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"Gaetano è uno dei migliori
giovani sassofonisti che abbia ascoltato negli anni con un avanzata
concezione della musica e un bellissimo suono. Ha assimilato le idee della
composizione contemporanea,
specialmente dal punto di vista ritmico ma sempre con un bel suono e un
tecnica molto appropriata. Questa registrazione effettuata da giovani
musicisti italiani è quanto di pià moderno si possa trovare ai giorni
nostri. Altamente consigliato." - David Liebman |
Urban Society,
l'esordio da leader del sassofonista pugliese
Gaetano Partipilo. Il suo
gruppo si è arricchito della partecipazione in studio di Azashi Osada,
contrabbassista giapponese che ha lavorato, fra i tanti, anche con Antonio
Ciacca, e Nasheet Waits, batterista che ha suonato, tra gli altri,
con Andrew Hill, Ralph Alessi, Hamiet Bluiett.
Durante il suo soggiorno a New York Partipilo ha collaborato con Greg
Osby e Jason Moran, elaborando ulteriormente le sue idee
ritmico-melodiche per le quali l'incontro con Nasheet Waits è risultato poi
decisivo. La musica di Urban Society ricorda fin dal brano d'apertura, "Airwaves",
la musica del Miles Davis degli anni appena precendenti all'incisione di
Bitches Brew. Gli assoli di Mirko Signorile al Fender Rhodes sono
carichi di energia ed estraggono tutto il possibile da questo strumento, così
come nei gruppi di Davis aveva fatto Chick Corea. Seguendo l'esempio
dell'illustre collega si dedica anche ai suoni acustici come ad esempio in "Jenia",
un'intensa ballad eseguita in duo con Partipilo. Quello che era stato accennato
nella breve stagione che aveva dato vita a capolavori come Filles de
Kilimajaro, insieme ad altre incisioni dello stesso periodo - la metà degli
anni sessanta - su Blue Note e Impulse, viene preso e sviluppato da Partipilo e
dai suoi collaboratori.
Una musica, quella dei musicisti baresi, piena di ritmi inusuali, in cui
il dialogo si sviluppa molto serrato, quasi telepatico, grazie alla lunga
frequentazione reciproca. Le idee modali espresse dai pionieri di quegli anni
sono state comprese nella loro profondità e il risultato è un suono
contemporaneo, "urbano" senza accenti di nostalgia per un'epoca ormai passata.
E' inutile dire che
Urban Society
si candica come disco d'esordio
dell'anno. Al di là comunque delle classifiche e dei gusti dei critici - più o
meno passeggeri - quest'album ha qualcosa da dire che di certo resterà un punto
di riferimento nel panorama del jazz italiano di questi anni.
Jazz modale made in Italy e fantasia illimitata nella sua messa in opera.
Vittorio Lo Conte - All About Jazz Italy
Valutazione:
* * * * 1/2
In un "test alla cieca",
l'ascolto di questo CD porterebbe all'errore più di un ascoltatore, visto che "Urban
Society" sembra
fuoriuscire da una costola dell'M-Base Collective. Invece si tratta
dell'opera prima del più che promettente compositore/altosassofonista/flautista
italiano Gaetano Partipilo,
che nonostante abbia appena ventotto anni mostra di possedere già un fitto
background di esperienze, a cominciare da quelle con Greg Osby, Dave
Liebman, Gianluigi Trovesi, Jason Moran, Bruno Tommaso,
Paolo Fresu.
Fin dalla traccia
d'apertura, "Airwaves",
Partipilo rivela una lucidità atipica per la sua giovane età, ché alla nobile
arte della scrittura – dove eccelle – unisce una padronanza strumentale,
soprattutto all'alto, che gli permette di esprimersi con estrema autorevolezza
anche nei contesti strutturali più inediti. Ad un fraseggio sghembo e pieno di
asincronie (qui emergono le parentele con la scuola M-Base) il Nostro abbina
partiture mai prevedibili, sostenute da un impulso ritmico evoluto e dai tratti
quasi sempre irregolari.
In sette degli undici brani,
Gaetano Partipilo è affiancato
dal batterista Nasheet Waits e dal contrabbassista Az’shi Osada,
sostituiti nelle rimanenti quattro traccie da Fabio Accardi e Mauro
Gargano.
Le atmosfere di "Urban Society" oscillano tra l'urbanità
newyorkese e il puro swing, tra un lucido cool jazz quasi cameristico e
l'informalità free, in cui si ritaglia un ruolo di rilievo il vibrafono di
Pasquale Bardaro, costantemente "appeso", che aggiunge una metallica
imponderabilità tonale. Il piano è maneggiato con autorevolezza da Mirko
Signorile, mentre la flautista Sabrina Consoli è ospite in "Letters
from Italy".
Settanta minuti di musica costantemente "alta".
Qualità artistica 9
Qualità sonora 9
Enzo Pavoni – Audioreview 12/2002
Il ventottenne
Partipilo ha lavorato a questo disco d'esordio con un approccio concettuale di
profonda intensità, senza rinunciare alle doti peculiari del jazz contemporaneo
e della musica afro-americana. S'è accollato la responsabilità di comporre,
arrangiare e soprattutto dirigere due quintetti, in cui cambia solo la sezione
ritmica (di particolare rilevanza sono Waits ed Osada,
collaboratori di Osby, Moran…)
Dunque la maturità e la riuscita di questo progetto – il gruppo ha lo
stesso nome dell'album – consistono in un opera di ricerca che finalmente non si
crogiola di nostalgie obsolete, come purtroppo accade a tanti pur eccellenti
solisti del nuovo jazz italiano, ma guarda avanti; cerca insomma di trarre
profitto, in senso estetico, dall'ascolto ragionato sia delle attuali esperienze
post-avanguardiste (da Steve Coleman a Dave Douglas) sia di quei
musicisti come George Russell che hanno fatto scuola a sé e che sono stati di
rado ripresi dai nuovi musicisti.
Grazie anche alle puntuali note di copertina (quasi analisi
strutturali) di Warren Blumberg e di Partipilo, nell'album si
avvertono chiaramente segni coraggiosi: il procedimento su tempi insoliti, le
tensioni fra scrittura ed improvvisazione, la caratura degli interventi
solistici e la rilevanza degli accostamenti timbrici tra due o più strumenti
(ottimi sono per esempio l'uso del piano elettrico e gli impasti con il
vibrafono). Partipilo, infine, è ebbastanza personale da non reclamare
particolari influenze, anche se in alcuni passaggi l'amore per Coltrane o per il
miglior Shepp (evocato direttamente in un brano) è
evidentissimo. Guido Michelone - Musica Jazz - Aprile
2003
Recensione su All About Jazz
Italy (valutazione **** 1/2)
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Data pubblicazione: 08/01/2003
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