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Gerardo Palumbo
La scuola salernitana di Jazz, Cuba, e un destino da musicista
Testo e foto di Massimiliano Cerreto

Assistere ad un concerto dei Cuban Stories a Napoli: un desiderio che avevo da moltissimo tempo. Poi, il 14 marzo scorso, ne arriva l'occasione, finalmente. Il locale è il Duel Beat. Arrivato al locale prima ancora del sound-check, osservo Alfonso Deidda che prova il sax e accorda i bongo. Dario Deidda, invece, testa l'amplificazione del suo basso (un mitico Fender d'annata). Nel frattempo, Alessandro La Corte e Michele Di Martino regolano i volumi delle tastiere, e Gaetano Fasano (che mi aveva invitato ad assistere alla serata) sistema i piatti sulle aste: tutti musicisti che conosco (e che ammiro) già da tempo. Eccetto uno, Gerardo Palumbo, il giovanissimo percussionista. Ed è lui che, al termine del concerto, decido d'intervistare…



M.C.: Avere 21 anni ed essere già parte di un gruppo che è la testimonianza più autentica della scuola salernitana di jazz…
G.P.:
Può apparire retorico, ma si tratta di un'esperienza davvero unica. Pensa che, prima ancora di entrare a far parte dei Cuban Stories, ne ero già un grandissimo fan. E lo sono ancora oggi, naturalmente (sorride)!

M.C.: Come è avvenuto l'incontro con i Cuban Stories?
G.P.:
Devo ringraziare Gaetano Fasano: è stato lui a presentarmi agli altri. L'anno scorso, suonavo con lui nella formazione del sassofonista Stefano Giuliano: SG Latin. Nel gruppo c'erano anche il percussionista Pierpaolo Bisogno, cui devo l'avermi preparato per l'esame d'ammissione al Conservatorio, il bassista Antonio De Luise, il trombonista Lello Carotenuto e il trombettista Nicola Coppola. Durante l'estate, si unirono al gruppo anche i cantanti Alvaro Martinez e Carlos Paz. Da qui, la scelta di ribattezzare la formazione: SG Latin & Salsa project. Tornando al discorso, il primo vero approccio con loro fu una sorta di Jam session. Poi, lo scorso Agosto, in occasione della prima edizione del Chiena Jazz Festival (che si tiene a Campagna, in provincia di Salerno, e ha come direttore artistico Daniele Scannapieco Nda), c'è stata la mia prima esibizione ufficiale.

M.C.: Prima, hai accennato alla frequentazione del Conservatorio. Ci parleresti dei tuoi studi?
G.P.:
Oltre alla preparazione con Pierpaolo Bisogno, ho studiato con Davide Cantarella (ex percussionista dei Cuban Stories) e, attualmente, sto studiando con Giovanni Imparato.

M.C.: La musica cubana esercita un grande fascino su tutti i percussionisti. Come ti sei avvicinato ad essa?
G.P.:
Se me lo permetti, mi piacerebbe parlare di come mi sono avvicinato alle percussioni. Ho sempre amato la musica, sin da bambino E ho anche studiato il pianoforte e la chitarra. Poi, un mio parente mi regalò uno degli album più belli della storia: "Shadows and light" di Joni Mitchell. Alle percussioni c'era il grande Don Alias. Un altro disco che mi ha fatto comprendere quale fosse la direzione musicale da intraprendere - ma il cammino è ancora molto lungo (sorride) - è stato "Heavy weather", dei Weather Report. C'è un brano dell'album in cui suonano sia Alex Acuna (batteria) sia Manolo Badrena (percussioni). Infine, non posso non menzionare il disco di Tito Puente che s'intitola "Live at the village gate". La presenza di Giovanni Hidalgo e Mongo Santamaria può essere raccontata anche come l'incontro tra il nuovo e il vecchio modo di concepire il linguaggio delle congas. L'amore per la musica cubana, inoltre, lo devo anche ad un mio viaggio all'Isla Grande, nel 2003. Il numero di concerti a cui ho avuto modo di assistere, nonostante sia stata una brave vacanza, è a dir poco impressionante!

M.C.: Ti sei avvicinato anche ad altre culture?
G.P.:
Una bellissima esperienza è stata quella con la scuola di samba "Gres unidos do batacoto", di Castellamare di Stabia. In occasione del Capodanno del 2003, noi allievi abbiamo suonato con i musicisti della scuola brasiliana Beija Flor, una delle più prestigiose e rinomate al mondo. La musica cubana rimane, però, quella cui sono più legato. Soprattutto grazie all'incontro con Giovanni Imparato, che è un vero cultore della materia. In questo periodo, ad esempio, pur suonando principalmente la tumbadora (le congas), mi sto avvicinando anche al mondo dei tamburi batà: un universo in cui la dimensione spirituale e musicale del ritmo sono una cosa sola.

M.C.: Veniamo adesso ai brani che avete interpretato questa sera…
G.P.:
Abbiamo voluto iniziare lo spettacolo con un nuovissimo brano, "Mama Mambo", composto da Alfonso Deidda, che è anche il band leader e l'ideatore del progetto. Qui ho l'ultimo solo, che segue quelli di sax, tastiere e piano. Poi c'è stato "Mas Linda", che ha un andamento affine al cha cha. Anche in questo brano, come avviene solitamente nella cultura cubana, vi è un alternanza dei momenti solistici da parte di tutti i musicisti. Uno dei miei brani preferiti è "When you see another star". Ad emozionarmi sono sia la sua melodia sia la sua struttura ritmica: una clave (3/2) di rumba Uauanco…

M.C.: Il mio preferito è quello che è venuto dopo: "El toque de Eugenio"…
G.P.:
Penso che Alfonso Deidda sia tanto bravo come strumentista quanto compositore. Penso che siano molto belle anche le parti interpretate da Michele Di Martino e da Alessandro La Corte. Grande spazio ha avuto, nella composizione successiva (un bolero), il basso di Dario Deidda. Hai notato come Gaetano Fasano entra solo nel finale, e come il suo intervento faccia crescere il climax in maniera esponenziale?

M.C.: Si, e anche il pubblico ha mostrato di apprezzarlo molto…
G.P.:
…con Gaetano Fasano ho avuto anche suonato degli scambi di battute in "Paquito's Dance", che viene subito dopo uno straordinario solo di basso. L'ultimo brano della serata, "Que pasa Hermano", presenta momenti molto diversi, sia al livello ritmico sia melodico. A me piace molto, ad esempio, quando si passa dal 6/8 al 4/4. E' il momento delle presentazioni dei musicisti della band da parte di Alfonso Deidda.

M.C.: Infine, una domanda di rito: progetti futuri?
G.P.:
Lo studio è ancora al primo posto. Come ho detto prima, la strada da percorrere è ancora lunga. Non ti nascondo, però, che il desiderio di dare vita ad un mio progetto solista è molto forte. Mi piacerebbe lavorare sulla matrice afro-cubana, tra musica popolare e folklorica








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Data pubblicazione: 18/06/2006

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