C'è ancora chi crede fermamente che jazz e classica
siano lontani anni luce e che non abbiano niente in comune, o molto poco. C'è chi
guarda con occhio spocchioso il jazzista dal tocco classico, ritenendolo irriverente.
Orbene, chi indossa tali miopici occhiali culturali, dovrà ricredersi nell'ascoltare
questo robusto lavoro di
Emilio Merone
e Luca Nostro, affiancati da una backline di lusso: Scott Colley al
contrabbasso e Antonio Sanchez alla batteria.
Un ponte tra America ed Europa costruito su idiomi contemporanei. Otto
pagine originali, equamente distribuite tra i due musicisti italiani, che evitano
accuratamente la trappola del calco sonoro e del déjà écouté e che palesano un evidente
sintonia tra i due.
Merone,
dalla solida preparazione tecnica e strumentale, dimostra di essere a proprio agio
sia nelle incursioni classiche, come nella spumeggiante overture di
Crisalide o nella briosa eleganza di
Rave L (eccellente il solo di Colley), che
nelle situazioni sincopate (Dango, a sua firma)
e dal profumo ballroom (Vocche, di Nostro).
Il chitarrista romano è dotato di uno spiccato senso del gusto e della misura anche
nelle progressioni sbilenche di Ruf, ben sostenute
dal timing incalzante di Colley e dai policromi tappeti sonori di Sanchez.
E' abile ed acuto nell'impiantare telai rassicuranti in cui lasciare liberi gli
altri compagni di viaggio e con cui condividere momenti di ardente lirismo (Magic
Eyes, Mind Ring, quest'ultima con
Sanchez in evidenza nel sottolineare il tracciato armonico).
Un lavoro ricco di buon gusto, di teso equilibrio e mai banale.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 12/03/2009
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