Ed. Blue Note records / Emi music Italy
|
Nicola Conte
Other Directions
1 Sea & sand
2 Wanin moon
3 Nefertiti
4 Impulso
5 A time for spring
6 Kind of sunshine
7 Aphrodite's dream
8 Several shades of dawn
9 The dharma bums
10 All gone
11 Other directions
12 The in-between
13 Le depart
Gianluca Petrella
trombone
Daniele Scannapieco
sax tenore
Fabrizio Bosso
tromba e flugelhorn
Pietro Lussu
pianoforte
Pietro Ciancaglini
contrabbasso
Lorenzo Tucci
batteria
Nicola Stilo
flauto
Pierpaolo Bisogno
bonghi e vibrafono
Rosario Giuliani
alto sax
Till Bronner tromba
e voce
Cristina Zavalloni, Bembe Segue, Lucia Minetti e Lisa Bassenge
voci
|
E' il primo disco che la filiale italiana della prestigiosa etichetta jazz Blue Note pubblica in Italia e contemporaneamente in diversi paesi del mondo.
Nelle radio nazionali ha imperversato per diverso tempo il brano "Kind Of Sunshine", forse con l'auspicio che il lavoro del DJ barese potesse scalare le classifiche d'ogni dove sbaragliando anche i mostri sacri della musica pop. L'operazione commerciale è stata veramente capillare e, per alcuni versi, senza tregua.
Anche perché l'idea di tutti era quella di diffondere un'aria di freschezza nell'ambito di un filone a cavallo tra il longue ed il nu jazz lambendo anche il jazz piuttosto easy degli anni '50-'60. Infatti,
Nicola Conte ha coinvolto le migliori "nuove leve" emergenti del panorama jazzistico italiano e non, quali: Gianluca Petrella (trombone), Daniele Scannapieco (sax tenore), Fabrizio Bosso (tromba e flugelhorn), Pietro Lussu (pianoforte), Pietro Ciancaglini (contrabbasso), Lorenzo Tucci (batteria), Nicola Stilo (flauto),
Pierpaolo Bisogno (bonghi e vibrafono). Mentre ad alternarsi nell'interpretare le canzoni ci sono Cristina Zavalloni, Bembe Segue, Lucia Minetti e Lisa Bassenge e Till Bronner (anche alla tromba).
La musica di Nicola Conte viene unanimemente classificata come lounge o nu-jazz (sempre che si voglia dare un significato vero a questo termine che sembra essere la negazione di se stesso), ma la propaganda, tambureggiante, di questo disco, parla di un lavoro jazz. Ed è pubblicato per la più celebre casa di jazz nel mondo, la Blue Note, il cui nome ci fa venire i "lucciconi" per la commozione.
Certo, il lavoro di Nicola Conte non emoziona. E' un opera più che garbata, di facile ascolto, fruibile in ogni momento della giornata e per ogni tipo d'utenza. Conte è un ottimo DJ e producer che è riuscito in quest'opera a svolgere il difficile compito di collettore di suoni e di stili, attingendo dalle esperienze di artisti da lui "scoperti", quali i
Koop, i Thievery Corporation o, piuttosto, i St. German di
Ludovic Navarro.
L'album si apre con "Sea And Sand", dove malinconici accordi di piano e un breve tema di tromba introducono la voce di un altrettanto melanconico
Till Bronner (che alcuni recensori hanno inoppurtamente scambiato per Conte). Il brano viaggia sui tempi tipici della bossa nova senza dare alcuno scossone, alcuna innovazione.
Ma la malinconia frammista alla leziosità compositiva di Nicola Conte
pervade l'intero lavoro che, occorre dirlo a chiare lettere, è eseguito in
modo esemplare da tutti gli ottimi artisti coinvolti.
Wanin' Moon, lascia spazio alla suadente voce di
Bembe Segue ed al touch di Pietro Lussu al piano.
Con Nefertiti sembrerebbe voler dare spazio al passato forte del mitico Miles Davis e
Bosso e Scannapieco danno incredibile forza a tale volontà mostrando grande professionismo e talento naturale.
Si prosegue poi con l'hard bop di Impulso
e con la ballads A Time For Spring dove si mette in evidenza la particolare voce di
Lisa Bassenge.
La differenza tra un lavoro squisitamente jazzistico e quello di Nicola Conte
si evidenzia ancor più con il brano Kind of sunshine che, per certo tempo, è stato un hit single. Il brano techno-jazz (è solo una mia invenzione lessicale) impegna la bella voce di
Lucia Minetti ed odora di Koop.
Seguono ballads piuttosto melanconiche, alternate con ritmi brasilian-longue.
Una menzione merita The Dharma-Bums dedicata
a Kerouac (almeno penso) che pone in evidenza, seppur nel rispetto degli schemi longue, il double-vocal di
Lucia Minetti e Till Bronner.
Un disco sicuramente gradevole nel complesso, ma per molti versi già ascoltato forse l'anno scorso o forse cinquant'anni fa. La bravura di tutti i musicisti impegnati lo rende, comunque, un lavoro di pregevole fattura.
Da ascoltare sorseggiando un "longue-drink" anche in pausa dal lavoro.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia