Manu Dibango
Sabato 24 marzo 2007 - Auditorium Rai Torino
di Alessandro Armando
Foto di Leonardo
Schiavone
Torino è città africana in molti dei suoi quartieri, in diverse delle
sue vie strette e perpendicolari si tinge dei colori delle più diverse zone del
continente africano. Sono colori che hanno acquistato, in molti casi, la struttura
della capitale piemontese, anche il suo smog, sono integrazione, difficoltà e spesso
musica.
Molte realtà musicale sono nate dalla forte immigrazione africana vissuta
dalla città in questi decenni: c'è il canto folk-popolare dei piemontesi-africani
Mau Mau di Luca Morino e il regge che ha attraversato l'Italia degli
Africa Unite, c'è l'orchestra di Porta Palazzo (piazza e simbolo dell'immigrazione
torinese), spettacoli e rassegne, associazioni e gruppi tra i quali da più di quindici
anni spicca Musica
90.
Nata
nel 1990 con l'intento (decisamente realizzato!)
di portare a Torino altra Africa, di far transitare le musiche del mondo nei teatri
e nelle piazze di una città che stava prendendo sempre maggiore coscienza della
sua multietnicità, Musica 90 è ormai radicata nel territorio, lavora spesso in stretta
sinergia con le più importanti istituzioni del torinese, è diventata anche casa
di produzione e promozione: M90 Produzioni. In particolare è da sottolineare il
legame con Stefano Benni nelle sue passeggiate letterarie sui palchi del
jazz che ha portato al bellissimo omaggio a Thelonious Monk con il pianista
Umberto Petrin, poi edito in dvd da Feltrinelli: "Misterioso. Viaggio
nel silenzio di Thelonious Monk" (Musica 90-Feltrinelli,
2005) ma anche con
Damiani,
Trovesi
e Fresu.
Musica 90 ogni anno organizza il festival Dalle Nuove Musiche al Suono
Mondiale il cui cartellone è nutrito di musicisti provenienti da tutto il mondo
e difficilmente definibili in un "genere" musicale. Due importati appuntamenti jazzistici
nel cartellone 2007: Giorgio Gaslini
in piano solo a chiudere il festival e soprattutto il progetto speciale di Manu
Dibango: Maraboutink Big Band, concerto per i cinquanta anni dell'infinito
polistrumentista africano. Luogo del concerto di Dibango: l'Auditorium Rai,
ristrutturato e riaperto durante le Olimpiadi, e sede dell'Orchestra Sinfonica Nazionale
della Rai. In breve un piccolo tempio della musica che è emblema della classicità,
aperta e contemporanea, già della Torino pre-multietnica. Musica 90 e l'energia
di Manu Dibango trasformano l'Auditorium in una piazza d'Africa, l'orchestra
del saxofonista africano è accompagnata dai "torinesi"
Gianluca Petrella
e Carlo Actis Dato che completano il riuscito intreccio delle diverse realtà
che questo evento ha saputo miscelare.
Sul palco torinese Manu Dibango porta tutta la sua vita diritta
e diretta (come il suono potente del suo sax) conficcata nel jazz, nella sua storia
e soprattutto nelle sue origini. Il concerto si apre con una lunga e articolata
invocazione, Dibango alterna voce, sax, marimba e i suoi musicisti e coristi
lo seguono.
La direzione è fortemente centralizzata, lo spazio per gli assoli, anche
per i due ospiti italiani, è spesso limitato, ma la musica cresce e le poltrone
rosso-perfetto della platea cominciano a tingersi di Africa.
Dibango danza con il saxofono, mette il fiato nel posto giusto proprio
come i movimenti pensati di un ballo, duetta con
Petrella
e con Actis Dato e lascia spazio alla irresistibile velocità ritmica del
batterista Jacques Conti-Bilong e alle percussioni di Guy Nwogang.
L'alternanza delle lunghe scene ritmiche,degli assoli, del canto riescono a trascinare
la musica dell'africa torinese verso quel senso ricercato di "suono mondiale" inseguito
da Musica 90; Manu Dibango è icona in movimento che ha intriso la sua vita
e il suo suono della mondialità che la musica più di qualunque altra arte può avere
e insegnare.
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
15/08/2010 | Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi) |
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Data pubblicazione: 19/08/2007
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