Tra il primo e il secondo set,
Alberto Gottardelli ed io saliamo la lunga scala del Blue Note che porta ai camerini degli artisti, e raggiungiamo
Lalah Hathaway e la sua band. Esce dalla stanza in cui si erano ritirati subito dopo il primo set, e ci accoglie con un caldo sorriso. E' radiosa nonostante la più che probabile stanchezza dovuta al viaggio in aereo dagli Stati Uniti. Dopo le presentazioni, iniziamo l'intervista per Jazzitalia. Un'intervista della durata di cinque minuti, in realtà, perché il secondo set è ormai imminente e deve riposare la voce prima di ridiscendere in sala.
E.S.:
Sei qui da un paio di giorni. Quali sono le tue prime impressioni su Milano?
L.H.: Bé, fino ad ora ho trovato tutte
persone molto gentili. Non ho in realtà molte impressioni perché sto patendo
ancora il jet-lag. Sono appena arrivata dall'Hotel, dove ho dormito. Ma andremo
un po' in giro domani. Ieri siamo stati alla Stazione Centrale, e andremo a
spasso e a fare shopping domani. Ma sono felice di essere qui, è la prima volta
che vengo a Milano.
E.S.:
E cosa mi dici del pubblico? Come sta rispondendo alla tua musica? Cosa senti?
L.H.: E' interessante questa cosa, perché in ogni luogo in cui vai i pubblico è sempre talmente diverso! Persino se canti nello stesso posto varie sere a fila, il pubblico sarà diverso di serata in serata. Una cosa che ho notato della folla ieri sera e stasera è che la gente esce proprio per divertirsi, e c'è tutto questo parlare, mangiare e godersi la musica...Capisci cosa voglio dire...Bè
il pubblico era piuttosto vivace...
E.S.:
Si, ho notato che stasera c'era un po' troppo brusio in sala… Troppo chiacchiericcio di sottofondo…
L.H.: (Sorride…) E ieri sera è stato anche peggio!
E.S.:
Quando si va a un concerto, si dovrebbe ascoltare….evitando di parlare ad alta voce.
L.H.: Non mi dà troppa noia se la gente parla, si diverte e gusta la musica. Non mi dà troppo fastidio, a meno che il vociare non diventi veramente forte.
E.S.:
Però ci sono persone che si recano a un concerto per ascoltare, persone che desiderano sentirsi sommerse dalla musica, perdersi in essa, e il vociare disturba.
L.H.: Dovrebbero sedersi alle prime file, e chi desidera parlare, sedersi un po' più in fondo.
E.S.:
Qualche domanda per i cantanti, o per chi studia tecnica vocale… Cosa fai per la tua voce?
L.H.: Non faccio abbastanza...
E.S.:
Forse perché sei costantemente in tour, e non riesci a concentrarti su troppi esercizi?
L.H.: Sto cercando di imparare questi nuovi esercizi di riscaldamento vocale….
Sono sicura che li conosci (mi mostra l'esercizio, che peraltro conosco molto bene, che consiste nel cantare una scala ascendente e discendente facendo vibrare le labbra….ridiamo entrambe). I miei amici del gruppo
Take 6, mi hanno dato questi piccoli esercizi! Dunque faccio qualche vocalizzo e riposo, e ora sto cercando di imparare cose nuove perché penso che si possa sempre migliorare.
E.S.:
Sei figlia di due artisti, due cantanti. In Italia abbiamo, per questi figli, un'espressione particolare per designarli: "figli d'arte". In Inglese non esiste una traduzione per questo termine, ma lo traduco ugualmente.
L.H.: Mi piace! Ha un senso… ha un senso.
E.S.:
Questo fatto ti ha aiutato in qualche modo?
L.H.: Sì…voglio dire, mio padre lo ascolto ora, (n.d.r. suo padre è mancato nel 1979) e la sua musica trascende realmente il tempo per me, e mia madre è una cantante. E' con me in questo momento, e mi dà consigli… Sì, in effetti, tutto ciò che ho imparato… Sono stata molto fortunata ad essere sempre stata a contatto della musica per tutta la mia vita, e per questo mi viene così naturale… Non mi sento mai…. E' solo un continuo processo in costante evoluzione.
E.S.:
Cosa mi dici della tua musica?
L.H.: Sto incidendo un disco in questo momento, e ci stiamo preparando a mixarlo, e negli Stati Uniti uscirà…. non so quando uscirà qui, ma mi auguro entro l'estate. Dunque sto lavorando sul mio disco, e sto lavorando con altri artisti: ho inciso un disco con i
Take 6, Marcus Miller, sto lavorando a un progetto di
Luther Vandross…e continuo a lavorare.
E.S.:
C'è qualcosa che vorresti dire ai tuoi fan italiani, al tuo pubblico italiano?
L.H.: La sai una cosa? La prima cosa che mi preme di dire è che sono tanto felice perché nemmeno lo sapevo di avere un pubblico italiano. E dunque quando ho messo piede sul palco, qui al Blue Note, e ho visto la sala gremita …. Bé, mi sono sorpresa! E ho detto ai ragazzi: "Avete visto quanta gente è venuta?" Non pensavo…. Non sono mai stata qui prima, e mi sono molto stupita! E mi sento onorata. Sono felice di saperlo. E tornerò appena sarà uscito il mio nuovo album.
E.S.:
E noi torneremo a riascoltarti, con tutte le tue novità musicali…
L.H.: Sì, musiche nuove, una band più grande con coristi, chitarra….
Ci salutiamo, e dopo qualche scatto fotografico di
Alberto Gottardelli per completare l'intervista, usciamo dalla stanza con l'impressione di avere parlato a un'amica, alla ragazza della porta accanto. Una ragazza aperta, semplice e sincera. Con una splendida voce vellutata e occhi grandemente espressivi ed intriganti che sorridono in continuazione.
15/11/2009 | I Triad Vibration al Blue Note di Milano: "Una bellissima serata, il sound dei Triad Vibration è coinvolgente, energetico, ipnotico, riporta alle radici...si passa da contaminazioni jungle, tribali, funky, etniche a influenze world music, jazz, latin jazz, blues, e addirittura house." (Eva Simontacchi) |
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Data pubblicazione: 22/03/2004
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