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Alice Ricciardi
Optics
Inner Circle (2015)
1. Deep Song
2. Anyone Lived In A Pretty How Town
3. Optics
4. I Feel A Song Coming On
5. Intro
6. Sorrow
7. Flying In A Box
8. Intro
9. A Flower Is A Lovesome Thing
10. Intro
11. Worry Later
12. I’’ve Heard An Organ Talk Sometimes
Alice Ricciardi - voce Pietro Lussu - pianoforte, piano elettrico Fender Rhodes Enrico Bracco - chitarra Dario Deidda - basso elettrico Marco Valeri - batteria
L'impronta bisogna saperla lasciare, altrimenti il calco che
ne esce sarà sbavato. Ancor più quando ci si muove tra musiche e parole fuori dall'avvilente
gioco del déjà écoute. Come nel caso di Alice Ricciardi, che spruzza d'aria
fresca un lavoro di ricerca già di per sé importante. Sì, perché introietta un jazz
moderno e groovy con la poetica di Edward Estlin Cummings ("Anyone Lived In A
Pretty How Town"), lasciandolo recitare i suoi versi e affiancandolo con una
capacità recitativa degna del miglior sprechgesang, qui carico di inflessioni
blue, con i piatti accarezzati oniricamente da Marco Valeri e il pianoforte di Lussu
che infiocchetta densi accordi grevi. Ripete l'operazione con Edna St. Vincent Millay,
i cui versi assumono la forma di una ballad vivace e saporita nella voce della Ricciardi,
che controlla le dinamiche con un profondo senso del ritmo ("Sorrow"). Fa
terno con "I've Heard An Organ Talk Sometimes" di Emily Dickinson musicata
da Aaron Copland: una missione audace che ingioiella l'album. Il risultato, mercé
l'arrangiamento ben riuscito, lucida i preziosi ottoni che si rivitalizzano in un
modern sound di marca statunitense.
Non sarà un caso che il disco si apra con "Deep Song" di Cory & Cross, che
fece parte della panoplia di Billie Holiday, alla quale la cantante milanese ha
dedicato un eccellente omaggio live. Alice Ricciardi non imita nessuno, però. Ha
la sua strada segnata da tante influenze che si avvertono nelle sue cadenze, nei
suoi colori e timbri; influenze che appartengono a diversi spaccati della storia
del jazz, ma con l'occhio lungo e profondo verso i lidi del futuro.
Il brano eponimo porta la firma della leader e di
Simona Premazzi
ed è marchiato a fuoco dal pianoforte di Lussu, che frammenta il profilo melodico
con inusitata eleganza. "Flying In A Box" è firmata da
Enrico Bracco
che sciorina una matrice filmica, ritagliandosi un assolo fatto di poche e buone
note, alternando legato e staccato: preciso e senza fratture, facendo da contraltare
alle limpide evoluzioni vocali della Ricciardi. L'amalgama si palpa a primo orecchio
e il lavoro della sezione ritmica è sempre puntuale e pulsa nel basso melodico e
dolcemente grave di Dario Deidda e nelle tessiture poliritmiche di Marco Valeri.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 11/10/2015
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