Kenny Werner feat. David Sanchez, Randy Brecker, Scott Colley e Antonio
Sanchez
Blue Note Milano, 25 ottobre 2012
di Gaetanio Petronio foto di Francesca Pozzi
Quando assisti a concerti come quello di Kenny Werner
dello scorso 25 ottobre, rimani sempre senza parole. Si, senza parole, perché la
scena statunitense sembra sempre più irraggiungibile, senza parole perché il ragazzo
al piano ha solo sessantuno anni ma è molto più fresco di quelli più giovani di
lui, senza parole perché sul palco suonano cinque autentici colossi senza che uno
prevarichi sull'altro suonando in squadra, come il jazz insegna, e non cercando
di predominare.
Le atmosfere maestose ed assieme moderne
del jazz newyorkese iniziano a riecheggiare nel club di Milano alle 21.15 con "Yago",
inedito composto da Kenny Werner. Il brano, in even-eight, pone in
risalto le armonizzazioni tra i due fiati e si caratterizza nel finale per un climax
di suoni tra sax, tromba e piano.
Si continua con "Watchers", funky acido con un tema "stortissimo" suonato
all'unisono da tromba e sax che ricorda i migliori temi free di Coleman e seguaci.
Antonio Sanchez ricalca l'atmosfera dando il ritmo con il leggio e creando
un mood percussivo. Randy Brecker la fa da padrone, suonando un solo incisivo
e ricco di citazioni dallo storico solo di Miles su So-What. Il pezzo cresce e termina
su un crescendo improvvisato contemporaneamente da piano, contrabbasso e batteria
per poi lasciare il passo al piano di Werner che richiama il tema finale.
Sul terzo "Balance", costruito su un intervallo di 9b ed introdotto da un'ottima
intro di Kenny Werner,
David Sanchez
da il meglio con un solo stellare.
"Sada", il quarto pezzo, si caratterizza per crescendi ritmico-melodici e
i solisti affiancano grande liricità ad una pronuncia plasmata sulla batteria di
Antonio Sanchez, che la fa da padrone con le sue raffinate accentazioni.
Werner si mette in evidenza con un solo percussivo ed intenso.
Il quinto pezzo è il classico di
Herbie
Hancock, "Dolphin' Dance", eseguita in trio dove il piano da il tempo
con un mood latin sul ritmo even-eight di Antonio Sanchez. Funambolico il
solo di Scott Colley che lascia tutti a bocca aperta. Kenny Werner annuncia la fine del concerto e, dopo essersi seduto al piano,
intona "Hedwig's Theme" dalla colonna sonora di Harry Potter, ovviamente
dopo aver concluso il pezzo il pubblico non lo lascerà andare e il super-gruppo
finirà con "Untemplement".
Incontriamo Kenny Werner alle 20.30 circa, poco dopo cena, e ci sediamo su
delle poltroncine in fondo al piano superiore del
Blue Note.
Ciao Kenny, partiamo dall'inizio della
tua carriera. Ho visto che una delle tue prime ispirazioni è stata Madame Chaloff,
che cosa possiamo ritrovare, di questa influenza, nella tua musica?
Ero già un musicista professionista e Madame Chaloff insegnava a connettere la tua
intera esperienza emotiva suonando una sola nota ed io andai da lei per apprendere
questa tecnica. Imparai molto da quella esperienza ed ha influenzato molto la mia
visione sullo scopo della mia musica e su che direzione deve prendere.
Nella tua carriera hai lavorato molto
con Joe Lovano. Cosa ha voluto dire per te questa collaborazione?
Io e Joe abbiamo fatto Berklee insieme e abbiamo condiviso tantissime esperienze.
Lui ha suonato nei miei dischi ed io ho suonato nei suoi. Abbiamo un rapporto di
reciproca stima e rispetto.
Cosa ne pensi del Blue Note Milano e del suo ruolo in
Italia? Credi sia un bene per il jazz europeo?
Si, sicuramente, il Blue Note rappresenta la garanzia che in Italia e in Europa passino le
migliori band della scena newyorkese. Prima non c'era questa possibilità.
Com'è lavorare con un quintetto di questo calibro?
Sono già alcuni anni che suoniamo insieme ed ormai siamo tutti amici. Siamo una
squadra talmente affiatata che ognuno è attento al modo di suonare dell'altro e
lo completa. Tra di noi c'è un grande interplay!
Infine, cosa ne pensi del jazz italiano?
Oh, ci sono veramente tanti ottimi musicisti, il mio preferito è
Enrico
Pieranunzi, ma ce ne sono veramente tanti…non ricordo il nome di tutti.
Il jazz italiano, ormai, ha raggiunto un altissimo livello ed è ai massimi livelli
internazionali. Il jazz italiano da, a pieno titolo, il suo contributo al jazz europeo
ed internazionale.
Inserito il 14/12/2012 alle 10.23.54 da "jazzfd" Commento: Quincy Jones ha detto di Kenny "Perfezione, a 360 gradi, dell'anima e la scienza in un unico essere umano. Il mio tipo di musicista ".
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Data pubblicazione: 08/12/2012