classica, con accordi aperti, un linguaggio forbito, tinte
delicate mai noiose ed esibizionistiche, abile nel dare forma a strutture circolari
che incanala perfettamente nell'improvvisazione.
Così, anche dal vicino e piccolo Lussemburgo arrivano belle novità, di quelle che
si ricordano quanto l'Europa abbia sempre a cuore la poetica melodica e la narrazione
non angolare e troppo virile. La maestria nel tessere un racconto in poche parole,
in versi musicali mai lunghi rende questo album un piccolo capolavoro di certosina
sensibilità artistica.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
14/11/2009 | Intervista a Richard Galliano : "...utilizzare vari linguaggi è stata una necessità più che una scelta. Un fisarmonicista non può tagliare le sue radici. La fisarmonica non è mai servita a tracciare nuove strade musicali. Noi siamo necessariamente immersi nel nostro passato. E il nostro passato è quello di tantissimi musicisti di strada, gente che suonava ai balli popolari e nelle ricorrenze di paese. La fisarmonica, un organo portatile, non può prescindere da questa sua storia umile." (Marco Buttafuoco) |
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Data pubblicazione: 19/11/2018
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