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Step two per gli Urban Society di Gaetano Partipilo. Dopo il primo album
Urban Society, che ha ottenuto un riscontro molto positivo, segue Basic che, come cita lo stesso
Partipilo, presenta "vari punti di partenza e nessun punto di arrivo".
E' sicuramente un punto di partenza per quanto riguarda l'aspetto compositivo perchè presenta delle strutture
con delle progressioni non racchiuse in stilemi canonici ma che se da un lato impongono il rigore esecutivo attraverso obbligati ritmici e armonici, dall'altro offrono invece un'ampia occasione di espressione per tutti i musicisti liberi di condurre il brano su territori congeniali. Ne approfitta ovviamente l'istrionico
Petrella che non perde occasione per fraseggiare sempre alla ricerca di un nuovo spunto melodico.
E non perde occasione neanche la tromba di Massimo Greco molto ben inserita nell'organico.
Partipilo, d'altro canto, non è ovviamente da meno, domina letteralmente ogni anfratto di questo CD consentendo anche a chi accompagna di esprimersi in modo molto vario seguendo, supportando e stimolando il solista di turno. L'impronta
prevalente è fornita dall'unisono dei fiati a cui spesso si associa il vibrafono
- non molto presente in veste di solista - e ciò conduce sempre verso un
gradevole cambio di dinamica in corrispondenza dei soli. La linea di basso è spesso ritmicamente sincrona con la batteria e raddoppiata dalla mano sinistra del piano.
E' un album con molti tributi. A Pharoah Sanders e alla sua musica "martellante" in Pharoah's Monolith. A Sonny Rollins e alla sua maestrìa nel modo di "urlare" se stesso attraverso il sax con il brano Sonny Blount Protocol, un up time con tromba e sax all'unisono, organo hammond e dialogo continuo in cui
Mirko Signorile mostra una rimarcabile attenzione alle evoluzioni dei fiati. A
Carosone, nella sorprendente Tu vuo' fa l'americano ricondotta al sound del gruppo con un bell'arrangiamento. Ad
Az'shi Osada, bassista con cui
Partipilo ha collaborato, attraverso la "dispari" e "asimmetrica" Tokyo Citizen. A
Bunky Green con Vernice a sottolineare il bop passato nella visione attuale e, forse, in
una possibile prospettiva futura. Al padre di Partipilo, Raffaele, in un duo con il figlio nel dialogo Conversation with my Father, preludio alla traccia di chiusura Fifth, ballad su cui
Bardaro si produce in un ottimo solo.
C'è anche un sogno misterioso che
Partipilo cerca di trasmettere nell'intensissima I have a dream dove emerge la voce del sax alto, composta, densa, lirica. In evidenza anche
Giorgio Vendola autore di un solo ben costruito e conforme alle intenzioni del brano.
E' una musica che rappresenta
Partipilo di oggi, in piena evoluzione artistica, a capo di un gruppo plasmato sulla sua musica, sul suo essere. I componenti sanno stare al loro posto, come il fedele
e affiatato Mirko Signorile, in attesa del proprio momento ma costantemente al servizio di una musica che parte da questo album ma che arriva là dove ogni ascoltatore desidera farla arrivare.
Partipilo si rivela quindi come un giovane sassofonista che oramai comincia a
non essere più una "semplice" promessa ma che evidenza una piacevole maturità
artistica.
Marco Losavio per Jazzitalia