Jazzitalia - Articoli: Il giro d'Italia a bordo di un disco: Gianni Barone, NAU Records
versione italiana english version
 
NEWS
Bookmark and Share Jazzitalia Facebook Page Jazzitalia Twitter Page Feed RSS by Jazzitalia - Comunicati Feed RSS by Jazzitalia - Agenda delle novit�

Il giro d'Italia a bordo di un disco:
Gianni Barone, NAU Records
maggio 2014
di Alceste Ayroldi

Questa conversazione con Gianni Barone, patron della Nau Records, è avvenuta in occasione della celebrazione dell'International Jazz Day 2014 all'interno della rassegna Castle's Jazz, con la direzione artistica di Joanna Miro, tenutasi nel meraviglioso castello di Semivicoli a Casacanditella, provincia di Chieti.

La ghiotta occasione, quella di parlare del mercato discografico, dello stato di salute del jazz in Italia e di altre problematiche connesse, ha ispirato un viaggio all'interno di questo sistema che, da diversi anni, soffre ancor più della crisi che avvolge l'intero sistema (discografico e non). E questa è la prima tappa del giro d'Italia su di un disco…



Per molti il jazz è da inquadrarsi in un determinato range di musiche che vanno dallo swing al bebop, dal cool all'hard bop, al free jazz e, non per tutti, alla fusion. Non ti sembra che tutto questo possa stare stretto al jazz stesso?

Si certamente, anche se credo che questo sia un problema prettamente "accademico" e, in parte, italiano. Il jazz come genere musicale non si presta ad essere "rinchiuso" in uno spazio definito, è esattamente il contrario: la sua capacità di contaminare e farsi contaminare, quindi di evolversi, è nella sua natura stessa, una caratteristica che nessuno può negare essere un fatto storico incontestabile. In generale la musica è un linguaggio e come tale è in continua evoluzione, cercare di fermare questo divenire è impossibile. Il limite spesso è di chi ascolta, di chi suona, di chi scrive di musica e di chi la programma. Ma è un limite strettamente soggettivo che ha molto poco a che fare con l'essenza di questo straordinario genere musicale. Non essendo uno storico o uno studioso del genere ma un produttore discografico, sono interessato all'attualità e non al passato o al mainstream.

Penso che la migliore definizione di jazz l'abbia data Lou Reed: «Se ha più di tre accordi è jazz!» Che ne pensi?
Io aggiungerei: meglio se sono non compatibili tra loro.

La tua casa discografica nasce sotto un'altra stella e con ben altri propositi. Quali sono gli obiettivi e, ancor prima, quali le motivazioni che ti hanno spinto a iniziare questa avventura?
La Nau Records l'ho fondata all'indomani di una produzione che feci nel 2010 a Parigi: un progetto pluridisciplinare (musica + video installazione) avente come oggetto l'opera artistica del compositore lirico Francesco Cilea. La motivazione principale è stata quella di dare vita ad un progetto imprenditoriale e culturale in grado di affiancare, sostenere e produrre nuove idee nel campo della musica improvvisata e contemporanea. L'obiettivo a breve, per quanto ambizioso, è quello di far diventare la Nau Records un punto di riferimento per le nuove generazioni di musicisti, di esempio per coloro che intendano produrre seriamente musica, oltre che contribuire alla nascita di un nuovo pubblico.

Immagino che di proposte te ne arrivino a bizzeffe. Come selezioni gli artisti, in base a quali criteri?
Riceviamo tantissima musica, spesso sono progetti molto interessanti. Oltre questo facciamo scouting alla vecchia maniera, giriamo continuamente alla ricerca di talenti in Italia e nel resto d'Europa. E poi ci sono i critici musicali, quelli che stimo particolarmente, capita che mi segnalino dei musicisti validi e in linea con la nostra ricerca. I criteri di selezione sono complessi e riguardano non solo la musica ma anche il carattere del musicista.

Come giudichi lo stato di salute del jazz attualmente? Sia quello italiano, che internazionale?
In Italia ottimo dal punto di vista artistico: le nuove generazioni di musicisti sono eccellenti tecnicamente, c'è tanto materiale umano su cui è possibile lavorare, il problema è che spesso hanno troppa fretta, rincorrono il successo e il denaro con troppa impetuosità e di sovente non raggiungono il primo e non ottengono il secondo. Il successo e il denaro sono una conseguenza della carriera di un artista, di ciò che è e rappresenta, non il fine. L'egocentrismo e l'autoreferenzialità sono i mali maggiori. Per quanto riguarda la parte strutturale e infrastrutturale, ovvero quel complesso sistema economico e organizzativo che permette al jazz di esprimersi e circolare, sarebbero da rivedere molte cose: pochi club e molti "bottegai" che pagano poche decine di euro per una gig, senza distinguere tra uno studente del conservatorio ed un professionista che ha già pubblicato dei progetti. Pochi giornalisti specializzati e pochi critici autorevoli, molti stentano a scrivere correttamente l'italiano. Etichette discografiche che non producono ma "stampano" dischi che rivendono ai musicisti, Festival's diretti da musicisti che si scambiano tra di loro le partecipazioni, e potrei continuare per ore. Insomma, il jazz allo stato attuale è da "sfigati" tranne che per una elite, malgrado ciò è indubbio che le potenzialità siano enormi. Per il resto: mi interessa poco la scena americana, seguo molto quella europea che, pur presentando diverse similitudini con la nostra, ha una grande autonomia espressiva e innovativa, oltre a risultare in alcuni casi più efficiente di quella italiana che reputo comunque tra le migliori a livello mondiale.

Parliamo un po' dell'Italia. In un saggio a mia firma pubblicato da Andy Magazine, una parte occupava l'argomento: Come e cosa suona il jazz italiano. Giro a te questa domanda…
Essendo tu l'autore di quel saggio e visto il modo dettagliato con cui hai trattato l'argomento ho veramente poco da aggiungere, tranne il fatto che c'è bisogno di più coraggio da parte di chi organizza i concerti; bisogna trovare il giusto equilibrio tra necessità di fare cassa e l'utilità di presentare nuovi punti di vista che sono vitali per lo sviluppo artistico e l'evoluzione del linguaggio musicale. Queste novità col tempo diverranno "mainstream" e integreranno e/o sostituiranno le precedenti, in un perpetuarsi che terminerà solo con la scomparsa dell'essere umano. In definitiva, credo che negli ultimi anni un sistema di gestione mediocre ma consolidato, abbia fermato questo virtuosismo producendo i danni che tutti noi conosciamo bene, di cui il più importante è la mancanza di rinnovamento del pubblico.

Qualche giorno fa ho intervistato Franco Cerri che metteva l'accento sul fatto che i giovani suonano troppe note, anche inutili. Pensi che sia un problema legato alla didattica, agli insegnamenti ricevuti o si riferisce ad altro?
Il maestro Cerri ha perfettamente ragione, però aggiungerei che i figli spesso sono un riflesso dei padri. I giovani hanno necessità di tempo per trovare la sintesi giusta e il loro linguaggio, dobbiamo avere fiducia in loro e sostenerli, sappiamo anche che sono pochi coloro che riescono a raggiungere questo obiettivo. Penso che il problema principale sia di natura culturale oltre che strutturale: in primis l'autoreferenzialità del jazz, quindi la debolezza del complesso sistema che lo accompagna: pochi critici di valore, poche etichette che producono investendo risorse proprie, pochi palchi che promuovono l'innovazione, pochi club aperti al nuovo, poca attenzione mediatica, un pubblico vecchio nei gusti e infine poca creatività nell'offerta. Sono convinto che questi, ed altri elementi, siano i veri freni inibitori della creatività e della espressività delle nuove generazioni che comunque, e per fortuna, non mancano.

Il pubblico del jazz, almeno in Italia, è statisticamente provato che sia formato perlopiù da persone over 35 anni. In altri stati, però, ciò non succede. Secondo te quali sono i motivi di fondo? I prezzi dei biglietti sono troppo alti? Il jazz non trova spazio negli ordinari canali di comunicazione dei giovani? E' frutto di una crisi culturale?
Il jazz in Italia, sia come musica che come sistema culturale, non è in grado di comunicare con un pubblico ampio ed in particolare nuovo, malgrado la presenza capillare in tutto il territorio nazionale di iniziative che lo sostengono. E' sempre percepito dalle nuove generazioni come qualcosa di noioso e per "vecchi", in pochi decenni il jazz da musica popolare è diventata musica "colta" o per pseudo intellettuali. Mi sembra evidente che le difficoltà del jazz italiano rispecchino perfettamente lo stato di salute e il funzionamento dell'Italia: potere concentrato in mani di pochi, sempre le stesse facce tra i protagonisti, provincialismo culturale, poca capacità di comunicazione e innovazione e molta conservazione. Tutto ciò fa comodo a quei pochi gruppi di potere che assorbono la maggior parte del cash flow presente nel mercato. Quando si presenta una buona occasione per raggiungere un pubblico ampissimo e giovane non siamo in grado di coglierla: basti pensare all'esibizione del grande Stefano Di Battista sul palco del Concertone del 1 maggio che si è ridotta ad essere un esercizio di stile con 50 sassofonisti sul palco che non hanno aggiunto nulla e una scaletta che definirei improbabile: Vivaldi, Gillespie e i Beatles. Malgrado ciò, sono molto fiducioso nel futuro: abbiamo accertato che il pubblico che frequenta i concerti prodotti dalla Nau ha un'età variabile tra 18 e i 35 anni.

E' un fenomeno che mi dispiace constatare, ma la tendenza dell'Opera è quella di annoverare un pubblico sempre più giovane. Forse anche per il fatto che molte opere sono rivisitate da registi di chiara fama che lo hanno svecchiato parecchio. Nel jazz, però, anche lo svecchiamento non sempre porta risultati entusiasmanti. Come mai?
L'Opera dà sicurezza, è la nostra storia, è nel nostro dna, sta su un altro piano culturale, estetico ed economico. A mio modesto parere è altra cosa rispetto al jazz che è un fenomeno culturale recente per la nostra società. Detto questo: lo svecchiamento funziona eccome nel nord e nell'est d'Europa, luoghi dove i Festival's sono veri e propri laboratori in grado di attrarre decine di migliaia di giovani e dove i Club, che hanno un ruolo fondamentale per la diffusione dei contenuti, producono rassegne innovative e per nulla scontate. Il problema è endemico, è un limite del nostro sistema che non è stato in grado di evolversi.

Non pensi che il jazz, in Italia, difetti in organizzazione e coordinamento? Sarà forse perché lo Stato e gli enti territoriali lo tengono sullo stesso livello delle sagre di paese (con tutto il rispetto anche per queste)?
Difetta eccome, ma non sono d'accordo sul motivo. Lo Stato e gli Enti pubblici – che ricevono soldi dallo stato centrale - finanziano il jazz in Italia per decine di milioni di euro all'anno. Probabilmente a parte la Lirica e la Classica è il genere musicale più finanziato. Soldi che spesso finiscono per la maggior parte nelle tasche di organizzatori senza scrupoli che di sovente sono musicisti, che programmano, tranne in rarissimi casi, delle manifestazioni indecenti, ripetitive ed inutili. Io, tranne che in casi davvero meritevoli, abolirei totalmente questa forma di assistenzialismo che alimenta un sistema di potere e clientelare e non crea quelle condizioni utili per innovare e attrarre pubblico nuovo. Poi va bene qualsiasi tipo di "associazionismo", basta che sia funzionale al bene della musica e non agli interessi di pochi.

Un tempo il jazz, anche in Italia, era musica da ballo, da divertimento. Oggi non è più così e, quindi, è quasi del tutto sparito anche dalla Tv, fatta eccezione per alcuni programmi trasmessi in orari da vampiri. Dobbiamo concludere che si è trasformato in peggio, oppure non è stato capace di seguire l'evoluzione dei tempi?
Esattamente: non si è evoluto.

Nella tua esperienza di organizzatore e di discografico, quali sono le maggiori difficoltà che incontri e cosa, a tuo avviso, dovrebbe fare lo Stato italiano?
Lo Stato dovrebbe ridurre la burocrazia per quanto riguarda tutte le attività connesse alla produzione di concerti, eliminare completamente le tassazioni per i concerti fino a cento partecipanti e con ingresso a pagamento fino a 10 euro lasciando obbligatoria solo un'assicurazione per la tutela degli artisti e di terzi, portare l'Iva al 4% per tutte le voci di tassazione che riguardano l'attività discografica. Infine, dimezzare il costo del bollino SIAE o farlo pagare –al valore attuale- solo sulle copie effettivamente vendute. Tutto ciò inciderebbe parecchio sull'efficienza complessiva, sul costo del prodotto finale e dei servizi che offriamo al pubblico. Inoltre il legislatore dovrebbe consentirci di fare fundraising detassando sensibilmente le imprese che investono in musica. Questo sarebbe sufficiente per creare un circolo virtuoso, liberando nel sistema nuove risorse economiche e professionali. In sintesi, oggi le piattaforme operative e produttive sono due: una è virtuale ed è molto utile ma realmente produttiva solo per pochi e per poche voci del nostro business, l'altra riguarda il rapporto reale con il pubblico, questa rappresenta il nostro vero terreno di gioco, è qui che si fa la differenza, è qui che si vince o si perde, è qui che riscontriamo il maggior peso burocratico.

Il circuito dei jazz club, delle rassegne e dei festival, ha qualche responsabilità sui gusti del pubblico?
Certamente. Non puoi dettare il gusto se non ne hai. E' chiaro che esistono eccezioni che confermano la regola.

A quali progetti, discografici e non, stai lavorando?
Il 23 giugno registreremo il nuovo progetto in trio di Roberto Cecchetto che inaugurerà una nuova collana dedicata a progetti inediti ripresi in live session. L'idea è mia e di Giancarlo Chiodaroli, titolare del Cap Town Cafè di Milano che ospiterà le gigs; un progetto sponsorizzato dalla Heineken e che prevede due concerti/album all'anno. Dopo Cecchetto, il 15 dicembre 2014 toccherà ad un altro trio, questa volta composto da Tim Berne, Luca Perciballi e Roberto Dani. A fine settembre 2014 è prevista l'uscita del progetto in solo di Giovanni Falzone che aprirà la collana "Solitaire", dedicata ai progetti in solo. Questa collana sarà realizzata anche su vinile in tiratura limitata di 300 pezzi, e con un progetto grafico affidato ad un artista visivo, l'idea è quella di realizzare un vero e proprio oggetto d'arte. A ottobre la nostra collana "Generazione Now" si arricchirà di altre due uscite: quella del trio dell'eccellente pianista Rosario Di Rosa (Paolo Dassi, contrabbasso e Riccardo Tosi, batteria) e degli Electric Posh, duo composto da Luca Nostro (chitarra, elettronica) e Luca Pietropaoli (tromba, elettronica); entro la fine del 2014 saranno poi pubblicati gli Airfinger, quartetto del giovane pianista Luigi Di Chiappari, e il trio italo-francese Clax3 che segna il debutto e la distribuzione della Nau Records in Francia. In questo periodo siamo inoltre impegnati nella progettazione di due progetti live: la seconda edizione di Friday Sounds Good (la prima si è tenuta a Roma nel 2012/2013), una rassegna dedicata al jazz contemporaneo; e il progetto Nau in Paris, dove la Nau Records sarà label resident per un mese consecutivo presso un famoso jazz club parigino, una occasione per presentare al pubblico francese le nostre produzioni. Infine, da pochi mesi, abbiamo attivato anche la divisione pictures il cui art director è il regista milanese Alessandro Riva, che si occupa di produzioni video sia per la Nau che per committenti esterni. Per noi il jazz è più vivo che mai, il nostro impegno è rivolto a documentare, proporre e valorizzare le nuove generazioni, questa è la mission della Nau Records.







Articoli correlati:
16/04/2022

Dialogo espressivo (Giovanni Falzone/Glauco Venier)- Gianni Montano

30/11/2021

Bergamo Jazz Festival 2021: "Emozione. È questa la parola che ha fatto da filo conduttore a uno dei più longevi jazz festival italiani. Diretto per la prima volta da una donna, Maria Pia De Vito..." (Vincenzo Fugaldi)

30/05/2021

L'albero Delle Fate (Giovanni Falzone Open Quartet)- Enzo Fugaldi

13/10/2019

Talos Festival Internazionale 2019: "...lo storico festival pugliese ha ancora una volta centrato il segno con scelte valide premiate da un pubblico attento e caloroso, che è stato presente in massa a ciascuno dei concerti e delle performance di danza durante le dense quattro giornate." (Vincenzo Fugaldi)

25/05/2019

Torino Jazz Festival: "Il nuovo corso del Festival Jazz di Torino ha incrementato nell'edizione 2019 il grande successo dell'anno precedente, con il dodici per cento in più di presenze che sono arrivate a 25 mila in nove giorni, e diversi concerti sold out..." (Aldo Gianolio)

26/12/2018

Andromeda (Filippo Cosentino)- Gianni Montano

09/12/2017

Visioni in musica sugli scritti di David Lazzaretti (Mirco Miriottini)- Gianni Montano

09/04/2017

Travel Music (Roberto Spadoni New project Jazz Orchestra)- Alceste Ayroldi

04/06/2016

Torino Jazz Festival 2016: "...un'ampia panoramica della condizione attuale del jazz, con una enorme quantità di concerti ed eventi che si sono svolti in un gran numero di spazi del capoluogo piemontese." (Vincenzo Fugaldi)

21/05/2016

Tim Berne Snakeoil: "Un jazz per appassionati, ma che come pochi altri coglie le contaminazione fra la "musica del diavolo" e le altre esperienze artistiche." (Niccolò Lucarelli)

03/01/2016

T-Duality (Ananda Gari)- Niccolò Lucarelli

02/06/2015

Pop Corn Reflection (Rosario Di Rosa Trio)- Gianmichele Taormina

08/03/2015

Intervista con Rosario Di Rosa: "...consiglio di studiare a fondo la tradizione e il linguaggio di questa musica senza dimenticare mai di lasciare una porta aperta alla creatività e alla curiosità." (Gianmichele Taormina)

19/10/2014

Meets Mahler (Sonata Islands (Giovanni Falzone))- Valeria Loprieno

06/07/2014

Walter Beltrami Kernel Panic: "...un concerto energico e travolgente. Un quintetto di forte personalità individuali e con un collettivo animo rock, sperimentale e audace." (Valeria Loprieno)

30/03/2014

Intervista con Luca Pietropaoli: "Il punto focale della mia ricerca è raggiungere una sonorità globale, che mi faccia sentire libero di comporre e, sicuramente, suonare più strumenti mi aiuta notevolmente." (Nina Molica Franco)

30/03/2014

Luca Pietropaoli - Outside The Cave: "La musica di Pietropaoli rispecchia la personalità di un artista che reca in sè molte sfaccettature e non può affidarsi ad un solo medium sonoro per esprimerle." (Nina Molica Franco)

23/02/2014

Electric Posh per Nau in Rome: "...un ossimorico caos ordinato che da due dimensioni, quelle dei singoli musicisti, ne riesce a trovare una terza, comune, dai contorni in chiaro scuro." (Nina Molica Franco)

06/01/2014

ParmaJazz Frontiere 2013 - Ia Parte: "Tim Berne' Snakeoil Quartet, Jim Black Trio, Slanting Dots, Ricardo Costa, Ruvido Insieme, Artijoke, Luca Savazzi Trio e Alessia Galeotti, Emanuele Parrini" (M. Buttafuoco, N. Molica Franco)

23/12/2013

Imperfetta Solitudine (Pensiero Nomade)- Alceste Ayroldi

15/12/2013

Intervista a Luca Perciballi : "...la composizione solletica e soddisfa il lato più razionale ed intellettuale, mentre l'improvvisazione appaga lo strumentista." (Nicola Barin)

18/08/2013

Drops (Bonnot, Tracanna, Cecchetto)- Gianni Montano

21/07/2013

Marcel & Solange Trio e Giovanni Falzone Quintet "Around Ornette": Nell'ambito del festival "Una Striscia di Terra Feconda", il Marcel & Solange trio con le loro "atmosfere minimaliste e rarefatte" e il personale omaggio a Ornette Coleman di Giovanni Falzone con suo Quintet. (Valeria Loprieno)

13/06/2013

Forward (Gabriele Buonasorte)- Gianmichele Taormina

10/06/2013

Quattro chiacchiere con...Gabriele Buonasorte: "...il jazz oggi è una straordinaria miscellanea di linguaggi differenti da plasmare liberamente attraverso la propria ispirazione del momento." (Alceste Ayroldi)

09/06/2013

Monk'n'nroll (Francesco Bearzatti Tinissima 4et)- Marco Losavio

17/02/2013

Acrobats (Tino Tracanna)- Alceste Ayroldi

29/12/2012

Incipit (Govinda + Ananda Gari) - Alceste Ayroldi

18/11/2012

Suono Di Donna (Ada Montellanico)- Roberto Biasco

02/11/2012

Coltrane Project (Riccardo Fioravanti Trio)- Alceste Ayroldi

21/10/2012

Roccella Jazz Festival, "Cose Turke": Edizione numero 32 del festival calabrese, che riprende la formula itinerante e offre come sempre uno spaccato del meglio del jazz contemporaneo. (Vincenzo Fugaldi)

07/10/2012

Postural Vertigo Quintet: "Bravura, tecnica, rapidità di pensiero e un ardimentoso senso improvvisativo per una musica che sgorga sincera, genuina e che trova uno sviluppo armoniosamente perfetto." (Giovanni Greto)

26/05/2012

IIIa Edizione di "Suoni Ritmi, Parole dal Mondo" e concerto di Riccardo Arrighini con la Filarmonica Sestrese (Gianni Montano e Andrea Gaggero)

01/05/2012

The Sky Above Braddock (Mauro Ottolini Sousaphonix)- Enzo Fugaldi

13/01/2012

Around Ornette (Giovanni Falzone Quintet) - Alceste Ayroldi

18/12/2011

Intervista con Giovanni Falzone: "Oggigiorno mi capita spesso di sentire molte cose che mi fanno pensare che ci sia la tendenza a far diventare il jazz un po' musica di maniera, e c'è poca autenticità sia nei gesti, sia nel preparare un progetto, sia nel suono delle cose che si sentono in giro." (Eva Simontacchi)

29/08/2011

Songs (If duo (Giovanni Falzone – Bruno Angelini))- Eva Simontacchi

29/08/2011

Intollerant (Mr. Rencore + Tim Berne)- Vincenzo Fugaldi

31/07/2011

Giovanni Falzone "Mosche Elettriche" al Jazz Club di Bergamo: "La piazza è stata sommersa dall'incontenibile energia e dalla ricca personalità del trombettista siciliano naturalizzato milanese, che ha tenuto l'affollatissima piazza in pugno per ben due ore, tutti in religioso silenzio, ad ascoltare musiche suggestive, suoni elettrizzanti: energia allo stato puro..." (Eva Simontacchi)

28/05/2011

Appuntamento di rilievo internazionale al Count Basie di Genova con il quartetto di Michael Formanek, una delle più interessanti formazioni attive ascoltate nel pur variegato, da anni inflazionato, panorama concertistico nazionale. (Andrea Gaggero)

15/05/2011

Giovanni Falzone in "Around Ornette": "Non vi è in tutta la serata, un momento di calo di attenzione o di quella tensione musicale che tiene sulla corda. Un crescendo di suoni ed emozioni, orchestrati da Falzone, direttore, musicista e compositore fenomenale, a tratti talmente rapito dalla musica da diventare lui stesso musica, danza, grido, suono, movimento. Inutile dire che l'interplay tra i musicisti è spettacolare, coinvolti come sono dalla follia e dal genio espressivo e musicale del loro direttore." (Eva Simontacchi)

08/05/2011

Organum (Giorgio Li Calzi) - Alceste Ayroldi

23/02/2011

The Rub And Spare Change (Michael Formanek)- Enzo Fugaldi

23/01/2011

Francesco Bearzatti Tinissima Quartet. All'Auditorium Parco della Musica, un'esperienza dal vivo con "X (Suite for Malcolm)". "Una performance caratterizzata da grande libertà espressiva, come è nello stile del quartetto di Berzatti e dalla notevole varietà delle composizioni e delle atmosfere, legate da un filo conduttore ma non strettamente interdipendenti. Emerge in maniera efficace il messaggio di libertà e dignità portato avanti dal leader afroamericano." (Laura Mancini)

23/10/2010

X (Suite for Malcolm) (Francesco Bearzatti Tinissima 4et feat. Napoleon Maddox)- Gianni B. Montano

26/09/2010

Afternonon Song (Sivia Manco) - Marco Buttafuoco

06/06/2010

Terza edizione del Reggio Calabria Top Jazz Festival: "...il concerto memorabile è stato quello del quartetto "Tinissima", una delle opere più importanti del jazz europeo degli ultimi anni, e nella dimensione live raggiunge una compiutezza che la già notevole registrazione in studio faceva solo intuire. A supporto della musica, una serie di struggenti fotografie di Tina Modotti proiettate a cura di Antonio Vanni." (Vincenzo Fugaldi)

06/03/2010

Darwinsuite (Ferdinando Faraò) - Giuseppe Mavilla

24/10/2009

Intervista a Massimo Barbiero: "Oggi sembra sempre più difficile fare qualcosa di nuovo. In qualche maniera la coperta sembra sempre troppo corta...Il mondo della nostra musica sembra rinchiuso in sè stesso, incapace di osare. Stessi nomi nei cartelloni, stesse stanche riproposte. Siamo sempre là. Sembra che il pendolo sia rimasto ad oscillare fra mainstream e free jazz, come se nuove strade fossero impraticabili." (Marco Buttafuoco)

05/09/2009

The Age of Numbers (Emanuele Cisi) - Fabrizio Ciccarelli

12/03/2009

Element (Emilio Merone – Luca Nostro Sys2 Quartet)

05/01/2009

XXIIIa Edizione di "Ai Confini tra Sardegna e Jazz" a Sant'Anna Arresi: "Dedicata alla suggestiva figura ed all'indiscutibile genialità musicale di Don Cherry, la manifestazione sarda, giunta oramai alla sua ventitreesima edizione, ha offerto diversificate sfaccettature del caleidoscopico animo artistico impresso nel tempo dal grande trombettista di Oklahoma City." (Gianmichele Taormina)

21/12/2008

Stylus Q (Stylus Q)

14/09/2008

R-Evolution Suite (Giovanni Falzone Contemporary Orchestra)

19/08/2008

Reggio Top Jazz Festival 2008: "Il sondaggio fra i critici specializzati che il mensile Musica Jazz dedica da ben cinque lustri al meglio del jazz in circolazione, in questo venticinquesimo anno è stato per la prima volta incentrato esclusivamente sul jazz italiano. Da qui la nascita del Reggio Top Jazz Festival, che nella prima edizione ha schierato buona parte dei vincitori del referendum, durante quattro serate primaverili nella città di Reggio Calabria." (E. Fugaldi - G. Taormina)

13/08/2008

Clusone Jazz Festival: "La ventottesima edizione del festival ha avuto come sempre la sua conclusione con una tre giorni finale ambientata a Clusone e dintorni. Un festival che presta attenzione nei confronti delle nuove tendenze e dei giovani musicisti." (Roberto dell'Ava)

13/08/2008

The Big Gundown (John Zorn)

22/07/2008

Suite For Tina Modotti (Francesco Bearzatti Tinissima Quartet)

13/07/2008

VIa Maestra (Giulio Visibelli)

22/06/2008

Downtown (Roberto Cecchetto)

26/05/2007

Intervista e recensione del concerto dei "Quadrivision", ovvero Marco Ricci, Massimo Manzi, Alberto Mandarini e Roberto Cecchetto. Un nuovo progetto nato principalmente attraverso un rapporto di amicizia e stima reciproca e che mira alla ricerca di un suono amalgamanto ma costituito da elementi individuali chiaramenti distinguibili. (Eva SImontacchi)

01/08/2006

Live (Biba Band)

26/02/2006

Gallarate Jazz Festival 2005: "...terza edizione di un Festival Jazz che anche quest'anno si è distinto per l'impronta personale che il suo Direttore Artistico, il Maestro ed Amico Max De Aloe, ha saputo conferirgli..." (Patrizio Gianquintieri)

24/10/2004

Visioni Sonore (Visioni Sonore Quartet)





Video:
Calvino Reloaded - Cadoneghe (PD), 240609
...
inserito il 20/07/2009  da GershwinSpettacoli - visualizzazioni: 4564
Calvino Reloaded - Cadoneghe (PD), 240609
...
inserito il 20/07/2009  da GershwinSpettacoli - visualizzazioni: 4546


Inserisci un commento


© 2000 - 2024 Tutto il materiale pubblicato su Jazzitalia è di esclusiva proprietà dell'autore ed è coperto da Copyright internazionale, pertanto non è consentito alcun utilizzo che non sia preventivamente concordato con chi ne detiene i diritti.


Questa pagina è stata visitata 2.884 volte
Data pubblicazione: 18/05/2014

Bookmark and Share



Home |  Articoli |  Comunicati |  Io C'ero |  Recensioni |  Eventi |  Lezioni |  Gallery |  Annunci
Artisti |  Saranno Famosi |  Newsletter |  Forum |  Cerca |  Links | Sondaggio |  Cont@tti