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Giovanni Francesca
Genesi
AUAND (2011) AU9027
1. Carillon
2. Risveglio
3. Genesi
4. Possiamo andare
5. Manima
6. Marisol
7. Paesia
8. Montevideo
9. Iter
10. Quarto miglio
Giovanni Francesca - chitarre
Raffaele Tiseo - violino
Marco Bardoscia
- contrabbasso
Gianluca Brugnano
- batteria
Ospiti:
Luca Aquino - tromba, flicorno (3,
5, 7)
Alessandro Tedesco - trombone (3, 7)
Cristiano Della Corte - violoncello (5, 9, 10)
Antonello Rapuano - Pianoforte (10)
Davide Costagliola
- basso elettrico (1, 4, 8)
Dario Miranda - basso elettrico (6), contrabbasso (9)
Stefano Costanzo - batteria (4, 9)
Auand Records di Marco Valente
via XXIV maggio, 40
70052 Bisceglie (Ba) Italy
tel&fax +39.080.3929215
mobile +39.347.6107026
e-mail:
feedback@auand.com
"Genesi" è un album di quelli che possono aprire i mille – e inutili – dibattiti:
è jazz o non è jazz? E, purtroppo, in molti cadono nella trappola dell'ovvietà e
nel cercare di attribuire un'etichetta al lavoro. Questa premessa lascia comprendere
come il primo lavoro discografico di Giovanni Francesca abiti in zone di
confine, nelle banlieues musicali, lì dove mancano anche i nomi delle vie.
Bene, ce ne era proprio bisogno. Ogni tanto ci deve essere qualcuno che alza la
testa, imbraccia il suo strumento e dice la sua senza farsi tanti problemi filosofico-musicali.
Il roccioso chitarrista campano, figlio di un liutaio (almeno così pare dalla sua
biografia) e allievo di
Pietro Condorelli,
non si pone il problema di rientrare in stili e stilemi, ma fa musica. Quella buona.
Suona tutte le influenze con piacere assimilate durante la sua militanza nel jazz
(da Maria Pia
De Vito ad
Antonello
Salis,
Javier Girotto e Ack Van Rooyen) e nella musica cosiddetta leggera (Mino
Reitano compreso) e ciò che gli garba meglio, quella fusione di suoni che cavalca
l'onda del cantautorato rock d'essai ("Carillon", "Montevideo"), del
progressive jazz figurato nelle corde del violino del vigoroso e puntuale Raffaele
Tiseo ("Risveglio"), delle luminose note orchestrali prelevate dagli anni
Settanta ("Genesi"), della psichedelia minimalista insaporita dal gusto per
la melodia tipicamente italiana ("Possiamo andare"). Ogni brano ha più anime,
in alcuni casi volutamente accennate, in altri sottolineate a puntino. Così "Manima"
che associa una figura ritmicamente sobbalzante con le note smussate dagli archi
e rese cantabili dalla chitarra, tinteggiate di improvvisazione dal rimarchevole
assolo di Luca Aquino. Giovanni Francesca ha l'innata abilità di essere un narratore:
le corde della sua chitarra raccontano storie, mai scontate. Ora gentili, come in
"Marisol", ora spumeggianti, come nel colorato groove funkeggiante e dalla
metrica claudicante di "Paesia". Ora sognante, cantabile e raffinato ("Iter")
che prelude a una chiusura espressionista, con gli archi a fare il tondo agli arpeggi
della chitarra e lasciare che il pianoforte di Antonello Rapuano giochi bellamente
nel mainstream.
Giovanni Francesca firma personalmente tutti e dieci i brani del disco e dimostra,
a chi chiude con facilità le porte, che si può comporre e suonare buona musica senza
barricarsi in una sola stanza: la stanza dei ricordi.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 07/10/2012
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