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Magnus Öström
Searching for Jupiter
ACT Music, 2013
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1. The Moon (And The Air It Moves)
2. Dancing At The Dutchtreat
3. Mary Jane Doesn't Live Here Anymore
4. Searching For Jupiter
5. Hour Of The Wolf
6. Through The Sun
7. Happy And The Fall
8. Jules And Jim's Last Voyage
9. At The End Of Eternity
Magnus Öström - batteria, percussioni,
voce, tastiere
Andreas Hourdakis - chitarra, banjo
Daniel Karlsson - pianoforte, tastiere
Thobias Gabrielson - basso elettrico, basso synth
"Searching for Jupiter", il nuovo album
di Magnus Öström: la bellezza che resta dopo l'Esbjörn Svensson Trio
di Monica Mazzitelli
C'era una volta l'Esbjörn
Svensson Trio, una band che aveva bruciato tappe e sbriciolato distanza
tra jazz e rock/pop, inventando una terza via dove l'eleganza rauca e sporca dell'una
si fondeva senza punti di sutura nella potenza ruvida o nella giocosità lieve dell'altra;
un luogo musicale nuovo che aveva e ha raccolto come un paziente rastrello fans
eterogenei, dai puristi del bop agli amanti del post rock, con le dita dei musicisti
del trio,
Esbjörn Svensson al piano, Magnus Öström alla batteria e Dan Berglund
al contrabbasso, a carezzare qualsiasi suono, dal più melodico al più dissonante,
senza cesure tonali o di ispirazione. Una band che come nessuna altra aveva bucato
il diaframma del proprio confine europeo per essere acclamata in tutto il mondo
come la migliore formazione jazz del momento.
Con la morte prematura di Esbjörn (in un incidente nel 2008, durante una banale
immersione) il mondo dal jazz ha tremato – e i suoi compagni hanno passato mesi
veramente difficili – per la paura che fosse andata perduta un'alchimia fra tre
personalità musicali uniche. Ma poi sono arrivati i lavori solisti di Öström e Berglund,
e abbiamo respirato di sollievo.
Forse chi è restato più nel solco del
leader è stato proprio Magnus Öström, che senza tentare di sostituire o far
scimmiottare Esbjörn da un pianismo simile e ricalcato, ha piuttosto aggiunto la
chitarra per rinforzare melodia e armonia, dandole spesso spazio come all'E.S.T.
l'aveva più volte prestata
Pat Metheny,
in studio e live. E dopo un primo raccolto e splendido album dove ha ga
memoria dell'amico scomparso), Öström ha da poco pubblicato un nuovo cd con quasi
la stessa ottima formazione del precedente, ovvero Andreas Hourdakis alla chitarra
e Thobias Gabrielsson al basso, ma con l'eccellente Daniel Karlsson al piano al
posto di Gustaf Karlöf.
Un album a dir poco strepitoso questo Searching For Jupiter,
un disco che dopo tre ascolti entra già nel sistema neurovegetativo, con una varietà
di suoni e ritmiche, ispirazione, e un senso della melodia quasi incredibili per
un batterista; Öström poi dosa il proprio strumento con grande equilibrio, e il
tutto viene esaltato da un mix audio perfetto, effettuato dal "solito" Åke Linton
della Bohus Sound Recordings. Il batterista si concede un unico magnifico assolo
ed è invece generoso e giocoso nell'offrire spazio agli arpeggi di Hourdakis che
riesce a imprimere una dolcezza e malinconia tutta nordica ad alcuni suoi fraseggi,
nonostante l'origine greca, soprattutto nel primo brano di sapore progressive,
The Moon (And The Air It Moves) dove anche il piano tocca momenti di rara
intensità.
Nel secondo, Dancing At The Dutchtreat, gli strumenti
lavorano soprattutto di ritmica con momenti sincopati di grande efficacia, con batteria
e chitarra che si rincorrono in levare fino a un atterraggio sonoro appoggiato su
un fondo di elettronica.
Atmosfera delicata e quasi silenziosa per Mary Jane Doesn't Live Here Any More,
terza traccia introspettiva con dominanza di piano e spazzole, un sottovoce di malinconia
sussurrata, mentre il quarto pezzo, la title track, ha un piglio virile,
quasi autoritario, con un attacco pianistico potente di sapore progressive primi
Settanta, finché non entra la chitarra a fondere il metallo in una colata di lucente
miele, spazzato poi via da uno dei migliori pezzi di basso dell'intero album, che
sfuma dentro una batteria quasi solitaria fino alla nuova colata di chitarra.
Hour Of The Wolf è il quinto e molto dark pezzo post rock, filmicamente drammatico,
con punti ipnotici da shoegaze dove l'effetto da "seconda chitarra" è ottenuto con
il pianoforte, mentre la solista rockeggia cupissima in uno scenario post-bellico.
Through The Sun invece è uno dei pezzi più deliziosamente E.s.t., con una
vocazione spensierata e allegra, e gli strumenti in armonia a creare giochi di variazione
ritmica, con un bell'assolo di basso che sarà fantastico ascoltare dal vivo, prima
o poi. La settima traccia, Happy And The Fall, torna a spunti più metheniani
e all'apparenza lineari, ma in realtà molto articolati soprattutto nella parte di
pianoforte.
Si torna al sottovoce col penultimo pezzo, Jules And Jim's Last Voyage, con
un avvio che ricorda J. S. Bach sotto il profilo della composizione, un brano che
introduce in modo meditativo l'ultimo sfavillante episodio dell'album, la [più]
bella At The End Of Eternity: una batteria quasi inarrivabile non solo per
invenzione ed esecuzione, ma per l'incredibile varietà di spunti che offre agli
altri strumenti, che ci si accoccolano dentro come dita in un guanto, fino ad acquietarsi
per il superlativo lunghissimo assolo centrale di un pezzo che davvero non si può
ascoltare una volta sola.
Mentre Esbjörn
Svensson, dalle Grandi Praterie, ascolta con qualcosa di più che un semplice
sorriso.
Nella foto di copertina di Thread Of Life facevi pensare
a un'antica statua bronzea di un perdente eroe omerico, spiaggiato e senza difese,
con uno scudo incapace di proteggerlo. Un uomo nudo con uno stanco desiderio di
fede in qualcosa. Anche se sei ancora "Alla ricerca di Giove" [Searching for Jupiter]
pare tu sia riuscito a compiere un lungo cammino da allora. La musica può essere
una cura nel suo essere resiliente al dolore?
Non so se la musica sia di per se stessa resiliente al dolore, ma può
certamente alleggerirlo. Da una serie di ricerche scientifiche è emerso che la sensazione
di reazione alla musica sia una delle ultime cose che un essere umano perda. Per
me la musica è sia un modo per andare avanti che un modo per fare pace con il passato,
almeno fino a certo punto.
Una delle cose che mi colpisce di più di questo album è
la sua varietà: ciascun pezzo fa storia a sé per quanto riguarda ispirazione, composizione,
arrangiamenti, melodia, armonia e persino genere. È qualcosa che hai cercato di
ottenere consapevolmente, o la tua creatività è semplicemente così ampia?
La mia musica esce così. Siamo tutti la somma delle nostre esperienze, che siano
musica, cibo, sport, o semplicemente la vita. io compongo in modo molto intuitivo
quindi la mia musica è proprio ciò che io sono. Riflette proprio i miei diversi
aspetti.
In che modo collabori con i tuoi partner? Coinvolgi i tuoi
musicisti in alcune parti della composizione o è un tuo prodotto al 100%? Hai seguito
anche il mix audio?
Mi occupo di quasi tutto in prima persona, e ho idee molto chiare su ciò che voglio,
ma trovo importante lasciare ai musicisti spazio per esprimere la propria personalità.
La musica avviene proprio nell'istante della frizione tra te e la persona con cui
ti confronti…Sì, curo moltissimo il mix e il mastering. Quando produci il tuo lavoro
devi esserci dall'inizio alla fine, almeno per me è così. Ma ovviamente hai bisogno
di gente fantastica vicino che ti aiuti a realizzare le tue idee. Sono molto grato
sia a Janne Hansson, l'ingegnere del suono e proprietario della Atlantis, lo studio
dove ho registrato l'album, che a Åke Linton, che lo ha missato. E alla band, naturalmente!
In un'intervista hai detto che ogni tanto pensi a cosa
faresti se smettessi di essere un musicista. La domanda che ti pongo con un po'
di paura è: cosa ti farebbe smettere?
Non so… se smettessi di avere idee, se non mi divertissi più, o meglio, se il mio
corpo smettesse di sentire il bisogno di suonare e comporre, allora smetterei.
Al momento stai suonando in tutta Europa con un tour di
grande successo che ti sta portando in UK, Germania, Austria e altri paesi, ma non
in Italia per il momento. C'è una possibilità che suonerai anche qui?
Abbiamo avuto alcuni accordi preliminari per alcune date, ma non si sono
concretizzati, il che è molto triste perché amo molto l'Italia e ci ho suonato spesso
sia con l'E.S.T. che con Lars Danielsson. Spero davvero che suoneremo presto
in Italia!
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Data pubblicazione: 19/01/2014
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