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Jazz Juice Festival 2003
Pietro Condorelli Quintet
Bitritto, Taylor's Club 13 giugno 2003
di
Marco Losavio
photo e video by Marco Losavio

Pietro Condorelli guitar
Fabrizio Bosso trumpet & flugelhorn
Francesco Nastro piano
Pietro Iodice
drums
Gianluigi Goglia
double bass


Video: T1 - ADSL - ISDN - Modem56Kb

In una calda serata di giugno, il Jazz Juice Festival 2003, organizzato dal Taylor's Club e tenutosi a Bitritto dall'11 al 14 giugno, ha ospitato Pietro Condorelli con il suo quintetto comprendente musicisti di grande levatura. Ad accompagnare il leader ci sono: il fedele Francesco Nastro al piano, Pietro Iodice alla batteria, Fabrizio Bosso alla tromba e al flicorno e il giovane Gianluigi Goglia al contrabbasso in sostituzione dell'infortunato Pietro Ciancaglini.

Il concerto inizia con due brani di riscaldamento:
Walk Song e Ask me why. Entrambi i brani, un soul e un blues in minore, pongono subito in evidenza il fluido fraseggio di Condorelli che stasera impugna un'ascia di prestigio: una splendida e fiammante 175 del '52. A suo dire è uno strumento più difficile da suonare e sicuramente meno versatile rispetto alla Manne, ma più rispondente alle esigenze del sound che egli sente di cercare attualmente. Durante questi giri di rodaggio, si percepisce subito che sarà una serata di ottima musica ma purtroppo a ciò si contrappone un'amplificazione pessima al punto da non consentire a Condorelli di poter sfruttare le note più gravi della chitarra, di non poter mai utilizzare dei bicordi, anche ad ottave, per non parlare di voicing: pena la distorsione totale del suo suono. Un vero peccato.

Quando si passa a
M.L. Samba (Mascalzone Latino Samba) il gruppo è sufficientemente riscaldato, infatti assistiamo ad un fantastico solo di Nastro, ad una grande ritmica a delle ottime performance da parte di Bosso, Condorelli e dello stesso Goglia che si rivela a suo agio completo anche con le insidiose composizioni del chitarrista.

Segue Fin Jang, altro nuovo brano che verrà proposto in un prossimo CD, in cui si possono notare le caratteristiche predominanti delle composizioni di Condorelli: continue aperture, cambi di tempo, pedali per creare sospensioni. Il fraseggio sulla chitarra si articola come un sax e disegna degli schemi ritmici perfettamente incastrati con la batteria di Iodice su intermezzi latin che forniscono momenti di sospensione atti a dare respiro al brano per poi rientrare energicamente nello swing portante originario. Ovviamente tutto questo è svolto con gran fluidità sostenuta egregiamente dal "rhythm director" Iodice questa sera davvero instancabile.

Pausa di...riflessione con un intro di sola chitarra in cui emerge la mano destra di Condorelli, precisione e pulizia di suono. Si tratta di
Evening Prayer, presente sul CD Quasimodo (Red Records), ballad con motivo esposto da Bosso il quale sfodera un raffinatissimo suono ottenuto con la sordina. Il tema viaggia ai limiti dell'armonia, accarezza gli accordi con delle note che fingono di sfuggire via dallo schema armonico e che invece ne rimangono saldamente all'interno. Grande prova di Bosso, intonatissimo su questo bel tema suonato, tra l'altro, dinanzi ad una splendente luna piena che sembra assistere e approvare.

Dopo questa emozionante atmosfera si passa a
Bedouin, brano del pianista Duke Pearson (Columbus Calvin Pearson, Jr.: Atlanta, 17 ago 1932 - 4 ago 1980), uno dei fautori del cosiddetto Blue Note sound. Condorelli canta ogni nota ed esegue un duo solitario con la batteria di Iodice in cui si evidenza ancora di più quanto osservato in precedenza e cioè l'elevato affiatamento di questi due musicisti molto abili nel costruire complesse figurazioni ritmiche. Nastro effettua il solo eseguendo inizialmente un vorticoso unisono tra mano destra e mano sinistra finchè non passa a voicings sempre più intensi raggiungendo un apice dal quale ridiscende per riprendere l'unisono originario cedendo il passo all'urlo di uno scatenato Bosso. E' infatti come un urlo la lunga nota introduttiva del solo di Bosso che non fa calare minimamente la tensione creata da Nastro il quale attentamente cerca più volte, riuscendoci, di riprendere le frasi della tromba generando un bel duetto. Condorelli li osserva con un sorriso di compiacimento e ammirazione. Grande musica, grandi performance.

Si chiude con il brano
Del Sasser del contrabbassista Sam Jones (Jacksonville, 12 nov 1924 - New York, 15 dic 1981). Uno standard che consente a tutti i musicisti di salutare un pubblico entusiasta attraverso soli emblematici della loro qualità. Dopo il giro di soli (molto simpatica la citazione di bibbidibobbidbu da parte di Bosso) si passa ai four per concludere all'unisono.

Il concerto è stato molto bello. Le composizioni di Condorelli dimostrano una volta in più, se ancora ce ne fosse bisogno, la grande maturità di questo musicista nostrano, attentissimo alla tradizione ma con lo sguardo dritto in avanti. Hard bop, latin ma con schemi e soluzioni che puntano a creare qualcosa di nuovo, qualcosa di suo oramai ben riconoscibile e identificabile. Tecnicamente ineccepibile è un leader che fornisce anche agli altri musicisti ampi spazi per poter dare il proprio contributo perchè consapevole della ricchezza del risultato finale. Fabrizio Bosso è "stratosferico", come lo stesso Condorelli lo ha definito. Padroneggia ogni momento fraseggiando con gusto, energia, suono sempre squillante, pieno, mai impreciso e intonatissimo.
E' un vero piacere ascoltarlo e vederlo impegnarsi regalando momenti di altissima qualità. Francesco Nastro è stato realmente sorprendente. Ha impiegato uno o due brani per carburare ma da ML Samba in poi ha dominato la scena richiamandosi l'approvazione del pubblico che ha sottolineato con lunghi e forti applausi ogni suo solo. Il suo ruolo in questo quintetto non fa una grinza essendo Condorelli molto impegnato a costruire linee tipiche da strumento a fiato trovando quindi nella base del piano un solidissimo supporto armonico. Pietro Iodice è uno di quei batteristi che non suona esclusivamente pensando all'aspetto ritmico ma entra mentalmente all'interno degli ambiti armonici dei brani (ha sempre lo spartito al suo fianco!) riuscendo quindi a dirigere la band sempre sulla retta via considerando che su certi brani non c'è via di scampo se non si stacca perfettamente o non si cambia ritmo all'istante giusto. E' sempre attentissimo a cogliere ogni più piccola sfumatura per poterla sottolineare, dinamicamente supporta al meglio il solista che, essendo impegnato su armonie non facili, necessita pertanto di una backline ritmica altamente precisa. Accanto alla batteria di Iodice, c'è un giovane che sinceramente non conoscevo. Gianluigi Goglia ha avuto il ruolo difficilissimo di fare da trait d'union tra la ritmica e l'armonia. Molto costante per tutta la serata ha fornito un supporto eccellente e quando è stato chiamato ad eseguire dei soli ha approfittato del momento per potersi mettere in mostra con un tocco agile e preciso.

Questo quindi, più che un gruppo, è una vera e propria macchina da musica che ha regalato a Bitritto e al pubblico del Taylor's Jazz Juice Festival una serata di ottimo jazz.























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Data pubblicazione: 30/06/2003

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