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Alessandro Tedesco
Harmozein
Blue Serge (2013)
1. Elephant funeral (A.Tedesco)
2. Mercurio Cromo (A.Tedesco)
3. Benzine super (A.Tedesco)
4. A certe scoperte (A. Tedesco)
5. Tuco e il cane (A.Tedesco)
6. Unintended (M.Bellamy)
7. Sotto un altro effetto (A.Tedesco)
8. Insert coin (A.Tedesco)
9. Traiettorie del tempo (A.Tedesco)
Alessandro Tedesco - Trombone, live electronics, clavinet, Rhodes, keyboards. Giovanni Francesca - Elecritc guitar, live electronics Davide Costagliola - Elecritc bass, live electronics Stefano Costanzo - Drums
"Harmozein" è un viaggio plastico, arroccato. Come tutte le opere che si nutrono di
loro stesse ammicca con morigerata cura al magma dell'ambientazione elettronica
che permea questo lavoro del trombonista Alessandro Tedesco. Un magma appunto
facilmente districabile, secondo la prospettiva di vita che si sceglie di ascoltare.
E' nella scelta delle nove tracce che caratterizzano il disco che il risultato del
quartetto costituito da Alessandro Tedesco (Trombone, live electronics, clavinet,
Rhodes, keyboards.), Giovanni Francesca (Elecritc guitar, live electronics),
Davide Costagliola
(electric bass, live electronics), e Stefano Costanzo (drums), risulta di
buona qualità e di facile ascolto, quasi a tratteggiare il potere immaginifico della
miriade sonora che aderisce, più o meno fedelmente, alla vita.
Quale pretesto migliore di un funerale per accogliere con maggiore slancio il flusso
vitale, per iniziare un viaggio che tende a sfumare sul più bello. E' Proprio nel
brano "Elephant funeral" che il sapore amaro della dipartita prende corpo, e l'uso
dell'elettronica non è da meno, salvo diradarsi in una resurrezione ipotetica che
conduce l'ascoltatore nel mood movimentato, quasi nevrotico di "Mercurio Cromo"
dove si staglia mirabile il solo di Francesca in un crescendo emotivo che ridona
equilibrio alla spinta coloristica di Tedesco, passo per passo. Non lascia indifferente
la triade ironica "Benzine super", "A carte scoperte" e "Insert coin" in cui è tratteggiato
magistralmente il senso di riscoperta di una realtà residua, premonitrice la quale
memore della rivisitazione in chiave spiccatamente affettiva di "Unintended" di
Bellamy ci conduce a una chiusura quasi multi verticale in cui la pregevole sezione
ritmica consacra il ruolo di punta di Tedesco nel brano conclusivo "Traiettorie
del tempo"; un congedo forzato in cui i toni si abbassano e la malinconia iniziale
lascia spazio ad una sospensione verso lidi sconosciuti.
Una traiettoria incompiuta.
Purché sia questo il tempo possibile.
Antonella Chionna per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 31/08/2014
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