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Youn Sun Nah
She Moves On
Act (2017)
1. Travellers
2. Teach The Gifted Children
3. Too Late
4. She Moves On
5. No Other Name
6. The Dawntreader
7. Drifting
8. Black Is The Color Of My True Love's Hair
9. A Sailor's Life
10. Fools Rush In
11. Evening Star
Youn Sun Nah - voce, kalimba
Jamie Saft - piano, organo Hammond, piano elettrico Fender
Rhodes, piano elettrico Wurlitzer
Marc Ribot - chitarra elettrica e acustica (2, 4, 5, 7, 11)
Brad Jones - basso acustico
Dan Rieser - batteria
Ospiti:
xMaxim Moston, Antoine Silverman -
violino
Hiroko Taguchi - viola
Anja Wood - violoncello
Nasce tutto dalla musicale infatuazione di Youn Sun Nah
per Jamie Saft, noto per il suo apparentamento con John Zorn soprattutto, ma non
solo. La poliedrica artista di nascita coreana conosce bene la strada che vuole
percorrere: vuole viaggiare tra le note dei musicisti che più gli aggradano, ma
non per cannibalizzarli e farne stupide cover, ma per lasciare che i brani si disciolgano
nella sua poetica, nella sua arte interpretativa. Con Saft mette su un dream team
di musicisti dalle variegate esperienze e pesca dal carniere di alcuni miti della
musica maiuscola, ridisegnandone i confini.
Ci mette del suo con il brano di apertura "Traveller", ballad che mette pace
tra il jazz a stelle a strisce e i delicati tratteggi melodici orientali.
La voce di Youn Sun Nah meriterebbe un capitolo a parte, perché è di una rara lucentezza,
al contempo delicata e massiva, costumata nel declinare qualsiasi forma musicale
con naturale scioltezza. Dispone delle dinamiche mentali a suo piacimento, così
come dei salti di registro, tanto da tenere a bada il jazz, quanto il rock che ammansisce
perfettamente in "Teach The Gifted Children" di Lou Reed, presa in prestito
dall'album "Growing Up in Public". "Too Late", invece, è firmata da
Jamie e Vanessa Saft ed è una rock-ballad resa ancor più gentile dagli archi che
la circondano. La main track è una bella rivisitazione del brano firmato
da Paul Simon, alleggerito dal ritmo percussivo afro-beat, che qui è suggerito,
trova nido in un suono funky-vintage costruito intorno al riff di chitarra e alle
sventagliate d'organo. Youn Sun Nah non ama le strade facili e battute, quindi scava
a fondo anche nella discografia di Joni Mitchell, mettendo a nudo la perfetta intonazione
jazz di "The Dawntreader" e calcando la mano sulle arie blues di Jimi Hendrix
e il lirismo di "Drifiting", magistralmente eseguito da Jamie Saft, contrappuntato
da echi di vocalizzi della Nostra che ne esalta il lirismo.
C'è tempo per due traditional perduti: "Black Is The Color Of My True Love's
Hair" e "A Sailor's Life", la prima di una cupezza adamantina che fuoriesce
dalla ritmica voce di Youn Sun Nah, che ne scandisce ogni singola nota.
Chiude "Evening Star", con filmiche atmosfere anni Settanta gustosamente
riviste, firmata dall'artista coreana con Vanessa Saft.
Un disco dalle mille sfaccettature che non annoia mai e che merita particolare attenzione:
al di là delle stupide classificazioni di genere.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 09/10/2017
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