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Il giro d'Italia a bordo di un disco
Sergio Cossu, Blue Serge
di Alceste Ayroldi



Qual è la vostra filosofia di vita? Perché fare il discografico?
La mia filosofia di vita è di fare, nei limiti del possibile, soltanto cose che mi piacciono e mi fanno stare bene. Ho fatto per tanti anni il musicista pop, ho pensato che ad un certo punto della mia vita sarebbe stato più interessante provare qualcosa di nuovo.



Come reperite i nuovi talenti?

Dopo undici anni di storia, i nuovi talenti sanno che esiste anche questa label Blue Serge, piuttosto seria, e si propongono personalmente.

Come scegliete i musicisti?
In giro c'è ormai un ottimo livello tecnico. Il jazz, come ogni disciplina umana, può essere insegnata ed imparata. Quello che cerco in un artista è la voglia di esprimersi e di comunicare, di esplorare e di fare anche delle sciocchezze, evitando quel "playing safe" che è la morte di ogni espressione artistica.

Quali sono le vostre politiche relative alla distribuzione?
Distribuzione nazionale ed estera dei cd attraverso Egea, download sulle varie piattaforme (iTunes, Amazon etc.) attraverso Believe; nostra disponibilità nei confronti dello streaming (Spotify etc). Ma dal punto di vista economico download e streaming sono ancora irrilevanti.

Quali mezzi utilizzate per raggiungere il vostro pubblico, anche potenziale?
Quando possibile investiamo in pagine pubblicitarie sulle riviste specializzate; inviamo i nostri i cd a giornalisti selezionati e radio.

A cosa è dovuta la crisi del disco? E' da attribuire a mp3, peer to peer, o c'è dell'altro?
La piena disponibilità on line a titolo gratuito di ogni prodotto musicale ha sicuramente aiutato la gravissima crisi in corso. C'è da dire che ormai sono più le persone che realizzano e immettono sul mercato il loro cd, di quelle interessate ad acquistare musica.

Qual è lo scenario futuro?
Se continua così, senza un minimo di filtro artistico per il live (i locali fanno suonare quelli che chiedono meno soldi) e il cd (le etichette si stanno riducendo a dei service che si limitano a stampare dei master già pronti) la vedo piuttosto nera.

Per combattere il nemico comune non sarebbe meglio coalizzarsi? Quali sono gli ostacoli alla creazione di un consorzio o un network?
Non vedo un nemico comune. Sarebbe una buona idea pubblicare solo lavori meritevoli, e diversificare il territorio dei professionisti da quello degli amatori. Basta farsi un giro su Facebook per vedere che oggi tutti registrano e pubblicano cd.

Anche le major non godono un buon stato di salute. In periodi di crisi è meglio essere "più piccoli"?
Le major hanno attivamente collaborato al crollo del mercato. Non credo che le piccole label delle dimensioni di Blue Serge siano destinate a grandi rientri economici, che nel caso delle major sono l'unico scopo. "Più piccoli" non è nè meglio nè peggio, è solo più "possibile".

Cosa potrebbero fare le istituzioni per migliorare e aiutare il settore, soprattutto per la lotta contro la pirateria?
Le istituzioni non hanno la minima idea di cosa sia il settore musicale. Di sicuro una migliore educazione musicale nelle scuole, a partire dalla materna, non farebbe male. A nessuno.

La vostra struttura organizzativa si completa con il management? Ritenete, comunque, che possa essere utile per completare il percorso e fidelizzare al meglio i vostri artisti?
Il management (o quanto meno il booking) è nelle nostre intenzioni dall'inizio. Ho provato più volte ad insegnare questo lavoro a giovani neolaureati, ma scappano molto presto. Probabilmente è colpa mia. Oppure erano tutti ricchi di famiglia.

Quali sono le difficoltà che incontrate e qual è la tendenza del mercato dello spettacolo dal vivo?
Non ci sono soldi, questa è la tendenza.

A tal proposito, come giudicate lo stato di salute del jazz attualmente (sia quello italiano, che internazionale)?
Molto buono, a patto che si accetti il fatto che il jazz non è morto con il be-bop ma non è neanche la musica pop.

Il pubblico del jazz, almeno in Italia, è statisticamente provato che sia formato perlopiù da persone over 35 anni. In altri stati, però, ciò non succede. Secondo te quali sono i motivi di fondo? I prezzi dei biglietti sono troppo alti? Il jazz non trova spazio negli ordinari canali di comunicazione dei giovani? E' frutto di una crisi culturale?
Biglietti? Quali biglietti? Ormai è difficile trovare una serata jazz con biglietto d'ingresso (tranne ovviamente nel caso di nomi grossi). La verità è che la musica -in genere- non è più un linguaggio di comunicazione importante come in passato.

E' un fenomeno che mi dispiace constatare, ma la tendenza dell'Opera è quella di annoverare un pubblico sempre più giovane. Forse anche per il fatto che molte opere sono rivisitate da registi di chiara fama che lo hanno svecchiato parecchio. Nel jazz, però, anche lo svecchiamento non sempre porta risultati entusiasmanti. Come mai?
La musica lirica è più emozionante -epidermicamente- del jazz. Il jazz presuppone nel pubblico un'educazione musicale che l'opera non richiede.

Non pensi che il jazz, in Italia, difetti in organizzazione e coordinamento? Sarà forse perché lo Stato e gli enti territoriali lo tengono sullo stesso livello delle sagre di paese (con tutto il rispetto anche per queste)?
Il jazz non deve aspettarsi aiuti istituzionali. Deve sforzarsi di comunicare a un pubblico (anche piccolo) delle emozioni, e non solo pattern, chorus e accordi alterati. Altrimenti è destinato ad essere sempre più minoritario, soprattutto una volta che sarà passato questo momento in cui, effettivamente, molti festival di piazza di musica corale o folkloristica sono stati sostiuìtuiti, fino alla prossima moda, da festival con la parola Jazz nel nome.

La diversificazione del prodotto artistico, e quindi discografico, anche al di fuori dell'ortodossia jazzistica, può essere utile, oppure ritenete migliore la specializzazione in un singolo settore musicale?
Non è importante né la specializzazione nè la diversificazione. E' importante la qualità.

Quali sono i prossimi progetti?
Nei nostri primi undici Blue Serge pubblicato una media di 4/5 titoli all'anno. Dal 2014 siamo orientati ad un massimo di 2 titoli all'anno. E voglio rimettermi in gioco come musicista, pubblicare qualcosa a mio nome -o in collaborazione- anche se il jazz non è il mio linguaggio nativo.







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Data pubblicazione: 09/08/2014

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