Dave Douglas & Keystone
Casa del Jazz - Roma, 15 novembre 2010
di Dario Gentili
Dave Douglas - tromba
Marcus Strickland - sax tenore
Brad Jones - contrabbasso
Gene Lake - batteria
###stGooglePiccolo###Piccola maratona alla Casa del Jazz di Roma per offrire
a più persone possibile la possibilità di ascoltare Dave Douglas, il quale
– grazie a una presenza sempre più assidua sui palcoscenici romani (e non solo,
come dimostra il buon italiano di cui fa sfoggio) – è riuscito a conquistarsi nella
Capitale un pubblico affezionato e fedele: due concerti nella stessa serata, per
un totale di tre ore. Stavolta il prolifico e inquieto trombettista americano è
a Roma con la formazione Keystone, una delle più consolidate nella sua variegata
carriera, che lo accompagna nei suoi progetti di natura elettrico-elettronica. Come
quest'ultimo che sta promuovendo: la colonna sonora del film Spark of Being
del regista d'avanguardia Bill Morrison. E quale formazione migliore di Keystone
per un film che, ispirandosi al mito di Frankenstein, esplora la relazione tra natura
umana e tecnologia; quale formazione, infatti, è più adatta di Keystone, pulsante
di bit e free, a rendere le atmosfere ibride e acide della pellicola.
Certo, mancava Dj Olive e, all'ultimo momento, è venuta meno anche la presenza
di Adam Benjamin al Fender Rhodes, bloccato nella tappa precedente di Amsterdam
per problemi di salute, ma la performance in quartetto non ha lasciato rimpianti.
L'energia della batteria di Gene Lake e il groove profondo e cupo dell'Ampeg
Baby Bass di Brad Jones hanno tessuto una ritmica così piena e compatta da
poter ridurre al minimo gli effetti elettronici, mentre la tromba di Douglas e il
sax di Marcus Strickland hanno improvvisato con generosità pur presentando
in modo nitido – come tipico delle composizioni di Douglas – la linea melodica di
ogni singolo pezzo. Con uno spettro espressivo che variava tra mood metropolitano
ed echi orientaleggianti, la tensione non si è affievolita per l'intera durata dei
due concerti, strutturati su scalette omogenee per atmosfera, ma diverse per brani
eseguiti. A conferma del legame teso tra tradizione e sperimentazione e della ricerca
della continuità con i grandi innovatori dell'improvvisazione jazz – questa, in
sintesi, la caratteristica comune a tanti, diversi progetti di Douglas – gli unici
due standard eseguiti stasera, uno per ogni concerto, a firma Thelonious Monk. Il
messaggio è forte e chiaro, e giunge a destinazione.
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Data pubblicazione: 06/02/2011
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