Intervista a Ermanno Basso
Dublino, febbraio 2013
di Daniela Floris
foto di Daniela Crevena
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Qui a Dublino c'è il produttore dell'etichetta
CAM Jazz Ermanno Basso. Lo abbiamo
intervistato perché da lungo tempo tra 12points e CAM Jazz esiste una reciproca
stima: l'attenzione ai giovani, il cercare nuovi talenti ha fatto si che ci sia
da subito stato un dialogo proficuo. L' anno scorso il gruppo finlandese Big Blue,
prodotto dalla CAM è stato selezionato come formazione supportata per tre anni da
12point. Incontriamo Basso durante un caffè mattutino prima di recarci ad una interessante
sessione di incontri sulla situazione del Jazz in Europa.
Basso, ti trovi qui perché Enrico Zanisi (che ha firmato il suo primo cd
da leader proprio con l' etichetta di cui lei è produttore) è stato selezionato
a Dublino come artista italiano. Sei stato sorpreso di questa scelta di 12points?
Beh, è sempre una sorpresa quando gli artisti vengono chiamati nei festival,
soprattutto in questo periodo e già quando parliamo di Festival italiani. A maggior
ragione qui a Dublino. Siamo tutti contentissimi, soprattutto per lui ma anche per
noi come etichetta. L'anno scorso "Big Blue" (gruppo finlandese sempre della vostra
scuderia) si è addirittura guadagnato il supporto triennale che spetta ai vincitori.
Di certo questa è una vittoria anche per CAM Jazz.
Quando è nata l' idea di produrre artisti giovani provenienti da tutta Europa?
Questa è una cosa che CAM ha in comune con 12POINTS!
Diciamo che è capitata una contemporaneità, nel senso che erano anni che avevamo
in progetto di fare una etichetta dedicata ai giovani, per la quale avevamo scelto
il nome di "Rooky Jazz" (Rooky nello slang americano sono i novizi, quelli che arrivano
a fare qualcosa mai fatta prima). L' avevamo messa da parte, però, perché era il
2005, anno in cui producemmo circa venticinque
CD, e non riuscimmo a dedicarci come avremmo voluto a questo progetto.
Dopo di che producemmo il primo disco di Giovanni Guidi, che divenne anche
il primo disco di "CAM Jazz presents": a quel punto Giovanni venne selezionato per
12points.
In un periodo economicamente difficile non è rischioso investire su nuovi talenti
pressoché sconosciuti? Che percentuale di artisti giovani decidete di produrre in
CAM?
Non abbiamo una percentuale, nel senso che, come per l'etichetta più grande,
produciamo ciò che ci piace. Neanche quello che ci interessa: quello che ci diverte.
Prima dal punto di vista musicale. Ma poi se anche dal punto di vista umano troviamo
persone valide, abbiamo fatto bingo e produciamo dischi, e artisti, soprattutto.
E' assolutamente rischioso, ma d' altro canto se non si fa così … proviamo a far
vedere al pubblico che oltre a tutti i grandi nomi, i miti viventi del Jazz contemporaneo,
ci sono anche dei ragazzi che si stanno dando da fare e che potrebbero diventarlo.
Non è detto che poi tutti diventino stelle del Jazz. Ma se uno non mette mai la
locomotiva sulle rotaie e non la fa partire dalla stazione quella non arriverà mai
dall' altra parte. E non ci saranno viaggiatori.
Ci vuole coraggio…
Beh, certo.
Sei continuamente alla ricerca di nuovi talenti. Questa ricerca avviene anche
durante i tuoi viaggi in cui porti i tuoi artisti in giro. Proponi ma allo stesso
tempo indaghi … cosa è che ti fa propendere verso uno o l' altro artista? Cosa fa
scattare l' interesse?
Mi devono piacere, si. La musica è la prima cosa, anche se poi la musica e l'approccio musicale che hanno questi ragazzi non è quello dell'artista affermato.
Per cui sai e speri che abbia delle potenzialità per crescere. Per cui secondo me
il fatto musicale è importante, certo, ma non è l'unico focus principale su cui
concentrarsi. Ciò che conta è un po' la persona a 360 gradi con tutte le sue sfaccettature,
il suo mondo musicale, la sua anima. Per me è così.
Hai bisogno di una completezza insomma.
Si io ho bisogno di una completezza, è un po' come un embrione, una pupa che si
trasforma in farfalla, per lo meno quella è la speranza.
E' anche una questione di intuito?
Si, intuito, nel senso che uno ci prova. Poi non siamo infallibili, naturalmente.
Pur essendo gli artisti tutti bravissimi, non tutti escono fuori come all' inizio
speriamo. Molti ma non tutti.
Giri molto per l'Italia, ma anche per l'Europa e hai il polso generale della
situazione del Jazz a livello internazionale. Si potrebbe in Italia organizzare
un Festival simile a questo che va in scena a Dublino?
Da Italiano spererei di si, tanto è vero che in questi anni di collaborazione e
di rispetto reciproco tra la CAM Jazz e 12points abbiamo sempre avuto un rapporto
ottimo: ieri abbiamo avuto una riunione con Gerry Godley, il direttore del festival,
che ci ha coperto di complimenti, per cui credo di si. Mi piacerebbe che si organizzasse,
ma credo che sia complicatissimo, perché questo è un festival molto vicino ai giovani
e che interagisce strettamente con tutte le istituzioni coinvolte. Io non so se
in Italia questo è possibile, non so se i vari istituti di cultura a Roma, a Milano,
o comunque nelle varie città coinvolte siano poi così sensibili ad un progetto simile.
Qui è spettacolare, funziona tutto a meraviglia, millimetrico: di solito in CAM
Jazz diciamo che il 12points sembra un piccolo North Sea Jazz Festival. E' un ingranaggio
oliatissimo, non c'è una sbavatura. E' bello, e soprattutto è bello il concept di
invitare i ragazzi per tutta la durata del festival e farli interagire tra di loro.
Organizzando conferenze, organizzando gite nei musei come è stato ieri mattina…
è un po' militare la cosa, ma è goliardica allo stesso tempo, divertentissima. E
infatti quando poi i ragazzi sono a briglie sciolte, quando non sono più nel canale
delle istituzioni, vale a dire quando a mezzanotte vanno tutti al club delle Jam
Sessions li vedi che si lasciano andare: ed è un piacere totale vederli suonare,
interagire. Gente di estrazione di tutti i tipi, è bellissimo.
Se potessi indicare l' "ossigeno" che serve al Jazz, cosa indicheresti?
Il coraggio.
Hai in cantiere per CAM Jazz altre novità assolute riguardo giovani talenti?
Il 26 febbraio esce il cd di Alessandro Lanzoni giovanissimo pianista
toscano, in trio, si chiama "Duck Flavour": ci sono un
po' di standards e anche un po' di brani originali, come sempre accade in questa
nostra etichetta dei giovani, così vediamo questi ragazzi come suonano ma anche
come compongono, che penna hanno.
14/11/2009 | Intervista a Richard Galliano : "...utilizzare vari linguaggi è stata una necessità più che una scelta. Un fisarmonicista non può tagliare le sue radici. La fisarmonica non è mai servita a tracciare nuove strade musicali. Noi siamo necessariamente immersi nel nostro passato. E il nostro passato è quello di tantissimi musicisti di strada, gente che suonava ai balli popolari e nelle ricorrenze di paese. La fisarmonica, un organo portatile, non può prescindere da questa sua storia umile." (Marco Buttafuoco) |
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Data pubblicazione: 28/04/2013
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