Philology, 2009
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Gianfranco Menzella Quintet
Miriam
1. Miriam (Menzella)
2. Marco Smiles (Menzella)
3. Falegname (Scasciamacchia)
4. Tidal Breeze
5. Hermitage
6. Muddy in the Bank
7. Amico
8. Blues for Max
Gianfranco Menzella - sax tenore
Alfonso Deidda - pianoforte e alto sax
Tommaso Scannapieco - contrabbasso
Giovanni Scosciamacchia - batteria
Fabrizio Bosso
- ospite speciale, tromba
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Quando Miriam faceva la sua uscita sulla piazza jazzistica italiana, quasi
un anno fa, Paolo
Fresu scriveva un articolo dedicato proprio alla cultura jazz e alle donne.
"Quando sentite il suono di un sax vi tappate le orecchie? Un assolo di tromba
vi annoia a morte? Siete in buona compagnia. Perché, a quanto pare, le signore non
amano la musica dei neri d'America. Eppure in quelle note c'è passione, sentimento
e fantasia. Capace di parlare al cuore.", così fa notare, citando Maurizio Della
Palma. In una vecchia canzone, poi, Paolo Conte canta "le donne odiavano
il jazz e non si capisce il motivo". Ancora, per dare un'idea del suo spirito,
Duke Ellington lo paragonava al "tipo d'uomo con cui non vorreste far uscire
vostra figlia".
Sembra proprio, perciò, che il gentil sesso non si lasci andare alla comprensione
di un piacere che deriva dall'ascolto di questo genere musicale; che sia per puro
residuo di mentalità, che sia per un fondo di antropologia sociale, questo però
è quanto risulta dalla rappresentazione collettiva. Se tale è il paradigma dominante,
allora si noterà nel Gianfranco Menzella Quintet qualcosa di diverso. Per
quanto si presenti come un classico prodotto hard bop, alla ricchezza di ritmi frenetici
o di stacchi decisi che spesso abbandonano il tema per dedicarsi lungamente all'improvvisazione
(pratica che evidentemente si allontana dalla quella tipica tendenza femminea a
declinare il senso del bello sui delicati sentimenti amorosi) viene preferito un
altro rigore. Un'eccezione che probabilmente convincerà anche coloro ai quali sembra
che il jazz, in fondo, non sia per tutti.
Con Miriam, Gianfranco Menzella presenta al pubblico uno studio
sicuramente classico in termini stilistici, legandosi ai richiami della musica nera
e introducendo un tocco sperimentale per le armonizzazioni che si evolve in direzione
free jazz, blues e fusion. Il lavoro del Quintet, però, è estremamente elegante
e riflette anche un' alta provenienza culturale di base che è l'ambiente materano,
sofisticata anima lucana impossibile non amare. In primo piano il sax tenore di
Menzella, seguito poi da un alto sax, un sontuoso piano, nonché dagli strumenti
classici della sessione ritmica come il basso, la batteria e le trombe, che spesso
si uniscono e cercano insieme una direzione swing. Bisogna ammettere che tutti questi
incasellamenti nei generi non esprimono al meglio un lavoro che è, invece,molto
fine nel tenere insieme tutte le diverse sfumature della stessa matrice musicale.
Si percepiscono infatti essenzialità, equilibrio stilistico, pulizia delle forme.
Unica concessione ad una maggiore libertà probabilmente è un'immagine, questa: si
provi a chiudere gli occhi per i 40 minuti d'ascolto e si troverà la giusta dimensione
per sognare una New York di fine anni'40.
L'estetica di Miriam probabilmente è nella ricerca di soluzioni che siano
raffinate e al contempo comprensibili da tutti. Il titolo dell'album -un nome di
donna – chissà se vuole essere in parte essere un omaggio all'universo femminile,
o un suggerimento ad avvicinarsi ad esso con molta più fluidità o, perché no, anche
un invito alle donne ad aprirsi, poiché spesso riescono a rendersi infelicemente
poco comprensibili. E Miriam, proprio casualmente, vuol dire "amato": se
quindi nelle note jazz c'è passione, sentimento e fantasia, capaci di parlare al
cuore, Miriam non è forse il miglior titolo che si poteva trovare a simbolo
di questa scelta musicale? Si deve riconoscere, ad un eccellente sassofonista italiano
come Gianfranco Menzella, la capacità di farsi apprezzare potenzialmente
da un pubblico vasto.
Menzella non sembra essere ancora neanche arrivato alla piena maturazione della
sua espressione artistica, eppure i risultati sono già ottimi. Attendiamoci altre
perle sulla scena jazzistica italiana che, piace dirlo, negli ultimi anni si sta
arricchendo sempre più di giovani abili talenti.
Rosanna Perrone per Jazzitalia
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
16/07/2011 | Vittoria Jazz Festival - Music & Cerasuolo Wine: "Alla quarta edizione, il festival di Vittoria si conferma come uno dei più importanti eventi musicali organizzati sul territorio siciliano. La formula prescelta dal direttore artistico è quella di dilatare nel tempo gli incontri musicali, concentrandoli in quattro fine settimana della tarda primavera, valorizzando uno dei quartieri più suggestivi della città, la restaurata Piazza Enriquez, e coinvolgendo, grazie a concerti e jam session notturne, una quantità di pubblico davvero rilevante, composto in parte da giovani e giovanissimi, portatori di un entusiasmo che fa davvero ben sperare sul futuro del jazz, almeno in questa parte della Sicilia." (Vincenzo Fugaldi) |
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Data pubblicazione: 24/04/2010
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