Nel registrare i nove brani che costituiscono "Opening",
disco in verità fuori commercio, destinato ad essere distribuito in allegato alla
rivista Jazzit (n. 41 e comunque in vendita su www.jazzos.com),
il quartetto guidato dal contrabbassista
Marco Bardoscia
riesce comunque ad offrire un prodotto molto appetibile, un saldo trampolino di
lancio per futuri lavori, magari più impegnati sotto il profilo della distribuzione.
A giocare a favore del disco, a conferirgli originalità, concorrono sicuramente
il gusto dei nostri per il suono "bello", così come la scelta di un organico variato
rispetto al quartetto standard, dove si è soliti trovare il pianoforte nella sezione
di accompagnamento. Qui invece esso è sostituito dalla chitarra di
Alberto
Parmegiani e ciò che ne viene è fondamentalmente, oltre ad una sensazione
di maggior respiro, un suono molto moderno e versatile. A rafforzare la formazione
partecipano anche dei guests: innanzitutto il ben noto trombonista
Gianluca Petrella,
la cui presenza si fa sentire in maniera marcata e condiziona quasi l'intero disco;
troviamo poi gli interventi isolati di
Andrea Sabatino
al flicorno e Alessandro Monteduro alle percussioni.
Anche se di per sé il quartetto è molto coeso e riesce ad appassionare
l'ascoltatore, l'idea di invitare
Petrella
è stata di sicuro la carta vincente, e ciò è davvero evidente, ad esempio, nei momenti
in cui egli imbastisce con
Raffaele Casarano
(sassofoni) fitte e curate linee melodiche nei temi di brani come "Piedi
per terra" o "No Money". L'unico
dispiacere è constatare la mancanza di adeguato spazio a Dario Congedo (batteria),
il cui ruolo appare un po' costretto all'accompagnamento: il disco è molto ritmato
e forse gli si sarebbero potuti riservare più momenti solisti. Le idee certo non
gli mancano e lo dimostra la sua introduzione a "Lite Domestica".
E' comunque doveroso osservare come nel suo modo di accompagnare usi uno stile molto
ricco di espressione, preferendo a volte usare pattern inusuali o estrosi (lo si
ascolti in "Joy in 7").
Per quanto concerne il ruolo di
Bardoscia
le osservazioni sono molteplici. Oltre ad essere un bravo solista - qualità non
semplice da meritare quando si ha a che fare con il contrabbasso – si rivela anche
un buon compositore, in virtù del fatto che tutti i brani del disco sono scritti
di suo pugno (fa eccezione "Solo per te", di
G. Sangiorgi); brani che, spesso, sono impostai su accostamenti fra uno stile marcato
dal ritmo ad ottavi puri, ed uno invece da tipico quartetto Modern Jazz,
dove domina lo swing. Ovviamente quindi l'elemento predominante nell'intero arco
delle composizioni è, come si diceva, la ritmica. Il bello del lavoro di
Bardoscia
sta nel saper sempre stuzzicare l'attenzione dell'ascoltatore con idee mai ripetitive,
offrendo un saggio di diversi stili che vanno a mescolarsi con le proprie intenzioni
creative. Si trova una ballad, si passa allo shuffle ingegnoso di "Piedi
per Terra", al funk, fino al ¾ di "Waltz for
Nina" e a qualche accenno più libero e ritmi free in "Joy
in 7".
Un disco come questo avrebbe meritato di certo una distribuzione più ampia
ed indipendente, ricco com'è di tanta inventiva e creatività, squisitezza di intenti
e soprattutto di bellezza nei fraseggi dei singoli musicisti. Bastano pochi ascolti,
ad esempio, e già i soli vengono imparati quasi a memoria, e non è certo per una
presunta banalità, quantomai invece per la loro immediata freschezza. In particolare
meritati complimenti vanno a
Casarano
per gli assoli che di volta in volta regala all'ascolto, il cui culmine è probabilmente
in "Meditazione".
Achille Zoni per Jazzitalia
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
15/08/2010 | Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi) |
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Data pubblicazione: 17/09/2008
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