Intervista a Billy Cobham
La Musica è il Linguaggio Universale
Blue Note,
Milano - 15 febbraio 2007
di Mario Livraghi
fotografie di:
Alberto Gottardelli
M.L.: Tu hai vissuto la tua infanzia in un ambiente
musicale vivo e ricco di stimoli: in un'epoca in cui prevede la conoscenza scientifica
e tecnologica da dove ritieni sia opportuno iniziare l'educazione musicale?
B.C.: Innanzitutto è importante insegnare a suonare
gli strumenti musicali così come vengono concepiti in origine dall'uomo, nella loro
struttura meccanica; ad esempio, per quanto riguarda il pianoforte: quando hai imparato
a suonare il pianoforte, sei in grado poi di suonare anche i sintetizzatori e le
tastiere elettroniche. Ma prima bisogna innanzitutto imparare a suonare il pianoforte
per comprendere successivamente come funziona tutto il resto. Secondo me, è molto
importante conoscere il meccanismo che realizza e regola la produzione del suono
di qualsiasi strumento musicale si tratti, perché più impari a conoscere lo strumento
nelle sue molteplici sfaccettature acustiche, più sei in grado di trasmettere le
idee anche attraverso un simulatore dello strumento stesso. Prima c'è il pianoforte
poi vengono le tastiere, che possono sicuramente simulare molteplici gamme di suoni
timbricamente differenti. Dopo aver compreso lo strumento meccanico si può entrare
nell'area degli strumenti estremi, di cui è importante sottolineare la loro funzione,
la loro efficacia, la loro importanza nell'atto creativo. Ma non bisogna dimenticare
che tutto quanto deriva dal pianoforte se sei un pianista… o dalle batterie, se
sei batterista. E' molto importante ad esempio sapere come si suona la batteria,
e capire bene cos'è la batteria: può essere una serie di cilindri e piatti di differenti
dimensioni. Per quale motivo? Qual è l'effetto del suono complessivo quando suoni
tamburi di diverse dimensioni?
Qual
è la differenza tra l'esecuzione di suoni di diverse intensità? Quali sono gli angoli
di tollerabilità della testa della bacchetta che colpisce il tamburo? Come si tengono
le bacchette? Inoltre, bisogna giungere a una corretta comprensione del ritmo, della
velocità ecc.., oppure perché l'esecuzione va mantenuta ritmicamente in un certo
modo, oppure perché il ritmo deve essere mutato. Tutto questo insieme di cose si
manifesta durante un'esecuzione. Quando sei arrivato a capire tutta questa serie
di concetti basilari, questo patrimonio culturale dello strumento che suoni l'hai
acquisito e rimane tuo per tutta la vita. Metti assieme tutte queste esperienze
e sperimenta quali effetti si vengono a creare nella pratica musicale. Questi effetti
divengono così una serie soluzioni musicali molto particolari; a questo punto tu
divieni un elemento importante che fa in modo che l'esecuzione avvenga in sincronia.
Tutto questo insieme di elementi formano complessivamente "la band e il batterista".
E' a partire da questa situazione che la batteria diventa come una piattaforma,
un fulcro attorno al quale, proprio come nel caso del pianoforte, scaturisce la
creatività di tutta la band. Tutto quanto dipende da come sai suonare la batteria,
come vuoi impostare strategicamente l'esecuzione; da qui puoi successivamente partire
a sperimentare altre sonorità facendo uso della tecnologia, della simulazione elettronica.
Ripeto: è fondamentale la conoscenza dello strumento meccanico e questa è la base
da cui partire per imparare a suonarlo bene. L'uso della tecnologia è un po' come
il discorso dell'apprendimento e della comprensione delle lingue e dei dialetti;
ad esempio, dopo aver appreso la lingua italiana, puoi avere imparato anche un dialetto
del nord Italia, ma avere poi la necessità di recarti a lavorare nel Sud dove si
parlano altri dialetti, e quindi devi imparare nuove sfumature della lingua per
poter comunicare...devi sempre imparare qualcosa di diverso nel tuo lavoro. Lo stesso
vale per la musica: si tratta di imparare più cose nuove e metterle in connessione
tra loro, perché così hai più basi di conoscenza da cui partire, sui cui lavorare…Più
ricca è la tua storia personale migliore sarà la tua presentazione nella comunicazione.
Qualunque tipo di strumento musicale, sia acustico che elettronico, diventa un mezzo
di comunicazione completo soltanto quando l'uomo è in grado di manifestare le proprie
idee e le proprie emozioni tramite esso.
M.L.: Nella tua famiglia chi maggiormente ha
fatto scaturire in te la consapevolezza del tuo amore per la musica e il tuo strumento?
B.C.: Mio padre, che era un pianista; mentre mia
madre è sempre stata una cantante. Mio padre, che vedrete nel film
Sonic Mirror, è morto nel mese di Aprile dell'anno
scorso, aveva 88 anni e nel film interpreta il personaggio che suona il piano e
che si chiama Sonic Mirror; nel film si parla della musica suonata a Panama,
paese dove io sono nato, e di come lui lavorava, suonava, nell'epoca in cui io ero
bambino. Tuttavia a Panama, c'era un certo Calipso che era considerato un
"Re" nella comunità, e pertanto mio padre venne messo da parte. Lui era il "mio
ragazzo".
M.L.: Nella crescita abbiamo bisogno di modelli
a cui riferirci: chi è stato per te Miles Davis ?
B.C.: Miles Davis è stato una specie di culla
di mescolanze stilistiche importanti per me e per tanti altri musicisti. Piuttosto,
partendo dal modello, come si può divenire indipendenti nel proprio pensiero? Come
si può giungere a delle scelte responsabili ed autonome? Questa è stata per me una
lezione dura da imparare, perché c'è sempre il rischio di fare qualche passo falso.
Se prendi una decisione sbagliata, potresti essere criticato per tutta la vita.
Quindi bisogna essere sicuri di credere in quello che si fa, bisogna saper cogliere
la palla al balzo e fare in modo che la strada che si è scelto sia quella giusta.
Alla fine decidi di seguire la tua strada anche correndo il rischio di sbagliare.
Questa è stata la mia sfida di fronte ai modelli.
M.L.: Nel film documentario "Sonic Mirror" viene
sviluppato il concetto musicale basato sull'intreccio fra le culture e sul fatto
che la musica sappia essere un mezzo di comunicazione e di dialogo planetario molto
più forte della parola. Ti ritieni un messaggero di pace?
B.C.: Sì, posso definirmi un messaggero di pace;
tutto quello che voglio far comprendere è che esiste un'essenza, un filo universale
nella comunicazione che avviene attraverso la musica e che si basa sulle frequenze,
così come parlare…E' spettacolare questa cosa. Io posso andare in qualsiasi posto
del mondo, e poter suonare in maniera del tutto naturale con la gente del luogo;
ecco allora che vedo nascere un'opportunità meravigliosa. Perché la musica è così…Non
serve vivere lì da anni ma anche solo recarsi lì la prima volta e poter comunicare
con la gente del posto, perché la musica ha una così forte peculiarità: la musica
è il solo, unico, vero linguaggio universale. Non risolve certamente ogni problema
o conflitto ma può essere usata come punto di partenza per la comunicazione.
Usare
la musica in questo modo è un po' come usare il ping-pong in Cina, o qualsiasi
altro sport; tutto lo sport in generale può essere altrettanto considerato come
un mezzo di comunicazione universale fra le persone. Tuttavia, la musica è l'unica
forma di linguaggio che mette d'accordo tutti. Io so che posso suonare il genere
di musica che viene concordato insieme al gruppo con cui mi trovo per la prima volta
in qualsiasi parte del mondo, e non avrò alcun problema di comunicazione.
M.L.: Da chi è nata l'dea di Sonic Mirror? E'
nata prima l'idea del regista e quindi dell'immagine o prima l'idea della musica?
B.C.: La musica è importante perché la base da cui
si parte per mostrare le immagini e tutte le scene che vedi e senti di volta in
volta nel film. L'immagine certo è importante, perché può far emergere qualsiasi
cosa e raggiunge tutti…Ma si può rendere nell'immagine l'effetto comunicativo che
ha la musica, quando ad esempio vedi suonare insieme musicisti che provengono da
diverse parti del mondo? Tu pensi che ciò sia impossibile, ma poi funziona: ed è
meraviglioso! Una cosa simile è accaduta durante un mia produzione artistica con
dei musicisti di origine nigeriana: inizialmente c'era stata la difficoltà ad adattarsi
a determinati ritmi, a particolari sonorità, ma, poi ci siamo rilassati e adattati
i ai suoni; alla fine è stata un'esperienza davvero divertente e speciale per me!
L'idea del film è partita comunque da me. la musica è una piattaforma comunicativa.
Il mio scopo è stato dimostrare questo. E' molto facile comunicare attraverso la
musica. Uno dei motivi che mi hanno spinto a questa convinzione è che ci sono molti
che fanno un cattivo uso della musica. Per fortuna molti musicisti, come me, non
vogliono lottare per posizioni di primo piano o usare la musica per dimostrare chi
è il più bravo e adoperare la musica come strumento di comunicazione. Certo molto
dipende dalle situazioni che si vengono a creare perché il jazz è una comunità fatta
di individui che hanno una forte immaginazione e che sono continuamente stimolati
a competere, così come accade nello sport; così si pensa sempre "io sono meglio
di te ecc..", e questo modo di pensare dipende anche dallo strumento che si
suona. Certi musicisti vogliono fare vedere chi sono, come suonano, che hanno dei
titoli di studio nella musica, ecc.. e tutto ciò è puramente una semplice questione
di ego personale. Ma la musica è uno strumento comunicativo molto forte e ciò lo
si capisce dalla popolarità che ha come dal fatto che alla gente piace.
M.L.: "Meeting of spirits"
afferma l'incontro tra le varie culture. E' davvero così?
B.C.: In un certo senso si, tuttavia il vero significato
della registrazione di "Meeting of spirits" sta nell'averlo approcciato in
quanto spinto dalla curiosità di sapere come avrei suonato dopo 30 anni che faccio
musica. Quindi è stata una specie di sfida che ho accettato, per provare a me stesso
a che punto sono arrivato musicalmente.
M.L.: "Drums
in voice vol. 2". Qui viene rivissuta l'esperienza musicale degli
anni '70. Cos'è cambiato da allora, non tanto
tecnicamente, ma a livello spirituale?
B.C.: Io non ho mai abbandonato lo spirito degli
anni '70. Quello sono io; è ciò che sono realmente.
Ciò che è cambiato nelle mie tecniche rispetto agli anni
'70, è il fatto che suono di meno, perché sono più vecchio, e sono
maggiormente saziato nello spirito perché ho il necessario con cui vivere…
M.L.: Progetti e speranze per il futuro?
B.C.: Con Sonic Mirror spero di aver concretizzato
già qualche cosa. Attualmente sono assistente del direttore artistico della scuola
d'arte al WOMAD, la Fondazione finanziata e ideata da Peter Gabriel, con
la quale ci muoviamo nel mondo avendo come obiettivo quello di far conoscere la
musica a livello comunicativo. Questo mi offre l'opportunità di incontrare tantissimi
artisti, e di occuparmi degli studenti che mi vengono assegnati ogni volta. Per
me è una grandissima esperienza, di elevato valore musicale, il fatto di prendere
parte a una simile iniziativa. E' un po', per me, come stare in un Università
dell'arte. Poter condividere informazioni con le persone che vengono dalla Columbia,
dal Paraguay, dalla Guinea e che portano da quei paesi suoni musicali che non avevo
mai sentito prima d'ora, anche nel mio lavoro. Ciò mi ha messo in condizione di
lavorare con strumenti elettronici, e rimettermi a studiare, capire fondamentalmente
come funzionano, come combinare meglio la batteria...
M.L.: C'è qualcosa che vorresti rilasciare nella
tua intervista, da far sapere al pubblico?
B.C.: Voglio soltanto ribadire, in poche parole,
che la musica è il linguaggio universale, ma una cosa è crederlo e un'altra cercare
di dimostrarlo…Questo è il mio compito della vita di ogni giorno, di confermare
e far comprendere ogni volta questo concetto, e anche come viverlo, praticarlo per
potermi sentire ogni giorno una persona migliore. Sta tutto nelle frequenze, così
come è nella vita…
..::Le foto del Concerto::..
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Data pubblicazione: 24/04/2007
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