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Lars Danielsson
Liberetto
Act Records (2012) 9520-2, distr.Egea
1. Yerevan
2. Liberetto
3. Day One
4. Orange Market
5. Hymnen
6. Svenks Låt
7. How arek sarer dijan
8. Party On The Planet
9. Tystnaden
10. Ahdes Theme
11. Driven To Daylight
12. Biå Ängar
Lars Danielsson - contrabbasso,
violoncello, Wurlitzer Piano (n.8)
Tigran - pianoforte, voce (n.7)
John Parricelli - chitarra
Arve Henriksen
- tromba
Magnus Öström - batteria, percussioni
Sembra proprio che Siggi Loch abbia voluto festeggiare nel migliore dei modi il
primo ventennio di attività della sua Act: nel 2012
ha sfornato, uno dopo l'altro, dischi di grande qualità e spessore. E, in vetta
alle scelte artistiche vi è sicuramente "Liberetto" di Lars Danielsson
e soci. Già, perché l'ultimo lavoro discografico del cinquantaquattrenne bassista
svedese è, perlopiù, autografo ma il peso dei musicisti che vi prendono parte si
ascolta chiaramente e, in particolare, le miniature sonore di Tigran, vere e proprie
pennellate che lasciano il segno, alle quali si associa il groove tanto essenziale
quanto perfetto, agogico e teso di Magnus Öström, pienamente testimoniato
nei primi due brani: l'essenziale overture firmata da Tigran ("Yerevan") e
il superbo brano eponimo, spazzolato a dovere dal batterista svedese e ingioiellato
da Tigran e Danielsson.
Sicuramente un super gruppo, ma non di quelli rabberciati e messi in piedi per fare
cassetta, bensì una riunione di accoliti ben determinati che riescono a fondere
la tradizione europea classica con quella più minimalista dell'est, cerchiata dalle
linee spezzate dal pianista armeno e soffiata dalla tromba a tratti sbilenca di
Arve Henriksen
("Day One"). Impasta le tensioni e le progressioni tipiche del jazz scandinavo
con l'anima melodica della tradizione mediterranea ("Orange Market"); lascia
cantare il suo contrabbasso sulle perfette punteggiature della batteria e i contrappunti
di Tigran ("Hymnen").
Lars Danielsson prosegue la sua ricerca musicale, che pare non avere confini,
così come dovrebbe essere, e che "Tarantella" e "Libera me" avevano ancor
più specificato. E, a quanto pare, prosegue per il verso giusto, senza mai annoiare
e concedendoci un disco che vale la pena ascoltare, con attenzione e con una buona
predisposizione mentale, approcciando verso un jazz che cambia e trova nuove forme,
tutte belle. E meno male.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 18/08/2012
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