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AA. VV.
Duo Art Creating Magic
ACT MUSIC 2014 ACT 6014-2
Cd 1:
1. Black Is the Color of My True Love's Hair (Jasper Van't Hof & Bob Malach)
2. Visa från Utanmyra (Jan Johansson & Georg Riedel)
3. Fried Bananas (Philip Catherine & Martin Wind)
4. Red Rain (Viktoria Tolstoy & Jacob Karlzon)
5. Polygon (Michael Wollny & Marius Neset)
6. Pastoral (Gwilym Simcock & Yuri Goloubev)
7. Song from the Valley (Nils Landgren & Esbjörn Svensson)
8. Tears for Esbjörn (Iiro Rantala & Michael Wollny)
9. La Folia (Bugge Wesseltoft & Henning Kraggerud)
10. Avec le temps (Youn Sun Nah & Ulf Wakenius)
11. Letter for E. (Adam Baldych & Yaron Herman)
12. Un amor real (Gerardo Nunez - Chano Dominguez)
Cd 2:
1. Nightsong (Sidsel Endresen & Bugge Wesseltoft)
2. Green Dance (Jens Thomas & Christof Lauer)
3. Lacrima Christi (Nguyên Lê & Paolo Fresu)
4. Pasodoble (Lars Danielsson & Leszek Mozdzer)
5. Up On a Fir Tree (George Mraz & Emil Viklicky)
6. Tango Loco (Klaus Paier & Asja Valcic)
7. Lover Man (Heinz Sauer & Joachim Kühn)
8. T.n.t. (Jens Thomas & Verneri Pohjola)
9. Fate (Wayne Krantz & Bob Malach)
10. Jämtpelle (Jonas Knutsson & Johan Norberg)
11. O mio babbino caro (Danilo Rea & Flavio Boltro)
12. You Stole My Heart (Eddie Harris & Gil Goldstein)
Che la si voglia chiamare compilation (com'era in voga fino a
un paio di decenni fa) o selezione, o altro epiteto ornans che le si voglia affibbiare,
Creating Magic fa parte di una logica artistica e non di una mera speculazione commerciale,
che non si addice alla casa di Siggi Loch. Duo Art è una collana, è una ricerca
attraverso la fascinazione dell'intimità che provoca una musica realizzata in pariglia.
Fattore fondamentale, manco a dirlo, è che venga dall'anima, perché altrimenti trasmette
solo esempi d'attività ginnica più o meno di valore.
Il doppio cd è una summa (forse è questo il termine più
concreto per definire il lavoro) di una serie di percorsi musicali intrapresi da
eccellenti musicisti, alcuni dei quali fin troppo misconosciuti (alcuni del tutto
sconosciuti) dalle Alpi alla Sicilia. Ma è ben noto come le italiche organizzazioni
di eventi musicali siano ben poco aduse a percorrere la viabilità secondaria, preferendo
fenomeni "riempi botteghe" e, soprattutto, attingendo dall'America tutta (non solo
a stelle e strisce) che, per alcuni, è l'unico continente capace di suonare jazz.
Qui di bei incontri ce ne sono, e se ne fanno di belli. Già da subito, con Jasper
vant'Hof (pianoforte) e Bob Malach, sassofono che rileggono il traditional "Black
Is The Color Of My True Love's Hair", spugnandolo con un lirismo ancor più fradicio
di melanconia. Ma duo non significa solo intimità assoluta, languide carezze. A
tener alto questo principio c'è Philip Catherine (chitarra) con Martin Wind (contrabbasso)
che scodellano un Dexter Gordon brioso con Fried Bananas. C'è la "nuova" coppia
che promette sfracelli: il tedesco Michael Wollny (pianoforte) e il norvegese Marius
Neset, che con Polygon, firmata dal pianista, spiegano ai più come si possa essere
tempestosi anche in due e senza dover prendere in prestito i linguaggi musicali
d'oltreoceano. Wollny replica anche con il pianista finlandese Iiro Rantala per
una dedica al maestro del suono nordeuropeo Esbjörn Svensonn ("Tears For Esbjörn"),
e ci fanno capire che non bisogna pestare sui tasti e smuovere tutta la tastiera
da capo a fondo con i muscoli turgidi per fare bella musica. Svensonn è protagonista
con il trombone di Nils Landgren nel traditional "Song From The Valley":
e qui, la lacrimuccia scende a chi ascolta e ravviva il ricordo di un Maestro che
poco tempo ha avuto per cambiare lo status di pianista nella musica improvvisata.
C'è la "premiata" coppia Youn Sun Nah e Ulf Wakenius: corde che si intrecciano a
meraviglia, quelle della ferma e risoluta voce della cantante franco-coreana e della
chitarra acustica dell'eccellente musicista svedese.
Il secondo disco esordisce con una voce che dovrebbe trovare spazi molto più ampi,
ovviamente in Italia, perché altrove è già ben che celebrata: Sidsel Endresen, qui
affiancata dal pianoforte di Bugge Wesseltoft (che nel primo disco lo si trova al
fianco del violinista Henning Kraggerud nella tempestosa "Improvisation Over
La Folia"); "Nightsong" mette in rilievo quanto sia elastica e ritmica
la voce della Endresen, tanto da rimbalzare sugli accordi suggeriti di Wesseltoft
e richiamare l'attenzione sul suo timbro unico e capace di sottolineare qualsiasi
atmosfera.
La scaletta parla anche italiano con
Paolo Fresu
in coppia con Nguyên Lê e il fortunato sodalizio
Danilo
Rea e
Flavio Boltro.
Ha fortuna in buona parte d'Europa il talentuoso pianista polacco Leszek Mozdzer,
dal tocco veemente, sicuro e adamantino, qui alleato a Lars Danielsson, che firma
la bella e luminosa "Pasodoble". Non v'è brano che non incanti. Una menzione
a parte merita "Tango Loco", l'incontro tra il violoncello di Asja Valcic
e la fisarmonica di Klaus Paier, che mescolano schegge di classica contemporanea,
tango argentino e improvvisazione europea. Così anche "T.N.T." eseguita da
Jens Thomas, pianoforte e canto sprechgesang da brividi alla schiena, e la
tromba soffiata di Verneri Pohjola.
Il magico universo del duo è servito su di un argenteo piatto con finimenti d'oro
zecchino.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
05/09/2010 | Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio) |
01/10/2007 | Intervista a Paolo Fresu: "Credo che Miles sia stato un grandissimo esempio, ad di là del fatto che piaccia o non piaccia a tutti, per cui per me questo pensiero, questa sorta di insegnamento è stato illuminante, quindi molte delle cose che metto in pratica tutti i giorni magari non me ne rendo conto ma se ci penso bene so che vengono da quel tipo di scuola. Ancora oggi se ascolto "Kind Of Blue" continuo a ritrovare in esso una attualità sconvolgente in quanto a pesi, misure, silenzi, capacità improvvisativi, sviluppo dei solisti, interplay, è un disco di allora che però oggi continua ad essere una delle cose più belle che si siano mai sentite, un'opera fondamentale." (Giuseppe Mavilla) |
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Data pubblicazione: 08/06/2014
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