Intervista con l'Andrea Sabatino Quartet Osteria del Caicco, Fano - 28 gennaio 2016
di Sara Bonfili
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Nel jazz club dell'Osteria del Caicco di Fano (Pu) si svolge
la stagione invernale del festival Fano Jazz, che nel 2016
festeggia il ventesimo anno d'esistenza, e che quest'anno più che mai propone ensemble
particolari, composti soprattutto da giovani, con l'intenzione di promuovere le
proposte innovative del jazz italiano, che vive un momento di grande vigore artistico
e creativo.
Abbiamo ascoltato, lo scorso 28 gennaio 2016, un energico concerto dell'Andrea
Sabatino 4tet, composto da
Andrea Sabatino
alla tromba, Bruno Montrone all'organo hammond, Gaetano Partipilo
ai sax, alto e soprano, con Giovanni Scasciamacchia alla batteria.
Andrea Sabatino, la line up di
stasera è una formazione d'occasione oppure è collegata a qualche progetto, passato
o in divenire?
No, non è una formazione occasionale. Nel mio ultimo lavoro c'erano Giovanni
alla batteria e Gaetano al sax: stasera c'è Bruno Montrone all'hammond, che rappresenta
una novità rispetto al disco. Ci piaceva avere questa sonorità diversa da quella
resa dal classico suono del pianoforte più contrabbasso. L'hammond si sposava con
il sound di questo quartetto, in cui ho voluto fortemente Gaetano Partipilo,
che secondo me è uno dei più bravi sassofonisti in circolazione.
Vuoi parlarci del tuo ultimo disco?
Sì, si chiama "Bea". Qui c'erano Gaetano e Giovanni,
Ettore Carucci
al pianoforte e
Francesco
Angiuli al contrabbasso. Abbiamo fatto una serie di concerti, dove Bruno
è diventato il pianista "ufficiale", e il disco sta andando abbastanza bene. I concerti
che facciamo vogliono portare in giro in via, diciamo così, ristretta, il repertorio
dell'album.
Stasera abbiamo ascoltato degli standard jazz, ma i brani
originali tratti dal tuo ultimo disco sono tutti scritti da te?
Sì, sono mie composizioni. Inoltre c'è un brano scritto, ahimè, da una persona che
ci ha lasciato, a me molto cara, e parlo di
Marco Tamburini. Si tratta di "Giochi di luci", un brano che Marco non
ha mai registrato e che perciò non si trova nella sua discografia. E a me ha dato
l'onore di poter registrare questo brano. E' un bel pezzo che mi ha lasciato, diciamo
così, come "eredità". Stasera non abbiamo avuto tempo per suonarlo, ma è nel disco,
tra le nove tracce che comprendono pezzi originali e uno standard.
Il vostro è un jazz che si direbbe hard-bop… Come avviene,
se avviene, il lavoro di riarrangiamento degli standards?
Io preferisco suonare gli standard così come si suonavano quaranta o cinquant'anni
fa; altrimenti suoneremmo qualcosa d'originale. Sono molto legato alla tradizione,
anzi sono nato musicalmente proprio dalla tradizione. Come dico spesso, amo suonare
gli standard, perché mi diverto un sacco: mi piace andare a studiare le armonie,
scoprire come i grandi hanno scritto, dal punto di vista dei temi e delle melodie
dei brani. Spero di continuare sempre a suonare gli standard, anche perché sono
la vera scuola per un musicista di jazz.
Vorrei dare la parole ad ognuno di voi per farmi raccontare
i vostri prossimi progetti.
Partiamo da Gaetano Partipilo. Certo, la domanda è più che pertinente,
perché esce tra pochi giorni un mio disco nuovo, il 26 febbraio prossimo. Si chiama
"Daylight", un disco prodotto per la TUK Music, l'etichetta discografica di
Paolo Fresu,
in cui suono in quintetto con chitarra, pianoforte, contrabbasso e batteria. Suoniamo
musica originale, quasi rock, con influenze contemporanee, insomma con suoni un
po' più attuali. Ogni tanto ci piace esplorare mondi differenti dal jazz. Con me
suonano Alessandro Lanzoni al pianoforte, Francesco Diodati alla chitarra, Luca
Alemanno al contrabbasso e Dario Congedo alla batteria.
Giovanni Scasciamacchia: E' arrivata
proprio in questi giorni la bozza della copertina dell'ultimo disco, con Andrea Pozza
al piano, Alfonso Deidda ai sassofoni e
Aldo Vigorito
al contrabbasso. Il disco si chiama "My Romance" ed esce per Abeat Records. Poi
suono sempre con questi grandi amici: ci divertiamo, mi piace il loro approccio,
l'organico tromba-sassofono. Abbiamo fatto altre registrazioni insieme, con Andrea,
Gaetano, con Bruno Montrone… Bruno è davvero un pianista molto bravo. Abbiamo tanti
amici in Puglia, contrabbassisti, con cui collaboriamo. Che dire… viva la musica!
Bruno Montrone: Anche se non si è mai
contenti del primo disco, mi sono ripromesso di registrare il mio primo disco da
solista entro l'anno… 2037! Scherzo. Entro quest'anno vorrei un disco tutto mio,
ne sento il bisogno: ho collaborato in molti album come side-man, ma è arrivato
il momento di farlo da leader.
Andrea Sabatino: Il mio prossimo lavoro
è un progetto a cui tengo molto, che omaggia la musica italiana, con un fisarmonicista
pugliese molto bravo, Vince Abbracciante, nato dall'idea di riproporre i brani che
hanno fatto la storia della musica italiana, da
Gorni
Kramer a Luigi Tenco, da Franco Battiato a Armando Trovajoli, con una formazione
tromba-fisarmonica più quattro archi. Stiamo lavorando molto ultimamente, per questo
progetto.
A proposito di Italia, vorrei farvi una domanda: esiste
secondo voi un'italianità del jazz, una caratteristica distintiva che portate in
giro per il mondo? Gaetano Partipilo: Io credo di sì. Secoli
di tradizione musicale in qualche modo si ereditano, è innegabile. Quando ascolto
un musicista italiano che suona il jazz americano, c'è sempre qualcosa di diverso.
Non voglio dire che c'è maggior poesia, perché risulterei presuntuoso, ma una vena
melodica che viene fuori in una maniera incondizionata. Io avverto sempre a una
grande differenza tra musicisti italiani e anglosassoni, anche se suonano le stesse
cose, lo stesso genere. L'italiano, non voglio dire che è meglio, ma ha qualcosa
di riconoscibile; ha un pathos differente, che per chi ha un orecchio allenato,
si riconosce.
Bruno Montrone: Tralasciando l'aspetto
puramente carismatico degli italiani!
Andrea Sabatino: Certo, la simpatia innata
degli italiani… A parte esempi eccezionali che hanno l'antipatia insita nel dna…
Bruno Montrone: Io però credo che nell'italiano
l'impatto emotivo, oltre all'aspetto melodico, sia molto evidente. Ho vissuto a
Londra qualche anno: se c'è un italiano sul palco, ti giri, te ne accorgi. Gli anglosassoni
magari sono più precisi, come lo sono di carattere... Speriamo che questa intervista
non vada mai in Inghilterra!
Stasera il concerto era organizzato da Fano Jazz in collaborazione
con Puglia Sounds. Qualcuno di voi vuole raccontarmi con funziona Puglia Sounds?
So che è una realtà molto positiva.
Gaetano Partipilo: Sì, io, dato che ho
avuto a che fare già da parecchio con Puglia Sound. E' una grande realtà della Puglia,
molto positiva, aiuta i musicisti ad avere una visibilità fuori, finanzia concerti
all'estero, supporta in qualsiasi modo i musicisti pugliesi o che hanno una residenza
in Puglia. Rappresenta un aiuto ad esportare la nostra terra attraverso la musica,
anche perché la nostra regione è piena di musica, soprattutto non jazz: ci sono
artisti che suonano musica salentina, pizzica, tarantella, molti gruppi rock e folk.
Per noi è davvero un toccasana. Ad esempio, com'è capitato a me: se devi fare un
concerto Taipei, dal costo del biglietto molto alto, il problema è risolto poiché
viaggio te lo paga Puglia Sounds. L'organizzatore quindi è molto più incentivato
a mettere certi musicisti in programmazione, perché abbatte i costi del viaggio,
che solitamente sono le spese più alte. Il lato negativo è l'aspetto burocratico
della cosa, cioè che per fare una richiesta non devi sbagliare una virgola, devi
affidarti ad avvocati, notai, rispettare le scadenze, far duemila telefonate… E'
la burocrazia tipica del sistema-Italia… Non è affare per i musicisti. La deve gestire
una terza persona, serve qualcuno che lo segua per noi, che si alzi la mattina alle
sette e segua questo aspetto burocratico. Noi musicisti non siamo i tipi…
Andrea Sabatino: Noi non ci svegliamo
alle sette del mattino…
Gaetano Partipilo: Ha un aspetto molto
ansioso. Chiedi ad Adriano (Pedini, direttore artistico di Fano Jazz, Ndr.) quanti
documenti deve inviare a Puglia Sounds, vero Adriano?
Il Jazz Italiano per L'Aquila: cosa vi fa pensare?
Andrea Sabatino: Io non ci sono stato.
Giovanni Scasciamacchia: Secondo me,
una bellissima iniziativa.
Gaetano Partipilo: Io c'ero. E' stata
una cosa molto bella. Eravamo circa seicento artisti. Innanzi tutto è stata un'occasione
per rivedersi tutti, per un evento benefico come quello.
Andrea Sabatino:Si spera che abbia un
seguito, che non sia solo un evento singolo.
Gaetano Partipilo: Io, per esempio, non
pensavo che L'Aquila fosse in quelle condizioni. Obiettivamente, l'Aquila è una
città in cui non passi per suonare, perché al momento non ti può offrire un granché.
Capita di sentirne parlare in televisione, di vedere servizi, ma non penseresti
mai che la situazione sia così preoccupante. Arrivati lì, tutti noi ci siamo accorti
davvero della condizione della città.
Io spero che il nostro piccolissimo contributo sia servito anche a risvegliare le
coscienze, anche perché molto spesso in Italia si fa presto a dimenticare, a voltare
pagina, anche riguardo questioni importanti come queste.