Adamo Quartet
Casa del Jazz, Roma, 15/07/2006
di Daniele Mastrangelo
foto di Alice Valente Visco
Daniele Tittarelli sax alto
Carlo Conti sax alto
Vincenzo Florio contrabbasso
Marco Valeri batteria
Anzitutto
una premessa. Oggi il mondo della musica jazz assiste all'affastellarsi di numerosi
e spesso manieristici revival. Si sa che le porte delle vecchie chiese sono quelle
più facili ad aprirsi ma si sa anche che oggi disperata e infruttuosa è la ricerca
di nuovi profeti. Allora a patire tra i musicisti e i critici sono quanti, a cominciare
dalla stagione del free jazz, non hanno saputo o potuto trovare delle figure guida.
Un'eccezione soltanto parziale è rappresentata dalla stima che oramai da decenni
circonda la figura di
Ornette
Coleman. Si riconosce nella sua musica un contributo fondamentale al
rinnovamento del jazz. Egli ha per primo radicalizzato con sistematicità l'idea
di un'improvvisazione libera dai vincoli armonici del be-bop e per questo può considerarsi
il capostipite del free. Eppure questo merito non basta a risolvere la questione
da cui siamo partiti. Perché, come abbiamo detto, è un'eccezione solo parziale?
Coleman
ha conservato nel fraseggio molte peculiarità del be-bop e, fatto ancora più rilevante,
lo ha fatto superando il rischio di una sua riduzione a stereotipo, attingendo ad
una meravigliosa musicalità di matrice blues. Da questo punto di vista
Coleman
è più "antico" di Parker. Concludendo questa premessa: la sua musica è irriducibile
al free e quando lo sia addita come il leader di questa corrente si finisce col
far risaltare più un vuoto che un pieno.
Questa premessa può aiutare a capire perché un giovane e molto dotato
sassofonista come
Daniele Tittarelli, tanto interessato alla tradizione del
jazz quanto al suo rinnovamento, si sia impegnato nello studio e nella riproposizione
al pubblico di alcune delle composizioni più celebri fra le prime incisioni di
Coleman,
quelle maggiormente legate al be-bop ed allo "spirito del blues". E' come se ci
avesse detto che il punto migliore dal quale guardare la tradizione è quello dove
essa appare più lontana. Lo ha fatto insieme agli altri musicisti dell'Adamo
Quartet (Carlo Conti al sax alto, Vincenzo Florio al contrabbasso,
Marco Valeri alla batteria) senza mai cadere nell'imitazione. I due solisti,
entrambi al sax alto, hanno attraversato l'universo racchiuso in quei temi con sensibilità
diverse. In particolare merita di essere sottolineata la maturità espressiva di
Tittarelli in evidenza soprattutto quando il fraseggio si faceva
più calmo, dotato di quella voce sommessa che solitamente si attribuisce ai musicisti
cool. Fra le qualità della musica quella che ha catturato maggiormente l'attenzione
è stata la fantasia, la continua invenzione melodica. Dote sempre importante ma
perfino necessaria quando nell'organico il timbro dello strumento solista è unico
e occorre fronteggiare all'assenza di uno strumento armonico come il pianoforte.
Invia un commento
© 2000 - 2024 Tutto il materiale pubblicato su Jazzitalia è di esclusiva proprietà dell'autore ed è coperto da Copyright internazionale, pertanto non è consentito alcun utilizzo che non sia preventivamente concordato con chi ne detiene i diritti.
|
Questa pagina è stata visitata 5.719 volte
Data pubblicazione: 17/12/2006
|
|