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Intervista al cuore pulsante del 12points Festival di Dublino:

Gerry Godley ci spiega il Jazz dei giovani musicisti europei.
febbraio 2013
di Daniela Floris

12Points Festival a Dublino è sinonimo di Jazz europeo: un jazz fatto solo però di musicisti giovani, al massimo trentenni, che arrivano qui in città per una lunga settimana di musica, jam session, dibattiti e che portano e fanno conoscere la loro musica e la loro cultura: occasione unica per dare ossigeno, freschezza, spunti che non si esauriscono nell' esibizione di una sera al panorama Jazzistico internazionale. Un humus energetico che prende vita qui a Dublino e che da Dublino viene poi beneficamente fatto circolare attraverso tutti i paesi europei, anche attraverso lo scambio di esperienze, informazioni, tra giornalisti, operatori del settore, gli stessi artisti che hanno la possibilità di interagire durante incontri organizzati dal direttore Gerry Godley. Vera anima di questo festival, del quale è ideatore, organizzatore, cuore pulsante. Ci ha concesso questa intervista tra la conclusione di un incontro sul futuro del Jazz in Europa e l' inizio dei concerti al Project Arts Centre.



Jerry, come nasce la tua passione per il Jazz?

E' molto interessante questa domanda… vedi, la maggior parte della gente inizia ad ascoltare registrazioni, dischi di qualcuno della famiglia, generalmente il padre o un fratello più grande. Nel mio caso, invece, il mio fratello maggiore mi portava la domenica mattina, forse avevo 6 o 7 anni, a concerti, che potevano svolgersi in un bar, o un hotel, nel quale c'erano ragazzi che suonavano il dixieland. Non sapevo niente di questa musica ma ho scoperto molti anni dopo che molti dei più grandi musicisti jazz irlandesi suonavano in quei gruppi. Tutto questo mi è tornato alla mente da poco, e ricordo alcune esperienze fantastiche… specialmente riguardo a batteristi… mi ricordo in particolare John Whadam, che è stato un grande musicista. Ma c'era anche il resto…l'odore: la gente fumava ancora nei bar, quindi c'era odore di fumo; era domenica mattina e c'era odore di birra, l'odore degli uomini. Quando sei un bambino piccolo sei proprio al di fuori di queste cose, quindi le avverti e ti colpiscono. Questa è stata la mia prima esperienza con il jazz. Questa è l'unica cosa bella che mio fratello più grande ha fatto per me! Scherzo, naturalmente.

Quando e come nasce il 12points Festival?
La prima edizione del festival risale al 2007 ma, a dire il vero, l'idea mi venne nel 2004 quando, se ricordi, si aggiunsero dieci nuovi membri alla comunità europea, durante la presidenza dell'Irlanda. Questo nuovo trattato annetteva Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. Ero ad un piccolo festival e ci siamo detti "perché non prendiamo un musicista da ognuno di questi paesi?" Fu davvero difficile trovare le persone, per molte ragioni, sai noi eravamo senza esperienza, ma ce la facemmo. Fu un importante esercizio, era la prima volta che realizzavo quanta musica ci fosse ancora da scoprire; eravamo abituati a guardare all'America per trovare musicisti! Quando arrivò questa opportunità nel 2007 alla presidenza dell'Unione Europea c'era la Germania: stavano cercando progetti culturali e ho iniziato a pensare a PAN, un festival europeo per giovani musicisti jazz, una sorta di show case program. A loro è piaciuta l'idea e ci hanno supportato finanziariamente per i primi anni. Ora però voglio dirti come mai abbiamo chiamato questo festival 12points. Ha a che fare con "l'Eurovision Song Contest "! Ricordo, ero piccolo, che in questo evento al momento della votazione ogni rappresentante di nazione aveva due punti a disposizione. In totale alla fine si sommavano dunque 12 punti, e 12 punti significavano un ottimo punteggio. Dodici punti in Europa, anche... Il nome suona bene anche in italiano "Dodici Punti. Ecco il perché questa scelta.

12points è strutturato in modo da avere una base a Dublino, ma in realtà non si svolge solo a Dublino. Ci spieghi come è organizzato?
Fin dall'origine, dall'inizio, abbiamo avuto un importante partner che è una piccola società dal nome Vestnorsk Jazzsenter a Berghen, al nord della Norvegia. Loro ci hanno aiutati dall'inizio, in modo molto generoso, a cuore aperto. Come dicevo, avevamo questa idea di suonare in altri posti, di portare il festival in altre nazioni. E così nel 2010 abbiamo portato il festival a Stavanger, nell'est della Norvegia. E' stata una esperienza buona ma è stato un po' difficile soprattutto avere un audience di gente locale, perché porti in scena una cosa completamente aliena, una sorta di terra sconosciuta da esplorare. Quindi abbiamo fatto una richiesta all'Unione Europea chiedendo di cofinanziare questo modello di festival che si svolge tra Dublino e le altre città europee. Siamo anche costruendo un altro progetto dal nome "12Points Plus" che è un programma di mobilità per i giovani artisti che hanno partecipato al 12Points e dopo il festival selezioniamo tre gruppi e mandiamo questi gruppi in giro per altri festival europei. E' una sorta di 12Point on the road, un 12points on tour.

Il Festival ad anni alterni si svolge in varie località europee, giusto? Un anno a Dublino, un anno in un' altra città europea….
Nel 2012 abbiamo portato il festival in Portogallo, alla Casa da Musica di Porto: una magnifica location. Nel 2014 ci trasferiremo ad Umea, nel nord della Svezia (che sarà la capitale europea della cultura). Nel 2015 saremo di ritorno a Dublino e per il 2016 stiamo parlando con quattro differenti partners potenziali.

Come scegliete i giovani talenti che andranno in scena a 12points? Come avviene il contatto e quali requisiti devono avere i partecipanti?
Quello che succede è una vera chiamata aperta a tutti. Infatti tutti gli anni riceviamo circa 300 richieste dall'Europa. C'è un criterio tecnico: gli artisti devono vivere in Europa, possono anche essere americani ma devono vivere in Europa. E noi non consideriamo soltanto gli stati membri dell'Unione Europea ma anche gli stati europei in senso esteso, come la Svizzera e la Norvegia, e anche gli stati vicini, come la Turchia e luoghi di questo genere. Gli artisti dovrebbero avere un'età tra i 25 e 30 anni o poco più. Il criterio è abbastanza flessibile, perché a volte i musicisti che provengono da posti meno sviluppati, si sviluppano a loro volta più tardi. In Scandinavia i musicisti si sviluppano molto presto grazie al sistema di educazione che hanno, ma in altri paesi non è lo stesso di questo dobbiamo tenerne conto. Inoltre i candidati devono avere un progetto di lavoro, un gruppo. Non si può fare domanda a 12points a prescindere, solo per partecipare, iscrivendosi all' ultimo momento e inventandosi qualcosa estemporaneamente. Noi ci accorgiamo di questo, facciamo ricerche. Ugualmente se il performer lavora da solo, deve dimostrare di aver già fatto dei lavori in solo. Nello specifico, cerchiamo artisti che hanno impressionato, che si sono distinti nella loro scena locale e nazionale che pensiamo siano pronti per una esperienza internazionale. Andare all'estero è una esperienza forte, e 12points si propone di essere un tramite per poi inaugurare un' esperienza al di fuori del proprio paese.

In cosa consiste il vostro supporto per tre anni al vincitore del festival?
Non c'è un vincitore, non è una competizione. L'altro anno abbiamo selezionato Big Blue (gruppo proveniente dalla Finlandia con etichetta italiana, la CAM) e altri due gruppi. Cerchiamo di creare un pacchetto, un' offerta, una storia, con tre gruppi che mostrino significativamente cosa stia succedendo in un'altra parte dell'Europa. La questione non è chi sia il migliore, ma piuttosto far conoscere quale sia la scena negli altri paesi. Noi mandiamo questi gruppi in altri festival europei. Naturalmente i gruppi prescelti devono essere adatti alla programmazione dei festival nei quali verranno ospitati. E' importante anche che gli artisti siano diversi tra loro, è importante la diversità, il loro diverso "colore".

Quali sono le maggiori difficoltà che si incontrano organizzando un festival innovativo come 12points?
Non è una sfida più grande di qualsiasi altro festival, ci sono le stesse cose.. capisci…siamo come una agenzia di viaggi: viaggi, compensi, un sacco di hotels. La differenza forse è che interagiamo con gli artisti direttamente, ci sono pochissime agenzie di management a questi livelli. La maggior parte dei musicisti non ha una agenzia e questo può facilitarti le cose in alcuni casi e complicartele in altri. Ad esempio: magari qualcuno non ha mai viaggiato al di fuori del suo paese e quindi è inesperto. E' una esperienza d'apprendimento per loro.

A parte 12points, dal punto di vista jazzistico Dublino, e in generale l' Irlanda, sono vivaci, ci sono molti artisti? e se si, girano per il mondo o per l' Europa?
La scena jazzistica di Dublino e dell'Irlanda è buona, è vivace. Ci sono gruppi che lavorano bene… Ci sono le difficoltà che si trovano ovunque ma, a dire il vero, forse anche a Dublino non ci sono molte opportunità per suonare. Però credo che i giovani musicisti qui suonino molto spesso perché Dublino è ancora una grande città per la musica live. Ci sono un sacco di posti dove ancora si fa live music. Credo che le difficoltà siano però le stesse che ci sono in altri paesi. A volte si tende a far suonare lo stesso ristretto numero di musicisti e la tentazione è quella di migrare a New York o Berlino. Qui crescono bravi artisti, iniziano a lavorare e poi li senti al telefono e ti dicono che si stanno trasferendo a New York. Li capisco perfettamente, ma questo… è un problema. 12points vuole essere per Dublino un fattore di richiamo. Ci sono posti che hanno questo fattore di richiamo: Berlino, New York, Amsterdam, un po' Bruxelles, Parigi. Londra non molto. In una visione internazionale e complessiva, ci sono alcune città che attirano tutti i musicisti.

Che feedback avete avuto riguardo ai giovani jazzisti che hanno partecipato a 12points?
Sono tutti molto felici e toccati dall'esperienza. Per me e il mio team è molto bello lavorare per dare questa opportunità a giovani artisti perché ne hanno veramente bisogno e ci prendiamo cura di loro molto bene, li paghiamo abbastanza bene, diamo loro ottime attrezzature, hanno vitto e alloggio, li facciamo sentire parte di questa esperienza. Possono rimanere dal primo giorno fino a tutta la durata del festival, se vogliono stare quattro giorni possono farlo, possono rimanere a sentire la musica, a creare relazioni con gli altri e con il resto della gente.

Non è una cosa meccanica: vieni, suoni e te ne vai…
Esatto, questa è la vita reale… qui è come se fossero in vacanza e la ragione è che vogliamo dare loro una finestra, un' anticipazione su come la loro vita potrebbe essere se fossero ad un livello molto alto: non è come suonare in un coffe shop. Proviamo, solo per qualche istante, ma apriamo per loro una finestra nel mondo di un professionista ad alto livello così che possano vedere e capire che se vogliono veramente far parte di quel mondo devono essere positivi e lavorare duramente.

Un festival come il vostro vive più di finanziamenti pubblici o di sponsor privati? Come vivete la crisi economica dal punto di vista culturale?
E' quasi tutto denaro pubblico che fa funzionare 12points. Sai, è un festival costoso, non è come gli altri festival: gli artisti sono molto giovani e non si recupera molto dalla vendita dei biglietti al box office. I biglietti per di più sono molto economici. Di sicuro 12points è più di un festival, è un qualcosa che serve a sviluppare la mente dei giovani artisti.. ma sai, magari l'anno prossimo sarà completamente diverso. Chiedimi il prossimo anno dove avremo raccolto i soldi necessari…

E' prevista una edizione in Italia?
Non so, la prossima opportunità è per il 2016 e per la prima volta in assoluto abbiamo una situazione in cui ci sono tanti paesi interessati ad ospitare il festival. Adesso dobbiamo pensare ad un processo attraverso il quale scegliere il posto più giusto, la location più bella. Sarebbe bello portare il festival in Italia, ci piacerebbe molto ricevere una offerta dall'Italia. I posti che scegliamo non sono grandi città, questo è un piccolo festival e se lo porti in una grande città come Londra viene ingoiato, inglobato. Dublino è della misura giusta. Cerchiamo un posto della misura giusta, che abbia una buona storia di musica, di festival, un' organizzazione, anche un' università, scuole di musica, una comunità di giovani musicisti. Andiamo spesso nel Nord Europa ma vorremmo andare anche ad Est, a Sud … ovunque.







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Data pubblicazione: 24/03/2013

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