|
Andreas Schaerer
A Novel Of Anomaly
Act (2018)
1. Aritmia
2. Stagione
3. Planet Zumo
4. Causa danzante
5. Fiore salino
6. Getalateria
7. Dive
8. Laulu Jatkuu
9. Signor giudice
10. Swie embri
11. Flood
Andreas Schaerer - voce Luciano Biondini - fisarmonica Kalle Kalima - chitarra Lucas Niggli - batteria
Ci si affanna tanto nel parlare di Europa unita, di questioni
politiche e di lana caprina. Poi, arrivano quattro musicisti provenienti da, rispettivamente,
Germania, Italia, Finlandia e Svizzera, che mettono a tacere ogni dire, facendo
spazio a una musica sempiterna, ricca di colori misti e vermigli provenienti dalle
rispettive patrie, ben amalgamati su di una tavolozza gestita dalle sapienti mani
di Andreas Schaerer. I quattro si dividono il podio della composizione da buoni
amici, lì dove nessuno prevale sull'altro e, soprattutto, mettono insieme un sound
compatto e deciso, facendo proprie le linee melodiche di ogni singolo brano.
Dalle festose note di "Aritmia" (firmata da Biondini), dove le scorribande
della fisarmonica danno la stura a Schaerer per mettere in campo il suo personale
verbo vocalese su di una tessitura folclorica venata di romanticismo mediterraneo.
Anche "Stagione" reca il sigillo di
Luciano Biondini; brano dove spadroneggiano i tempi lenti, corroborati
dai gentili accordi di Kalle Kalima, dal periodare "francese" del fisarmonicista
italiano con la voce di Schaerer che muta accento, accordandosi su di una tromba
immaginaria che fuoriesce dal suo dettato vocale. "Planet Zumo" (di
Kalima) è ebbra di groove e sui registri gravi della chitarra si sintonizza su di
clima reggae dilatato, prima di lanciare il mouth percussion di Schaerer: che pochi
possono vantare di avere nel carniere. Ed il cantante tedesco a firmare "Causa
danzante": ritmicamente impegnativa nella sua altalena di suoni che fuoriescono
a grappoli dalla bocca del leader, impattando sulle cerniere della fisarmonica di
Biondini. "Fiore salino" sorprende perché impegna Schaerer nel canto in lingua
italiana (seppur firmata a quattro mani dal tedesco con Kalle Kalima). La scansione
delle parole si incaglia in un blues pezzato di post-rock, mentre le tessiture di
Biondini risuonano come un organo a canne evocando sonorità progressive.
"Getalateria" è sinfonica nei suoi singulti rock-folk orditi dalla
chitarra di Kalima che rimbalza sulla coriacea batteria di Niggli e sulle ardimentose
posture di Biondini. Un ritmo down-tempo sincopato che incontra le cime tempestose
di Biondini con una chitarra che argomenta il rock degli anni Settanta, mentre la
voce di Schaerer dipinge nuvole rarefatte: ecco servito "Dive", che anticipa
"Laulu Jatkuu", tra sospensioni armoniche ben scelte da Kalima e una voce
che punge l'anima. "Signor giudice" (di Biondini) rimette in campo l'abilità
di Schaerer nel fare della bocca – e della voce – uno strumento percussivo capace
di reggere l'impatto orchestrale sostenuto dai suoi tre sodali: tra svuotamenti
ritmici che lanciano la funambolica fisarmonica di Biondini e le acute guglie della
chitarra di Kalima. "Swie embri" ci porta su altri scenari, più a
Oriente, con la voce di Schaerer tenuta sulla corda – con dolcezza – dalla chitarra
e dalla fisarmonica.
Un disco composto da mille rivoli sonori e da cento culture, che si chiude con le
ipnotiche e armoniose note di "Flood", firmata da Niggli.
Probabilmente sarà un disco difficile da apprezzare dal vivo in Italia, perché ci
saranno alcuni con la puzza sotto il naso, che si chiederanno: ma è jazz?
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
Inserisci un commento
Questa pagina è stata visitata 601 volte
Data pubblicazione: 26/12/2018
|
|